Roberta Ceretto:«Oggi l’opera d’arteè parte del paesaggio,ma 25 anni fa eravamo considerati eretici»
Con Grandi Langhe il Piemonte celebra, oggi, lunedì 27 e domani, martedì 28 gennaio il meglio della produzione enoica della Regione. A fare da traino i re dei vini italiani Barolo e Barbaresco, simbolo di quella che un tempo era la terra della Malora fenogliana e oggi è il territorio di riferimento per l’enologia mondiale, anche nel design con numerose cantine copiate in tutto il mondo ben prima dell’avvento della «Astemia pentita» Sandra Vezza, la signora di Gufram, Meritalia e Memphis Milano.
Due cassette sovrapposte, in legno ricomposto e una grande cantina interrata che si sviluppa su più piani sfruttando la collina più prestigiosa del Barolo, quella dei Cannubi. Il progetto è dell’architetto Gianni Arnaudo, ma l’ideazione è tutta di Sandra Vezza che ha voluto che il design entrasse nello spazio ipogeo con elementi d’arredo Gufram, muri tinteggiati con i colori delle stagioni e «It’s not a cloud», opera realizzata da Samuel Di Blasi.
Ma il cambiamento epocale era iniziato, grazie alla famiglia Ceretto, già nel 1999, con la instagrammatissima Cappella del Barolo di Sol Lewitt e David Tremlett e, nel 2000, con la prima cantina di design: «Bricco Rocche».
«Oggi nella Langa l’opera d’arte è diventata parte del paesaggio, ma 25 anni fa venivamo visti come degli “eretici”. Da sempre l’arzigh (in piemontese l’azzardo, il coraggio, ndr) è stata la cifra della mia famiglia, dalla cappella al ristorante tristellato “Piazza Duomo», dal “Blangé”, ai premi letterari e più in generale all’incontro tra enologia, cultura e arte contemporanea, mondi un tempo lontanissimi, oggi complementari», spiega la presidente Roberta Ceretto. Anche in questo caso gli architetti sono dei meri esecutori, il guizzo è di Marcello Ceretto, appassionato di architettura e ideatore di Bricco Rocche e del celeberrimo Acino, simbolo del design in Langa, completato nel 2008.
Di poco successiva a Bricco Rocche è Cascina Adelaide a Barolo, nata, nel 2004, dall’intuizione dell’imprenditore albese Amabile Drocco e realizzata dagli architetti Ugo e Paolo Dellapiana. Come un tralcio di vite la cantina sembra emergere dal suolo. La cassa interrata è in calcestruzzo, gli elementi in superficie sono in Zinco e titanio, l’effetto è una struttura sinuosa appena visibile con un manto in vera erba. Del 2006 è quella che viene ritenuta anche dai colleghi produttori una delle cantine più belle di Langa e forse del Mondo, quella dell’azienda Boroli a Castiglione Falletto, progettata da Guido Boroli, in cui la struttura si fonde con il territorio.
«Chiesi a mio fratello architetto di pensare a un edificio che fosse realizzato con materiali di riciclo — Spiega il produttore Achille Boroli —. Lui pensò alle doghe delle barrique dismesse con un’intuizione straordinaria perché il legno isola, lascia respirare i muri ed è un materiale vivo». Una grande vetrata completa la cantina illuminando tutti gli ambienti per una soluzione copiata da decine di cantine.
A Monforte d’Alba ha preso vita il sogno di uno dei patriarchi del Barolo, Domenico Clerico, per cui la realizzazione di una cantina che riprendesse la forma sinuosa delle colline di Langa rappresentò una ragione di vita, a partire dal 2006, quando scoprì di avere un tumore. Volle una struttura avveniristica in acciaio, vetro e pietra di Langa. Anche in questo caso l’architetto Romano fu il mero esecutore del progetto, nel più puro stile langhetto in cui le archistar sono gli stessi produttori.
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