il ritorno di Astremo con Nudo di padre

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Se diventare genitori è una condizione a cui si giunge impreparati, altrettanto complesso e imponderabile è il destino di essere figli. Nessuna possibilità di scegliere né le famiglie, né le geografie in cui venire al mondo. Può accadere, allora, che ci si trovi davanti a una polaroid che ritrae un padre e un figlio in un giorno d’estate, intenti a vivere quello che sembra essere un momento di spensierata condivisione familiare. Eppure, l’apparenza tradisce la realtà.

Fin dalle prime righe di “Nudo di Padre”, il romanzo di Rossano Astremo, autore di Taranto, in uscita il 31 gennaio per la casa editrice Solferino, la distanza emotiva tra i due protagonisti – padre e figlio – emerge con chiarezza. L’istantanea, potenziale testimonianza di un legame affettuoso, diventa simbolo di un rapporto fatto di abissi emotivi e silenzi. Astremo scrive con un linguaggio lucido e penetrante, un memoir, spettro di analisi più ampia del proprio vissuto e di un’intera generazione. Il padre, descritto con un realismo senza sconto, è l’emblema di un uomo che, pur presente fisicamente, è incapace di rispondere ai bisogni affettivi del figlio. Non crudele e violento, come quello incontrato nelle pagine di Cormac Mc Carthy, ma remoto e distante, ritratto con le sue camicie sbottonate, le scarpe impolverate e la pelle bruciata dal sole, un uomo la cui incapacità di costruire un legame affettivo è l’ombra che si allunga sulla vita del figlio. Al contrario, la madre incarna il sacrificio e l’amore, congiunte alla solitudine nella lotta quotidiana, per mantenere la speranza di un futuro migliore per il suo terzogenito.

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Lo scenario familiare

In questo scenario familiare l’indifferenza emotiva e la disconnessione segnano in modo profondo la crescita del protagonista, che attraversa la sua vita spinto dal bisogno urgente di trovare luoghi e relazioni di appartenenza. Un andamento che struttura anche la duplicità dei piani temporali. La narrazione di un presente che si svolge, viene attraversato, talvolta, da uno sguardo rivolto indietro, che più che ricongiungersi con il passato, si affaccia sulle vite degli altri, gli stessi che determinano le vicissitudini e i sentimenti del protagonista.

Un viaggio che principia dalle ferite silenziose dell’infanzia, passa dall’adolescenza introversa e dalla sua necessaria ribellione, giunge al faticoso e radicale distacco dell’età adulta. La crescita del protagonista è un continuo rincorrersi di esperienze e figure che, tuttavia, non riescono mai a colmare il vuoto paterno. In questa ricerca persistente e mai smaniosa, il giovane protagonista si rifugia nel mondo letterario, trovando, tra i primi, in Calvino, Morante, Pasolini, Moravia, Pavese, i riferimenti per la costruzione di una propria identità.

La relazione con il padre, pur restando centrale nella narrazione, diventa occasione di un’indagine più profonda sull’essere figli, custodi di una memoria individuale, che si intreccia con quella collettiva. Le esperienze del singolo diventano universali, in una scrittura limpida, che non cede mai il passo alla retorica emotiva. L’autore cuce, come un rapsodo, la memoria e l’identità, trasmettendo la complessità dei legami familiari. Per questo, il romanzo, riflessione intima e personale, si allarga come lente sul contrasto tra un mondo rurale, privo di prospettive e le promesse di un boom economico che tardava a materializzarsi nell’Italia del sud, tra gli anni Ottanta e Novanta. In questa mappatura emotiva affiora alla memoria anche la stagione culturale del Salento, che Astremo ha vissuto negli anni universitari in prima persona e quella della capitale, dove vive e lavora da vent’anni, raccontata nel momento in cui il panorama culturale veniva segnato da importanti trasformazioni.

Ed è letteratura e non più autobiografia, quando l’esperienza del singolo si pone in continuità anche con le nuove generazioni. In particolare con gli adolescenti, con cui condivide un legame di caparbietà e insofferenza, nei confronti di un mondo che non ha risposte. Attraverso il contatto, quasi casuale, con i più giovani, l’autore e protagonista, ritrova una parte di sé stesso, quella lasciata irrisolta e che riesce a ricostruire. “Nudo di Padre” si presenta un’opera di intensità narrativa, mitigata e composta da un linguaggio levigato, forse per stile e per esperienza. Un racconto intimista che apre lo sguardo sulla condizione del figlio, della relazione fondativa della famiglia nell’individuazione dell’io e di una generazione che ha vissuto il conflitto tra il desiderio di cambiamento e la difficoltà di trovare i percorsi per realizzarlo.

L’autore

«I temi – dice Rossano Astremo – sono l’emancipazione dalle origini attraverso lo studio, in qualche modo l’uscire fuori da una visione patriarcale del mondo contadino e del Sud. Questo romanzo può essere definito un “memoir sbagliato”, come il Negroni, perché è sì fortemente autobiografico ma c’è anche tutta una parte, che riguarda la vita di mio padre prima della mia nascita, che è completamente inventata. Non è il mio primo romanzo, ma sicuramente è, fino a questo punto, la mia opera più matura».

Rossano Astremo sarà in Puglia per un tour di presentazioni da venerdì 7 a domenica 9 febbraio. Questo il calendario completo: il 7 alle 12.30 alla libreria Liberrima di Bari; l’8 alle 16.30 alla libreria Macarìa di Gallipoli, e alle 19 alla libreria Idrusa di Alessano, infine il 9 a lle 10.30 alla Biblioteca Ogni Bene di Lecce.

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