Trump, i voli di deportazione e il torturatore libico rilasciato

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Mentre si sta per celebrare il Giorno della memoria, in che mondo viviamo? L’umanità perduta e i migranti capri espiatori della nostra cattiva coscienza

di Marco Olivieri

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“C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria/C’è un’aria, un’aria, ma un’aria che manca l’aria”. Una canzone di Giorgio Gaber si sposa alla perfezione con il clima del mondo. Partiamo dall’immagine dei migranti in catene (dalla pagina Fb The White House) con tanto di spiegazione: “Proprio come aveva promesso, il presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Stati Uniti affronterà gravi conseguenze”.

Lo stop di Trump alle richieste d’asilo e la civiltà perduta

Quest’immagine rappresenta un punto davvero basso della civiltà giuridica nel segno di un’umanità perduta. Osserva Francesco Anfossi (“Famiglia Cristiana”): “Una durezza declinata su tutti i fronti con la militarizzazione del confine, dove sono attesi altri 10 mila soldati, e vari ordini esecutivi: dallo stop di tutte le richieste d’asilo pendenti al rafforzamento dei poteri della polizia, autorizzata ad entrare anche in chiese e scuole con operazioni “cilene”. Finora sono state arrestate oltre 700 persone in raid mirati a Chicago, New York, Boston e anche in New Jersey. La giustizia secondo Trump aveva bisogno di una scena esemplare”.

In sostanza, mentre si sta per celebrare il Giorno della memoria, in che mondo viviamo? L’umanità perduta e i migranti capri espiatori della nostra cattiva coscienza sono segni di un governo mondiale che toglie il fiato per il cinismo e l’assenza di una prospettiva di progresso. D’Altronde, anche in Italia ci si è inventati il “reato” d’immigrazione clandestina pur di soffiare sul fuoco mediatico della macchina dei consensi elettorali. Invece di governare un processo irreversibile, a livello europeo, con permessi per poter cercare lavoro, corridoi umanitari e procedure facilitate, si è preferito sfruttuare i migranti quando convengono e intanto additarli come “nemici del popolo”. È un duro lavoro e, mentre sinistra e centrosinistra spiccano per pavidità e assenza di una visione, la destra lo sa fare bene.

Il rilascio lampo del torturatore libico e l’Italia Ponzio Pilato

Ma se Trump fa il Trump, in Italia abbiamo raggiunto un altro momento di bassissimo livello etico e giuridico. Il “rilascio lampo” del generale Almasri, capo della famigerata polizia giudiziaria libica e considerato dalla Corte penale internazionale un torturatore di migranti da processare, è stato spiegato così dal ministro dell’Interno Piantedosi: “Considerato che il cittadino libico era a piede libero in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto della Cpi, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato” (fonte “Avvenire”, articolo di Matteo Marcelli).

“Gli accordi con le milizie libiche una ferita per la democrazia italiana”

Una sorta di atteggfiamento da Ponzio Pilato da parte del governo italiano. Ma c’è di più. Osserva il regista Andrea Segre, autore anni fa di un film, “L’ordine delle cose”, sulla tratta di esseri umani tra Libia e Italia, e del libro “Scritti mediterranei”: “Il caso Almasry è la naturale conseguenza di una delle ferite più profonde che lacerano il corpo fragile e l’anima stessa della democrazia italiana: gli accordi con le milizie libiche per fermare, detenere, torturare, vendere, uccidere centinaia di migranti. Accordi nati con Minniti nel 2017 (lungo il solco tracciato da quelli di Berlusconi e Gheddafi del 2008), confermati da tutti i successivi governi di tutti i colori politici e festeggiati dal governo attuale come necessari per fermare i trafficanti di esseri umani”.

“Le politiche securitarie fanno trionfare i trafficanti di esseri umani”

Continua il regista: “Almasry è uno dei più importanti di quei trafficanti (come certificato da Onu, Cpi e decine di altre organizzazioni e assocazioni internazionali) e la sua liberazione con tanto di volo riservato dei servizi per riportarlo tra le braccia dei suoi adepti festantii è la dimostrazione inappellabile che le politiche securitarie servono a far trionfare il potere dei trafficanti e non a fermarlo. Ma se questo non bastasse o non ci interessasse, obnubilati ormai dal nostro cinismo o dalla nostra indifferenza e convinti che l’unica priorità sia la difesa della Patria, allora chiediamoci: cosa succede quando la sicurezza della Patria viene affidata ad accordi con milizie mafiose dediche alla tortura e al traffico di esseri umani? Semplice, che quella Patria non è affatto sicura, anzi deve rispettare e onorare i capi di quelle milizie, permettergli di andare a vedere le partite della Juventus liberamente e garantirgli che il suo potere viene prima del diritto nazionale e internazionale”.

Il Giorno della memoria e il valore universale di “Se questo è un uomo”

Lunedì 27 gennaio sarà il Giorno della memoria e troppo spesso si dimentica che onorare le vittime della Shoah non significa solo onorare gli ebrei, i rom, gli omosessuali e tutti i perseguitati del nazismo. Significa essere sempre dalla parte dei più deboli: contro l’aggressione e la dittatura del regime di Putin e pure contro i macellai di Hamas e il governo guerrafondaio e dalla violenza smisurata di Netanyahu. E a favore di ogni essere umano, sia ebreo, palestinese, africano o italiano che soffra.

Il “Se questo è un uomo” di Primo Levi ha valore universale ed è eternarmente attuale. Ma preferiamo dimenticarlo. E ci voltiamo dall’altra parte.

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Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

P. Levi, La tregua, Torino, Einaudi.

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