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La docente universitaria Martina Mengoni – vincitrice di “ERC Starting Grant 2021” con il progetto quinquennale “LeviNeT” – racconta in una esaustiva intervista lo scambio epistolare intercorso fra Primo Levi e il suo traduttore tedesco del libro “Se questo è un uomo”

[ Portrait of Heinz Riedt – © GianAngelo Pistoia // Portrait of Primo Levi – © Basso Cannarsa / Opale Photo ]

di GianAngelo Pistoia

NordEst – In Italia, il nome di Heinz Riedt (Berlino 1919 – Procida 1997) è quasi sempre legato a quello di Primo Levi, di cui fu traduttore ed amico. Lo scorso 5 novembre la casa editrice Einaudi ha pubblicato il libro “Primo Levi. Il carteggio con Heinz Riedt” con la curatela di Martina Mengoni, primo carteggio in volume di Levi, fitta relazione epistolare – ben centotrentadue lettere – che comincia nell’estate del 1959 e termina nel novembre del 1968 tra lui e il suo traduttore tedesco Heinz Riedt. Prima di questo libro era in parte conosciuto solo il carteggio che i due intrattennero tra il 1959 e il 1960 sulla traduzione di “Se questo è un uomo”, che uscì nel 1961 in Germania Ovest per l’editore Fischer di Francoforte con il titolo “Ist das ein Mensch?”. Più di ogni altra cosa è noto il ritratto di Heinz Riedt delineato da Levi ne “I sommersi e i salvati”, quando, nel capitolo “Lettere di tedeschi”, racconta lo stato d’animo e le vicende che accompagnarono la traduzione del suo libro.

Progetto “LeviNeT”
È forse anche per approfondire meglio i rapporti epistolari fra Primo Levi e Heinz Riedt che Martina Mengoni – filosofa di formazione, docente universitaria e autrice o curatrice finora di quattro saggi “Primo Levi e i tedeschi” (Einaudi), “Variazioni Rumkowski: Primo Levi e la zona grigia” (Silvio Zamorani Editore), “I sommersi e i salvati di Primo Levi. Storia di un libro” (Quodlibet Studio) e “Primo Levi. Il carteggio con Heinz Riedt” (Einaudi) – ha presentato il suo progetto “LeviNeT” (acronimo per “The German Network: Primo Levi’s Correspondence with German Readers and Intellectuals”) all’“European Research Council”, grazie al programma “ERC Starting Grant”. Il suo progetto, di durata quinquennale, nel dicembre 2021 è stato scelto fra più di 4.000 proposte ed è stato finanziato per complessivi 1.190.125 euro di cui 983.875 destinati all’Università degli Studi di Ferrara e 206.250 al Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino.

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[ Banner of the ERC Project “The German Network. Primo Levi’s Correspondence with German Readers and Intellectuals” ]

Ed è Martina Mengoni, in una recente ed esaustiva intervista, che spiega le finalità del progetto “LeviNeT” e perché ha focalizzato le sue ricerche su Primo Levi e sui suoi corrispondenti epistolari tedeschi e su Heinz Riedt “in primis”. Racconta la docente toscana: «Il progetto prevede la costruzione di un’edizione “open access online” di tutti i carteggi di Primo Levi con i suoi interlocutori tedeschi e germanofoni. Da quando “Se questo è un uomo” fu opzionato dall’editore “Fischer Verlag” per essere tradotto in Germania, dove uscì nel novembre 1961, Levi ebbe uno scambio epistolare intenso e costante con i suoi lettori tedeschi, ma anche austriaci e belgi. Uno scambio che lui stesso in un primo momento (1963-65) voleva pubblicare con Einaudi, perché gli sembrava notevole, gli sembrava contenesse il nucleo di una riflessione ulteriore, che valeva la pena diffondere. Poi il progetto non vide mai la luce e però Levi continuò questi scambi con i tedeschi, con alcuni dei quali divenne molto amico e corrispose fino alla sua morte. Mi hanno chiesto se capire i tedeschi dopo il dramma dell’Olocausto è il focus del progetto che sto coordinando quale “principal investigator”. Anche. Ma non tanto e solo “capire i tedeschi”, quanto piuttosto portare alla luce una rete epistolare che, in una forma privata – come è quella dei carteggi – ragionava e si interrogava su temi di grande rilevanza pubblica per l’Europa di quegli anni: in che lingua restituire Auschwitz ai tedeschi?

Come farsi capire fino in fondo? Come contribuire a fare giustizia attraverso la testimonianza? E come continuare a tramandare la memoria di Auschwitz nella nascente Europa, attraversata anche da nuove spinte antisemite, movimenti neofascisti, negazionismo? É possibile e legittimo provare a comunicare con chi era stato dall’altra parte? E come? E poi certo, anche: è possibile capire i tedeschi? Sono domande che hanno anche molto a che fare con il tipo di Europa che si voleva costruire e che si stava costruendo in quegli anni; nell’Europa dei due blocchi rendere la memoria su quanto era accaduto – lo sterminio burocratico e di Stato di un intero popolo – una base di discorso e di futuro in comune era già difficilissimo; ma proprio di questo, invece, ragionano Levi e i suoi corrispondenti.

[ Nazi Concentration Camp of Auschwitz-Birkenau at Oświęcim in Poland – © Interfoto / Alamy Stock Photo ]

Per concludere il progetto “LeviNeT” entro la scadenza prefissata (31 agosto 2027) l’Università degli Studi di Ferrara collaborerà attivamente con il co-beneficiario del finanziamento, il “Centro Internazionale di Studi Primo Levi” di Torino. Questo prestigioso centro dal 2009 si occupa di diffondere e conservare l’opera di Primo Levi, attraverso una serie di attività sia di ricerca che di divulgazione. Negli anni, è stato il “Centro Primo Levi”, con le sue archiviste, a inventariare l’archivio privato di Levi, che ora per la prima volta si può consultare per questo progetto, con l’autorizzazione degli eredi. Questo è il primo modo in cui il Centro entra nel progetto: fornendoci l’accesso ai materiali d’archivio e le loro scansioni.

Ma poi ha anche un ruolo cruciale nella diffusione e nella divulgazione del progetto: non solo grazie alla sua rete di contatti sul territorio italiano e internazionale, in particolare con le scuole, ma anche mettendo insieme una squadra che, in collaborazione con il mio team di ricerca di Ferrara, si sta occupando di organizzare una grande mostra sui carteggi leviani che verrà inaugurata questo mese a Palazzo Madama di Torino e che stiamo cercando di portare anche all’estero, in particolare proprio in Germania.

[ Covers of the books on Primo Levi written by Martina Mengoni ]

Personalmente, collaboro con il Centro Primo Levi dal 2010, nel 2016 mi è stata affidata da loro una delle “Lezioni Primo Levi” (che si sono svolte annualmente fino al 2019; ora sostituite dai “Dialoghi Primo Levi”) dal titolo “Primo Levi e i tedeschi”, poi pubblicata da Einaudi in edizione bilingue nel 2017: da lì, e dal progetto di ricerca che stavo sviluppando alla Scuola Normale di Pisa, sono nate le basi per il lavoro che sto ora portando avanti con il progetto “LeviNeT”. Lo scambio epistolare intercorso fra Primo Levi e Heinz Riedt è uno degli “step” nodali del progetto. Heinz Riedt è stato il traduttore tedesco di “Se questo è un uomo” di Primo Levi e il carteggio tra i due è quello da cui comincia tutta la storia che vado ricostruendo con il mio progetto “LeviNeT”. Lo scambio di missive tra i due è bellissimo, e lo scorso novembre ne è uscita una porzione consistente (132 lettere) pubblicata dalla casa editrice Einaudi con il titolo “Primo Levi. Il carteggio con Heinz Riedt”.

[ Portrait of Heinz Riedt – © GianAngelo Pistoia // Cover book “Primo Levi. Il carteggio con Heinz Riedt” ]

A chi mi chiede se esista una analogia fra i drammi raccontati da Primo Levi nei suoi libri e gli avvenimenti, talvolta tragici, che costellano oggi le nostre vite, “in primis” migrazioni e guerre, rispondo che è una domanda difficile e forse anche impossibile da affrontare in poche righe o parole. Quel che è certo è che la storia di questi scambi epistolari degli anni Sessanta e Settanta è una prospettiva utile per comprendere alcuni nodi del presente: veniamo da quella storia lì, dalla (non) elaborazione di quel passato, da un’Europa divisa in due blocchi che ci sembrava di aver archiviato e la cui eredità invece, con tutta evidenza, si ripresenta in questi ultimi anni in modo più esplicito e molto preoccupante.

Ed è notevole come Levi e i suoi interlocutori non abbiano mai smesso di rifletterci su, man mano con crescente preoccupazione, a volte con grande sfiducia o persino con paura e sconforto: penso alle lettere in cui Levi e Hermann Langbein, storico austriaco ed ex deportato si confrontano sul negazionismo di fine anni Settanta e dialogano insieme su un libro di cui Langbein si fece promotore e che intendeva ri-dimostrare, quarant’anni dopo, l’esistenza delle camere a gas e dei forni crematori.

[ Nazi Concentration Camp of Auschwitz-Birkenau at Oświęcim in Poland – © m. c. photography / Alamy Stock Photo ]

Credo sia importante che pure le nuove generazioni conoscano queste vicende storiche. Primo Levi desiderava incontrare gli studenti delle scuole medie e superiori italiane. Lo ha ribadito anche Fabio Levi in un convegno svoltosi alla Camera dei Deputati il 16 ottobre 2013 precisando che “ci andava a svolgere coscienziosamente il suo terzo mestiere: oltre al chimico e allo scrittore, quello di testimone. Non amava vestire i panni del professore, preferiva presentarsi come una persona fra le tante finite nei lager hitleriani.

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Non teneva conferenze sul nazismo e sui campi di sterminio; si limitava invece a raccontare della propria esperienza di ebreo deportato, rispondendo alle domande dei ragazzi, anche alle più difficili e imbarazzanti; al prezzo di rivivere ogni volta sofferenze mai sopite. Sapeva ascoltare e cercava il dialogo con tutti. La sua preoccupazione maggiore era che qualcuno potesse non credere alle sue parole. Un cruccio persistente, quasi un’ossessione, destinati a crescere con il passare degli anni. E lo sforzo di colmare per quanto possibile la distanza dai propri interlocutori gli sembrava sempre più arduo via via che alla generazione dei figli si sostituiva quella dei nipoti. Il suo ragionare pacato colpiva la mente e il cuore degli ascoltatori”.

[ Primo Levi at the Rosselli middle school – © courtesy of the “Primo Levi International Study Center” ]

La prima parte del carteggio riguardante Primo Levi e i suoi interlocutori tedeschi e germanofoni è già online sul sito web “www.levinet.eu” e necessita di essere conosciuta e diffusa in Italia e all’estero. Accetterei quindi volentieri un eventuale invito dei dirigenti scolastici della valle di Primiero per presentare agli studenti le risultanze, seppur ancora parziali, del progetto “LeviNeT” che tanto mi coinvolge e appassiona e anche il libro “Primo Levi. Il carteggio con Heinz Riedt” pubblicato da Einaudi lo scorso novembre».

Mostra su Primo Levi a Torino
Sarà visitabile fino al 5 maggio 2025 a Palazzo Madama di Torino la mostra “Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa”. Per la prima volta, un’intera mostra viene dedicata a Primo Levi scrittore di lettere. “Giro di posta” racconta la vasta rete di carteggi che Primo Levi intrattenne per più di vent’anni con i suoi interlocutori tedeschi: lettori e lettrici di “Se questo è un uomo”, amici, intellettuali e anche qualcuno che in Auschwitz stava “dall’altra parte”.

[ Banner della mostra – © ph. Mauro Raffini – graphics Ars Media ]

Le corrispondenze esposte attraversano quasi mezzo secolo di storia europea e riflettono sulla memoria dello sterminio, ma anche sull’Europa e la Germania divise in due. Vi si intrecciano le quattro lingue – italiano, francese, inglese e tedesco – usate da Levi. Le lettere sono accompagnate da immagini inedite, mappe, disegni e molto altro. La mostra comprende cinque sezioni: “Primo Levi. Un precoce pensiero europeo”, “Hermann Langbein. Un uomo formidabile”, “Heinz Riedt. Un tedesco anomalo”, “Giro di posta” (è quella che dà il titolo all’intero allestimento) e “Le lettrici e i lettori”. Promossa dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e a cura di Domenico Scarpa, la mostra “Giro di posta” anticipa e rilancia i risultati del progetto “LeviNeT”, finanziato dall’“European Research Council” e coordinato da Martina Mengoni all’Università di Ferrara.

L’allestimento dell’esposizione, curato da Gianfranco Cavaglià e Annarita Bertorello, con il supporto grafico di Ars Media, offre anche un percorso accessibile per persone con disabilità visiva. Tramite mappe e QR-code tattili, i visitatori potranno accedere a contenuti audio dedicati a ciascuna sezione, garantendo una fruizione inclusiva e innovativa. In occasione dell’inaugurazione, il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, in collaborazione con Poste Italiane, presenta un annullo filatelico dedicato. Sarà possibile ottenere il timbro commemorativo su cartoline filateliche realizzate per l’occasione, un omaggio simbolico al “giro di posta” che caratterizzò la vita e il pensiero dello scrittore torinese. Per la mostra sono stati richiesti i patrocini di Città di Torino e Regione Piemonte e la concessione dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.



 

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