«Nel mio lavoro cerco di essere ciò che mi piacerebbe vedere da spettatrice sportiva»

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NICOLA RICCHITELLI – Le prime esperienze nel 2016 a Inter TV fino al passaggio nella redazione di Mediaset Premium Sport qualche anno dopo: «Sono arrivata in quella redazione a 23 anni, credendo e sperando che fosse il posto e il grande amore professionale della mia vita. Nonostante il grande dispiacere per la chiusura, ho usato quegli anni a Mediaset come base su cui costruire il futuro». Dopo Mediaset, il passaggio alla Gazzetta dello Sport e poi il ritorno a Inter TV: «Questa esperienza mi ha permesso di viaggiare moltissimo e di fare tante altre esperienze. Ho faticato, ma mi sono divertita tantissimo!».

Tra le voci più prestigiose del giornalismo sportivo italiano, oggi ospitiamo sulle pagine de Il Giornale di Puglia Eva Gini.

Eva, benvenuta sulle pagine del nostro giornale. Come stai?

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«Grazie! Come tutti, ho momenti no, ma mi sento molto felice e ricca di gratitudine».

Come è nata la tua passione per il giornalismo sportivo?

«Ho sempre avuto la passione per lo sport. Fin da piccola, anche grazie a mio padre, ne ho praticati tantissimi. Fino ai 18 anni, ho sognato di diventare un’atleta professionista: praticavo atletica leggera a livello agonistico, correvo i 400 metri, il famoso “Giro della Morte”. La mia vita ruotava intorno a quello: sonno, alimentazione, vita sociale. Ho fatto molte rinunce, ma i risultati non sono arrivati. È stato difficile accettarlo, ma ho capito in fretta che quella non sarebbe stata la mia strada. Mi sono detta che, non potendo essere una campionessa, avrei raccontato i campioni e le loro storie. Mi sono iscritta alla facoltà di Lettere Moderne e ho iniziato a lavorare come giornalista sportiva. Ho unito il mio titolo di studio alla mia passione e ho trovato un’altra via, altrettanto stimolante e con una prospettiva di carriera più lunga.

Il primo impiego “importante” è arrivato nel 2016, quando ho iniziato uno stage di un anno nella redazione di Inter TV. Nel frattempo mi sono laureata e ho ottenuto il tesserino da giornalista pubblicista. Subito dopo, sono entrata nella redazione di Mediaset Premium Sport».

Qual è il tuo punto di vista sul ruolo delle donne nel mondo dello sport e del giornalismo sportivo?

«Non mi piace distinguere tra uomini e donne sul lavoro, ma tra chi è professionale e chi non lo è. Credo che la parità passi anche da questo».

Quali sono state le principali sfide che hai affrontato come donna nel giornalismo sportivo?

«Oggi il mondo del lavoro è in continua evoluzione, sia per gli uomini che per le donne. La vera difficoltà, ma anche l’abilità più importante, è sapersi adattare alle situazioni e alle richieste del mercato, sviluppando le competenze necessarie e continuando ad aggiornarsi.

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La delusione più grande è stata la chiusura di Mediaset Premium Sport nel 2018. Sono arrivata in quella redazione a 23 anni, convinta che fosse il grande amore professionale della mia vita. Nonostante il dispiacere, ho usato quegli anni come base per costruire altro: ho iniziato a collaborare con la Gazzetta dello Sport e sono tornata all’Inter con un nuovo ruolo, quello di conduttrice TV e inviata. Questo mi ha permesso di viaggiare molto e vivere tante esperienze. È stato faticoso, ma anche divertente».

Dapprima lo stage a Inter TV, poi Mediaset Premium Sport, quindi la Gazzetta dello Sport: come si arriva al cosiddetto “grande salto”?

«Ci si arriva accettando tanti “no” e dicendoli a nostra volta, con costanza, voglia di continuare a studiare e passione per il proprio lavoro».

Qual è il tuo ricordo più bello legato a una partita o a un evento sportivo?

«Ce ne sono stati tanti. Raccontare da bordocampo Scudetto, Supercoppa Italiana, Coppa Italia e finale di Champions League sono stati momenti emozionanti e professionalmente stimolanti. Ricordo con gioia anche la conduzione del mio primo TG in chiaro su Italia 1, appena tornata a Mediaset dopo tre anni di lavoro con l’Inter. Avevo l’agitazione positiva della diretta, ma anche la sensazione di essere tornata in un posto del cuore. Mediaset per me è casa e adrenalina».

Come ti prepari per una diretta o un’intervista con un personaggio importante?

«Sono due attività diverse, ma entrambe richiedono tanta preparazione quotidiana. È fondamentale informarsi sempre e restare aggiornati. Leggo giornali e seguo siti di informazione italiani ed esteri. Sia nelle interviste che nelle dirette, è importante attenersi ai fatti. Mi piace cercare curiosità interessanti e comunicare in un tono deciso, ma allo stesso tempo accogliente. Cerco di essere quello che mi piacerebbe vedere da spettatrice sportiva».

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Come vedi l’evoluzione del giornalismo sportivo nell’era dei social media?

«La TV ha un fascino unico: lascia il tempo per approfondire e fa percepire lo spettacolo. Tuttavia, l’evoluzione digitale ha creato nuove opportunità. Utilizzo i social per lavoro e li trovo un grande strumento di condivisione e comunicazione. Se usati correttamente, hanno un enorme potenziale. Oggi il giornalismo sportivo si nutre di queste piattaforme, che sono una fonte di notizie immediate. Un giornalista completo deve saper usare più linguaggi».

Ti è mai capitato di ricevere critiche sui social? Come le affronti?

«Fortunatamente, non ne ho ricevute molte. Certo, qualche critica c’è stata, ma fa parte del gioco. Non si può piacere a tutti e ognuno ha diritto a un’opinione. Tuttavia, quando manca il rispetto e si passa all’insulto, dovrebbero esserci conseguenze per chi agisce in questo modo».

Come hai gestito alcuni articoli di gossip che ti hanno riguardata?

«Anche il gossip fa parte del gioco. Mi è capitato di essere associata a una persona che non avevo mai incontrato, e non mi è piaciuto. Il rumor non è un problema, ma la notizia falsa sì. Mi dispiace che a volte siti e giornali diano più spazio al gossip che a raccontare percorsi professionali».

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Come ti vedi nel futuro, Eva?

«Mi auguro salute e serenità. Sono le basi su cui costruire ogni cosa che sogno».





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