“Cibo vero e sano per dare un futuro all’umanità. No a compromessi!”

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Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa della 74ª Giornata del ringraziamento, promossa dalla Cei e organizzata da Coldiretti Abruzzo a Loreto Aprutino


L’arcivescovo Valentinetti riceve in dono la statua del presepe dell’artigiana casearia

Per la provincia di Pescara è stata Loreto Aprutino, ieri mattina, ad ospitare la 74ª Giornata del ringraziamento, promossa dalla Conferenza episcopale italiana e organizzata dal Coldiretti Abruzzo. Un evento iniziato con la santa messa, presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti e concelebrata dal parroco don Marco Fernandez, nella chiesa di San Pietro.

Un momento dell’offertorio

Una Giornata del ringraziamento molto partecipata dagli agricoltori e dai coltivatori, i quali all’offertorio hanno donato i loro tantissimi prodotti alla Caritas diocesana che li userà nelle mense di Pescara e Montesilvano, che liturgicamente è coincisa con la Domenica della Parola di Dio e proprio dall’analisi di quest’ultima è partita l’omelia del presule: «Tre brevissimi pensieri suggeriti dalla pagina del Vangelo (Lc 1,1-4;4,14-21) appena proclamata – esordisce l’arcivescovo – . Innanzitutto il desiderio di quest’uomo, aveva nome Luca, che all’inizio del Vangelo scrive “ci sono stati già tanti che hanno raccontato la vicenda di Gesù. Ma io ho voluto fare ricerche molto accurate, perché vi ho voluto fare una narrazione di ciò che è successo”. Ecco il primo pensiero, la prima considerazione che viene immediatamente è che trasmettere la fede significa raccontare. Raccontare Gesù, ma raccontare anche come Gesù ha preso possesso della mia vita. Luca raccontando la storia di Gesù, così come del resto Marco, Matteo e Giovanni, non ha voluto solo raccontare i fatti. Anzi, ha voluto raccontare la dimensione della fede che li aveva rapiti di fronte a questo Maestro che veniva da Nazareth e che ha dato la vita dentro la città di Gerusalemme. Dunque, qual è la nostra vicenda con Gesù? La sappiamo raccontare? La sappiamo trasmettere ai nostri figli? Non tanto la dottrina, non tanto la morale, ma quanto la vicenda di un rapporto d’amore con Gesù. Quest’ultimo va a Nazareth, dov’era stato allevato, e gli viene dato un testo famosissimo – del profeta Isaia – e cerca quel brano che avete ascoltato “Lo Spirito del Signore è sopra di me. Per questo mi ha consacrato con l’unzione”».

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La chiesa di San Pietro gremita dagli agricoltori di Coldiretti

Un’unzione avvenuta nel giorno del battesimo: «Ricordate il battesimo di Gesù al fiume Giordano? – interroga monsignor Valentinetti -. La colomba che scende dal cielo e si posa su lui e la voce dal cielo, “Questo è il Figlio mio, l’eletto nel quale mi sono compiaciuto”. La Trinità in quel momento si ricompatta, il Padre manda lo Spirito sul Figlio, che è dentro la storia degli uomini, e da quel momento lo Spirito lo invade e rimane con lui fino alla fine. Tant’è vero che il giorno di Pasqua, apparendo ai dodici, la prima cosa che fa è soffiare su loro e dice “Ricevete lo Spirito Santo”. Dunque la presenza misteriosa, grande, imprescrutabile, dello Spirito su di Lui che l’ha condotto a vivere una vita umanissima. Era un bravo coltivatore diretto… “Guardate i gigli del campo, guardate gli uccelli nel cielo… Non seminano, non piantano, eppure nessuno di loro è stato come il Padre”. E poi la parabola del seme e la parabola della zizania, esperienza dei contadini. Era un bravo contadino, aveva un acuto spirito di osservazione».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

E qui subentra il terso pensiero: «A questo punto – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne – Gesù deve commentare questa pagina. Una pagina che lo portava a proclamare la liberazione ai prigionieri, ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia. Tutti aspettano che facesse un discorso. Voi pure vi aspettavate che io qualche parola ve la dicessi questa mattina – dice monsignor Tommaso Valentinetti ai presenti in chiesa -. Lui dice due parole. Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato. Oggi. Ecco, questa è la parola importante. Siamo in un anno cosiddetto giubilare, che vuole sottolineare l’“oggi” di Dio».

Da qui la domanda del presule, rivolta in particolare agli agricoltori e agli allevatori: «Qual è il nostro oggi? – s’interroga l’arcivescovo -. Il nostro oggi in rapporto al Signore? Qual è la nostra attenzione alla Sua parola? E soprattutto, come costruiamo la storia dell’umanità attraverso il nostro oggi, l’oggi che ci è dato di vivere? Voi della Coldiretti, giustamente, oggi ci fate fare la Giornata del ringraziamento. Ma voi l’oggi come lo vedete? Il vostro oggi legato alla terra, legato ai frutti della terra, legato non tanto al suo sfruttamento incondizionato, ma quanto al rispetto della terra in quanto tale, nei suoi ritmi e nella sua capacità di produrre le cose più buone e le cose più sane. Mi sembra che ve lo dico pure un’altra volta, ma non mi stancherò di dirlo in continuazione. Se l’umanità può avere un futuro, non ce lo darà certamente la ricerca spaziale, non ce la darà certamente l’intelligenza artificiale. Se l’umanità può avere un futuro, non ce lo daranno i potenti di questa terra, che pensano di risolvere i problemi a furia di armi e a furia di tecnologie più o meno strane. Se ci sarà un futuro dell’umanità, sapete da dove proverrà? Dalla terra, dal cibo. Perché se togliamo il cibo, vero, sano, abbiamo tolto tre quarti dell’umanità».

A proposito di cibo, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha quindi puntato il dito contro quello prodotto in laboratorio, rilanciando una delle “battaglie” combattute da Coldiretti in sede europea: «Leggo con stupore che esistono le bistecche sintetiche – afferma monsignor Tommaso Valentinetti -. C’era qualcuno che me le voleva pure far mangiare, ma io non le ho mangiate. L’oggi di Dio per voi è questo». Così l’alto prelato ha rivolto un incoraggiamento, ma anche un ammonimento alle aziende agricole: «Tenete duro – esorta l’arcivescovo -, non abbassate la guardia, non andate incontro compromessi strani. State attenti a che cosa usate per far venire sani i vostri prodotti. Una delle potenze più pericolose per la storia dell’umanità è quella delle multinazionali produttrici di anticriptogamici. Ricordatelo questo! Se possiamo rimanere fedeli alla terra, saremo capaci anche di cercare le cose dell’alto. Fedeli alla Terra, in questo oggi di Dio per voi. Questo darà significato anche al vostro Giubileo. Amen».

Giuseppe Scorrano, presidente di Coldiretti Pescara

Parole, quelle dell’arcivescovo di Pescara-Penne, che non hanno lasciato indifferenti gli agricoltori: «L’oggi dell’agricoltura – spiega Giuseppe Scorrano, presidente di Coldiretti Pescara – si trova davanti a delle sfide molto complesse. Negli ultimi anni, ci troviamo a subire e a soffrire questo cambiamento climatico che ci ha portato a cali di produzione. In Italia facciamo ancora un’agricoltura di qualità, ma questa deve prevedere un grande sforzo per continuare a resistere rispetto a tutte queste, chiamiamole innovazioni, chiamiamole anche speculazioni su quei prodotti che noi andiamo a coltivare. Il nostro Paese è quello che coltiva la più grande biodiversità su prodotti alimentari e dobbiamo difenderla. Noi agricoltori giochiamo un ruolo fondamentale in questa partita. Abbiamo chiuso una campagna molto siccitosaL’estate scorsa abbiamo battuto tutti i record. Dobbiamo ragionare proprio su questo, sull’acqua in Abruzzo. Qui, soprattutto nella zona della Valpescara, dobbiamo imparare a gestire meglio questa preziosissima risorsa, che è stata sempre abbondante e abbiamo dato forse per scontato questa sua abbondanza. Adesso dobbiamo cercare di fare degli investimenti seri per poter recuperare e utilizzare al meglio questa grande risorsa realizzando, attraverso il Consorzio di bonifica, degli invasi per recuperare l’acqua che si accumula d’inverno così da utilzzarla in estate».

L’arcivescovo Valentinetti benedice un trattore

E Coldiretti Abruzzo, anche in questa edizione della Giornata del ringraziamento, ha omaggiato il presule attraverso il dono di una statuetta del presepe: l’artigiana casearia, che unisce il mondo agricolo a quello artigianale. Al termine della santa messa, monsignor Valentinetti è stato poi accompagnato dal sindaco di Loreto Aprutino Renato Mariotti – attraverso un’affascinante auto d’epoca – nel centro della località vestina, per impartire la consueta benedizione a decine di trattori giunti da ogni azienda della Pescarese.

Renato Mariotti, sindaco di Loreto Aprutino

E nella Loreto Aprutino che è città dell’olio e del vino, lo stesso primo cittadino è rimasto molto colpito dal monito del presule: «Effettivamente – sottolinea il sindaco Mariotti – questa giornata, che è una giornata di festa, una giornata di ringraziamento, è soprattutto una giornata di speranza affinché i nostri agricoltori non si arrendano e continuino a lavorare, come diceva l’arcivescovo, per il futuro della nostra terra, in particolare dei nostri luoghi. È attraverso l’agricoltura che vedremo il nostro futuro. Io personalmente, per l’Amministrazione e l’istituzione che rappresento, sono stato davvero incoraggiato dalle parole dell’arcivescovo Valentinetti, perché non solo gli agricoltori non devono scoraggiarsi, ma devono essere loro – a questo punto – a sollecitare noi amministratori, a sollecitare i sindaci affinché consiglino dei percorsi che possano difendere il mondo agricolo».

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