Agricoltura toscana in forte sofferenza • Nove da Firenze

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Firenze 27 gennaio 2025 – Annata agraria negativa, aumento dei costi di produzione, volatilità dei prezzi, contrazione dei redditi degli agricoltori. Secondo i dati dell’Istat sulla situazione nel settore primario, l’Italia vanta il primato nella Ue per valore aggiunto con oltre 42 miliardi di euro nel 2024. Un primato a cui la Toscana contribuisce con 90 produzioni agricole certificati tra Dop e IGP, il cui valore ha superato 1,4 miliardi, 474 produzioni agricole regionali tradizionali, 3,5 miliardi di prodotti esportati nel mondo, 50 mila imprese e 60 mila addetti ma a cui serve continuare a lavorare su infrastrutture strategiche come i bacini di accumulo e su una rete idrica efficiente oltre che affermare sempre di più il principio di reciprocità.

Da qui la necessità di tenere alto il livello di pressing nei confronti soprattutto dell’Europa annunciando la “mobilitazione permanente” per presidiare alcune delle tematiche cruciali per il settore come le risorse della Pac ed il giusto reddito distribuendo in maniera più equa il valore lungo la filiera. Oggi solo 7 euro ogni 100 di spesa restano nelle tasche degli agricoltori

“Impresa e redditualità: innovare per crescere nel settore primario” è il titolo dell’evento organizzato da Confagricoltura Toscana che si terrà il 30 gennaio alle 10.30, in diretta su Italia 7 e sul canale YouTube di Confagricoltura Toscana.

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Al confronto parteciperanno Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, Stefania Saccardi, vicepresidente Regione Toscana, Fabian Capitanio, professore di Economia e Politica agraria all’università di Napoli Federico II, e Vincenzo Lenucci, direttore Politiche e Sviluppo Economico delle Filiere agroalimentari di Confagricoltura.

“Parlare di impresa significa esplorare concetti chiave come rischio, scelte strategiche e visione. Tuttavia, affinché un imprenditore possa esprimere appieno le proprie capacità, è fondamentale un quadro normativo chiaro, stabile e orientato alle opportunità” spiegano da Confagricoltura Toscana. “Oggi più che mai, servono strumenti dinamici e performanti per rafforzare la redditualità aziendale e promuovere una crescita sostenibile, aperta a nuove contaminazioni positive. Le attuali e conosciute dinamiche di mercato, unite all’incertezza sui sostegni economici, sottolineano la necessità di un approccio innovativo: innovare, investire e guardare al futuro con lungimiranza sono i pilastri per costruire un percorso di successo”.

L’evento ha l’obiettivo di stimolare il dialogo tra istituzioni, associazioni e imprese, individuando soluzioni concrete ai problemi del settore e ribadendo la centralità delle imprese agricole come motore di sviluppo e benessere.

Anche la Cia Agricoltori Italiani della Toscana è insoddisfatta dei provvedimenti ed interventi per l’agricoltura adottati anche negli ultimi mesi, da Europa, governo nazionale e Regione Toscana, e ritenuti insufficienti per contrastare lo stato di difficoltà e le molte emergenze: su tutte, peste suina africana, predatori e ungulati, filiera e risorsa acqua.

In questa fase cruciale per l’agricoltura, la Cia Toscana ha convocato per mercoledì 12 febbraio a Firenze, la propria assemblea regionale per presentare proposte concrete per il settore. In vista di questo importante appuntamento, si svolgeranno in tutta la Toscana, con riunioni degli organi confederali, incontri di ascolto con gli associati, rappresentanti della Cia e istituzioni locali.

E’ necessario – evidenzia Cia Toscana – guidare l’agricoltura oltre lo stallo, senza le misure penalizzanti degli ultimi anni ma con risposte efficaci e durature di fronte alle sfide del clima, dei mercati e della transizione. Avendo ben chiaro che non basta solo promuovere il cibo Made in Italy, prima di tutto va difeso chi lo produce, a partire dalle aree interne dove si trova il 56% della superficie coltivabile, come è stato ricordato da Cia Agricoltori Italiani durante l’assemblea nazionale di fine 2024.

“L’agricoltura è a un punto di svolta, occorre imboccare la strada giusta – sottolinea il presidente Cia Toscana Valentino Berni -. Ridare centralità al settore vuol dire smetterla con proclami e chiusure ideologiche, ma agire concretamente su priorità ed emergenze. A livello europeo, nazionale e regionale si è aperta una fase in cui le regole di bilancio segnano un cambio di paradigma, con l’esigenza non più rinviabile degli Stati, in primis dell’Italia, di intraprendere decise politiche di riduzione dei deficit. E questo vale anche per la Toscana. Cia chiede alle istituzioni un utilizzo più mirato, efficace ed efficiente dei fondi, immaginando anche una razionalizzazione dell’attuale platea di beneficiari della Pac per favorire una più equa e giusta redistribuzione delle risorse a disposizione. Serve un cambio di passi netto ed urgente”.

“I nostri agricoltori sono più bravi dei colleghi del vecchio continente ad estrarre valore aggiunto dalla produzioni agricole ed agroalimentari ma sono sempre più minacciati dall’instabilità dei mercati, dall’aumento dei costi, soprattutto quelli energetici che sono tornati a salire in questa prima parte di 2025, dalla concorrenza sleale e dai cambiamenti climatici” afferma Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana.

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L’agricoltura tricolore, grazie a un lavoro iniziato tanto tempo fa e che sta dando i primi risultati, è al primo posto in Europa per valore generato per ettaro, quasi 3000 euro, il doppio rispetto alla Francia e i 2/3 in più dei tedeschi, oltre alla leadership anche della qualità – rileva Coldiretti Toscana – e nel biologico con la Toscana che ha raggiunto tutti gli obiettivi europei con 7 mila imprese che hanno già abbracciato questo percorso, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Pericoli che si stagliano anche sul turismo rurale, il cui successo è strettamente collegato alla cucina, alle produzioni locali e al paesaggio, con il maggior numero di strutture d’Italia, 5.600, un settore che fa scuola nel mondo e che ha contribuito alla resilienza di molte aziende soprattutto nelle aree marginali e più svantaggiate.

Una ricchezza, che genera solo in Toscana un Pil di 3,5 miliardi di euro, che va però difesa rispetto alle tante minacce che pesano sull’attività delle imprese agricole italiane, a partire dagli effetti dei cambiamenti climatici che nel 2024 hanno causato danni per 9 miliardi di euro, tra siccità, maltempo ed epidemie negli allevamenti, secondo l’analisi di Coldiretti. Un grave problema è rappresentato anche dall’aumento dei fattori di produzione, a partire dall’energia, che gravano sui bilanci, con i prezzi pagati agli agricoltori che spesso non riescono a coprire neppure i costi sostenuti.

Un fenomeno aggravato dalla concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per italiani, spesso favoriti anche da accordi commerciali stipulati dall’Unione Europea, con l’ultima minaccia rappresentata dal Mercosur. Proprio l’arrivo in Italia di prodotti provenienti da altri Paesi che non seguono le stesse regole di produzione, rappresentano uno dei maggiori rischi per cui è necessario sempre più modificare il codice doganale sull’origine dei cibi che permette di far diventare un prodotto non italiano made in Italy e ottenere attraverso una raccolta firme a livello europeo lanciata da Coldiretti, l’etichetta su tutti i prodotti UE per garantire trasparenza ai consumatori e consapevolezza nelle scelte che fanno quando si trovano ad acquistare prodotti da portare sulle tavole.



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