L’AQUILA – Annuale bilancio del sistema giudiziario abruzzese. La relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto della Corte d’Appello di L’Aquila per l’anno giudiziario 2023-2024 traccia un quadro articolato, in cui convivono progressi e problemi strutturali. Dai numeri sui procedimenti penali al caso simbolo di Rigopiano, passando per il disagio delle carceri, il rapporto evidenzia le molteplici sfide della giustizia nella regione.
Uno degli aspetti più incoraggianti riguarda l’efficienza del sistema giudiziario. La Corte d’Appello di L’Aquila ha registrato una riduzione del 50,5% nei tempi medi di definizione dei procedimenti penali rispetto al 2019, superando di gran lunga l’obiettivo del PNRR fissato al 25%. Questo successo si deve a strumenti come la messa alla prova, l’estinzione del reato per condotte riparatorie e la riforma Cartabia, che ha esteso l’ambito di operatività della “tenuità del fatto” e limitato le possibilità di appello.
Non mancano criticità. Nonostante i miglioramenti, il processo penale telematico ha avuto un avvio fallimentare, segnalato come “di fatto bloccato ovunque”. Inoltre, il sistema carcerario mostra segni di sovraffollamento, con un aumento dell’8% dei detenuti rispetto all’anno precedente.
La relazione fornisce un’analisi dettagliata dei crimini che registrano variazioni significative. Tra i reati in aumento, preoccupano quelli contro le fasce deboli, come violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, spesso commessi da imputati già sottoposti a misure cautelari. Anche i procedimenti in materia di “codice rosso” stanno crescendo, con un impatto significativo soprattutto sulla Procura e sul Tribunale dei Minori. L’età media degli autori di reati legati alla violenza domestica e sessuale si sta abbassando, evidenziando un fenomeno drammatico e complesso che coinvolge sempre più spesso adolescenti.
D’altro canto, si registra un calo generalizzato dei reati legati alla piccola criminalità e delle sentenze di prescrizione, grazie a una gestione più razionale dei carichi di lavoro e all’applicazione di nuove misure deflattive. Anche i reati di abuso d’ufficio, ormai depenalizzati, risultano drasticamente diminuiti, sebbene ciò sollevi perplessità sulla capacità del sistema di punire condotte lesive dell’imparzialità amministrativa.
Rigopiano: un simbolo di complessità giudiziaria
Il processo relativo alla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, dove 29 persone persero la vita nel 2017, rimane uno dei casi più emblematici. La Corte d’Appello di L’Aquila ha affrontato con grande celerità un caso estremamente complesso, con imputazioni che spaziano dal disastro colposo all’omicidio e alle falsità ideologiche. La sentenza d’appello ha confermato molte delle responsabilità già accertate in primo grado, ampliando però il numero di imputati condannati.
Il caso Rigopiano mette in luce problemi strutturali nella gestione del rischio e della protezione civile, evidenziando omissioni e ritardi nella pianificazione territoriale e nella gestione delle emergenze. È una vicenda che continua a interrogare non solo il sistema giudiziario, ma anche la politica e l’amministrazione pubblica.
Il disagio carcerario e la necessità di riforme
Le carceri abruzzesi sono in sofferenza. Gli istituti di L’Aquila e Sulmona, ad esempio, ospitano detenuti in regime di massima sicurezza, con un numero crescente di ergastolani e di internati con gravi patologie psichiatriche. La REMS di Barete, struttura dedicata alla salute mentale, è insufficiente a soddisfare la domanda, con una lista d’attesa che evidenzia l’urgenza di interventi strutturali. Delicatissima la situazione anche nel carcere aquilano, i cui ospiti sono quasi tutti al 41 bis, il regime di massima sicurezza. La relazione è lapidaria: “La Casa Circondariale di L’Aquila difetta di un’organizzazione strutturale idonea allo scopo, dal momento che al suo interno sono comprese sezioni destinate ad accogliere un numero di detenuti ben superiore a quello massimo costituenti i singoli gruppi di socialità. Di conseguenza non è infrequente l’allocazione di tali gruppi all’interno dello stesso ambiente, con l’effetto che spesso i ristretti che non dovrebbero avere tra loro contatti, siano allocati addirittura in celle che affacciano sullo stesso corridoio. Il dato caratterizzante la situazione che si sta illustrando è dunque, quello dell’assoluta promiscuità in sezione di gruppi di socialità che dovrebbero essere tra loro “impermeabili”.“
Ci sono segnali di speranza anche sul fronte carcere. L’adesione al protocollo con l’Università di Teramo ha portato 55 detenuti a frequentare corsi universitari, rappresentando un esempio positivo di reintegrazione sociale.
La giustizia minorile e la tentazione securitaria della società
“Con franchezza ci si sente obbligati a rappresentare che non è tanto l’aumento di punizioni che può appagare i bisogni di sicurezza collettiva ma è necessario attivare risorse educative negli adulti, prima ancora che nei giovani”. E’ uno dei passaggi chiave della relazione sul capitolo giustizia minorile, tema che preoccupa particolarmente ma che spesso è trattata con superficialità dalla società. Superficialità e stereotipi come quelli sugli stranieri: “Il fenomeno della delinquenza minorile appare sempre più spesso caratterizzato dalla violenza e coinvolge quali autori molti giovani “insospettabili”, contrariamente alla percezione dell’opinione pubblica, che sembra orientata ad addossarne la responsabilità prevalentemente ai giovani stranieri.”
L’Abruzzo si configura come una regione laboratorio, dove il progresso nella giustizia convive con vecchi e nuovi problemi. I passi avanti fatti ci sono, ma serve un impegno continuo per garantire un sistema più equo, rapido ed efficace, capace di rispondere tanto ai bisogni dei cittadini quanto alle insidie della criminalità organizzata.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link