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di Sacha Lunatici





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Nato in Emilia ma con il cuore radicato in Abruzzo, Andrea Chiarini è un imprenditore e cuoco artigiano che ha saputo trasformare le tradizioni della terra abruzzese in un modello di ristorazione di successo. Con due ristoranti “L’Arrosticino” a Parma e Reggio Emilia, e un terzo in arrivo, Chiarini non si limita a servire piatti autentici, ma racconta un intero territorio. La sua passione per le radici, il rispetto per l’ambiente e l’impegno verso il proprio team multirazziale rendono la sua cucina un luogo d’incontro tra sapori, cultura e valori umani.

L’intervista ad Andrea Chiarini

L’Abruzzo è una terra che ha segnato profondamente il tuo percorso. Quali sono le tradizioni abruzzesi che hai voluto portare nei tuoi ristoranti?
Ho voluto preservare tradizioni autentiche come la cultura degli arrosticini, l’attenzione ai sapori originali e l’utilizzo di materie prime di qualità, rispettose di animali e agricoltura. Il mio obiettivo è mantenere vive ricette e tradizioni abruzzesi, come le Mazzarelle alla teramana e le virtù, evitando che si perdano nel tempo.

Hai iniziato la tua carriera partendo da un piccolo locale e oggi gestisci due ristoranti di successo. Quali sono stati i momenti più difficili?
Sono stati tanti i momenti difficili, primo tra tutti l’inesperienza all’inizio e senza aver persone a cui chiedere. Ripensando alle tantissime battaglie che ho dovuto affrontare, oggi sento ancora dolore. Non fisico ovviamente, ma proprio dentro. Perché ora so cosa avrei dovuto fare e come sarebbe stato tutto più semplice, ma forse il bello del viaggio è anche questo. D’altronde un po’ di sofferenza rende più forti.

La sostenibilità è un tuo elemento centrale. Come riesci a coniugare tradizione, qualità e rispetto per l’ambiente nei tuoi locali?
Quando ti interessi a qualcosa a cui tieni, trovi soluzioni adatte al tuo modo di essere. Credo che, con impegno e piccoli passi, sia possibile migliorare il mondo. Nei miei ristoranti trasmetto questa filosofia allo staff, puntando su attenzione agli sprechi, consumo responsabile e consapevolezza per ogni risorsa utilizzata.

Farindola e il ricordo della tragedia di Rigopiano fanno parte della tua storia personale. Quanto questo passato influisce sul tuo percorso?
A Rigopiano ho passato l’infanzia, per me è uno dei posti più belli che ci siano insieme a Campo Imperatore, ma ho perso anche un cugino nella tragedia. Quindi un po’ di amaro in bocca c’è, ma so che ho una storia e una tradizione forte, e voglio portare avanti questo sogno di far conoscere l’Abruzzo nel mondo.

Quali sono i valori che ritieni fondamentali per costruire una squadra affiatata e di successo?
Il rispetto è la prima cosa, da noi non c’è “il migliore o il peggiore”: siamo tutti uguali, compreso me.


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