La verit� sul dimensionamento scolastico
Luisa Ciambella e un’analisi critica sulle responsabilit� locali
VITERBO – In merito alla questione del dimensionamento scolastico, desidero condividere alcune riflessioni basate sulla mia esperienza personale e sulla conoscenza diretta della scuola coinvolta. Premetto che i miei figli, per scelta consapevole, hanno frequentato questa scuola nonostante non vivessimo nel quartiere, proprio per il valore educativo e culturale che essa rappresenta.
Va però chiarito un punto essenziale: la scuola non chiude. Non perde il suo valore didattico e culturale, ma esclusivamente la segreteria. Questo significa che le pratiche burocratiche dovranno essere gestite altrove. Tuttavia, è importante sottolineare che, grazie a strumenti come DidUP Famiglia, le comunicazioni scolastiche sono ormai a portata di smartphone, con un impatto minimo sui genitori e un disservizio praticamente nullo.
È sconcertante vedere come alcuni politici e amministratori, in questi giorni, abbiano trasformato questa vicenda in un duello mediatico, completo di coreografie e polemiche, ignorando o fingendo di ignorare i dettagli normativi. Esiste infatti una legge sul dimensionamento scolastico che prevede una programmazione rispettosa dei territori, ma anche delle risorse economiche. Questa legge stabilisce che gli enti territoriali debbano confrontarsi e proporre soluzioni a saldo zero. In questo caso, la scuola è sottodimensionata, ma rappresenta una risorsa importante per la città. Comune e provincia avrebbero potuto proporre una soluzione diversa, motivandola adeguatamente. Tuttavia, per il secondo anno consecutivo, hanno scelto di non assumersi responsabilità, lasciando che fosse la Regione Lazio ad applicare i poteri sostitutivi previsti dalla legge. Di conseguenza, la Regione ha agito sulla base dei numeri, prendendo decisioni che spettavano agli enti locali.
Nonostante la loro giovane età, l’attuale sindaco e il presidente della provincia sembrano seguire i vecchi schemi della politica: evitare responsabilità, accusare gli altri e organizzare manifestazioni poco convinte, ben sapendo che la loro posizione è debole. È inutile e pretestuoso prendersela con la Regione Lazio, con Fratelli d’Italia o con il presidente Rocca: gli unici responsabili di questa situazione sono coloro che non hanno agito a tutela del territorio. Un caso simile si verificò nel 2012, quando il dimensionamento scolastico fu applicato senza logica e con proposte che penalizzarono il territorio, come la riduzione delle ore di tempo pieno a favore di Roma. All’epoca, lavorai per far emergere il disagio, proponendo alternative insieme ad altri sindaci e sollecitando il sindaco Marini e il presidente della provincia Meroi, non certo la governatrice del Lazio Polverini perché la pianificazione del territorio spetta, storicamente, alle amministrazioni locali, Comune e Provincia.
Oggi lo schema è lo stesso: Comune e Provincia, pur sapendo che il dimensionamento sarebbe ricaduto sulla scuola con il numero di studenti più basso, non hanno chiesto né motivato la tutela dell’Istituto Carmine, e tantomeno presentato proposte alternative, e di conseguenza la Regione di fronte all’oggettiva mancanza di soluzioni venute dal territorio, non ha fatto altre che applicare la legge.
Va poi evidenziato che, a partire dallo scorso anno, il dimensionamento ha coinvolto 26 scuole a livello regionale. Solo 3 di queste si trovano nella provincia di Viterbo, con una distribuzione su due anni. Le altre province hanno subito un impatto decisamente maggiore.
La legge sul dimensionamento scolastico è stata impugnata da tre regioni italiane (Toscana, Emilia-Romagna e Puglia), contrarie alla sua applicazione. Tuttavia, una sentenza dello scorso novembre ha ribadito l’obbligo di rispettare la normativa, avvertendo che le inadempienze sarebbero state sanzionate anche sul piano contabile. Questo significa che chi continua a dire ‘no’ senza proporre alternative dovrà finalmente risponderne.
Dobbiamo dire la verità: il problema non è la Regione Lazio, ma chi non ha agito quando era il momento. La verità ci rende liberi, diceva Aldo Moro, ma questi amministratori possono davvero definirsi liberi? Possono parlare ai cittadini con onestà e trasparenza?
A questo teatrino si aggiunge il deposito del ricorso al Tar da parte del Comune sul quale, pur nella legittimità della scelta, restano molte perplessità e preoccupazioni. Nel momento in cui il Tribunale Amministrativo dovesse, comunque, esaminare la procedura del Dimensionamento farebbe parte dell’analisi anche l’atto di applicazione dei poteri sostitutivi da parte della Regione, determinato proprio dalla mancanza di proposte pervenuta da Comune e Provincia. Una situazione alquanto anomala quella del Comune di Viterbo che paga con il denaro dei cittadini ricorsi provocati dalle mancate scelte che la legge riconosce esclusivamente agli enti locali.
Inoltre, alla luce dell’intervento del Ministro Valditara, le decisioni assunte dalla Regione Lazio nel rispetto dei tempi e delle norme, permetteranno a livello regionale di beneficiare delle premialità previste dal decreto. Tra queste anche la possibilità di poter usufruire della figura del vice preside vicario per quelle scuole oggetto di dimensionamento. Appare evidente, dunque, che si continua a premiare chi rispetta la legge e non chi vorrebbe fare il furbo.
Ai cittadini spetta l’ultima parola, con un invito alla consapevolezza. La democrazia richiede responsabilità e vigilanza: non lasciamoci ingannare dalla retorica populista che per dire di sì a tutti non sceglie di arrecare danni gravi alla scuola che ha bisogno di risorse ben spese e non di sprechi. Basta con le soluzioni facili che, una volta ottenuto il consenso, si rivelano prive di sostanza. Il tempo di scaricare le colpe sugli altri è finito. La responsabilità è una scelta che non può più essere rimandata.
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