Il militare racconta l’arrivo della notizia del suicidio della ragazza e la strana atmosfera che si respirava quel giorno nella Scuola Allievi marescialli di Firenze da lei frequentata
Pubblicato:25-01-2025 08:46
Ultimo aggiornamento:25-01-2025 10:48
ROMA – Tutto quello che non doveva succedere è successo. La morte improvvisa di Beatrice, 25 anni, il 22 aprile 2024, che poco dopo avrebbe coronato il suo sogno di diventare maresciallo dell’Arma dei Carabinieri. Quel colpo di pistola a sinistra in testa che la uccide nella scuola marescialli di Firenze dove si stava formando. “Se il colpo è entrato a sinistra e lei è destrorsa qualcuno deve spiegarci cosa è successo”, si domandano i familiari ora che l’archiviazione è stata respinta. Si attende che il giudice si esprima e autorizzi l’autopsia. Ma non è l’unica cosa strana di quei giorni tragici. Li ha ripercorsi al congresso Piemonte del S.U.M. Davide Belcuore, zio di Beatrice (la giovane che si suicidò alla scuola allievi marescialli dell’Arma dei Carabinieri di Firenze) e militare dell’Esercito che per il sindacato SUM riveste la carica di Vicesegretario regionale Lazio.
“Quando accadde la disgrazia di Beatrice io mi trovavo a Livorno in servizio e mi sono precipitato a Firenze in uniforme. Una volta ricevuto all’interno della scuola ho percepito un ambiente carente rispetto alla gestione umana dell’evento. A mio fratello- ricorda- è stato detto che la figlia si era sparata mentre lui era in macchina, eppure esistono circolari emanate dal ministero della Difesa che sulla comunicazione dell’evento tragico dicono e normano tutto su cosa e come dire. Ho poi scoperto- racconta- che c’erano stati 12 comunicati del sindacato Unarma su quella scuola e uno di questi denunciava abusi e vessazioni“.
BEATRICE SI È UCCISA CON LA PISTOLA D’ORDINANZA
A Firenze, nella scuola, Beatrice si è uccisa con la pistola d’ordinanza dicono allo zio Davide Belcuore e intanto però “mi chiedevano del mio basco amaranto da paracadutista, delle missioni, argomenti che trovavo fuori luogo”, rammenta. E ancora “il comandante mostrò un biglietto con il numero di 2mila allievi: come a dire ci può stare che me ne perdo qualcuno. Sette anni prima- scopre Belcuore- si era tolto la vita sempre in quella scuola un altro ragazzo”.
Poi il rito funebre. “Il comandante della scuola parlava di Arma, sacrificio, con la bara di mia nipote lì, tanto che un amico di famiglia disse in piedi ‘noi qui stiamo celebrando non l’Arma ma una figlia’“. E poi la disperazione della mamma di Beatrice che al Generale dice: ‘Mia figlia perdeva i capelli’ per il profondo stress e che le risponde: ‘Anche le altre li perdono”. E poi “quell’ufficiale che richiama alcuni ragazzi di non piangere in uniforme”. Una grande maschera sembra accogliere quel giorno Davide nella scuola di Firenze: “Ho sentito come se la mia uniforme oscurasse il mio dolore umano”, e infatti Davide al funerale di sua nipote decide di andare senza basco e uniforme.
“DAL 2006 AL 2018 228 SUICIDI E 21 TENTATIVI”
“Dal 2006 al 2018 l’osservatorio epidemologico della Difesa ha contato 228 suicidi e 21 tentativi: la misurazione è solo per quelli accaduti dentro le caserme. Ci sono state diverse interrogazioni sul caso di Beatrice e si è tornati a parlare con la deputata Stefania Ascari di una commissione parlamentare inchiesta sul fenomeno”, ricorda ancora Davide.
“Nella storia di mia nipote ho visto con i miei occhi la lotta tra chi cerca di portare alla luce il problema serio e chi cerca di tenere tutto verso il basso. Se dentro un istituto scolastico dei Carabinieri tutti hanno visto e nessuno sa, c’è da lavorare ancora tanto”, conclude. E poi un messaggio per il futuro, per quei programmi di sostegno psicologico che il SUM sta portando avanti. “Siamo una famiglia di militari. Mio fratello (il papà di Beatrice) è un carabiniere, io sono un militare dell’Esercito, mio nipote è in Marina. Sto cercando di trasformare il dolore e di farne azione”, conclude.
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