Fiorentina, dalla Lazio alla Lazio: provaci ancora Gudmundsson

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di Matteo Magrini

I viola sfidano la squadra contro cui iniziò il ciclo record. Decisivo all’andata, il «10» cerca altra gloria per uscire dalla crisi

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Se è vero che la storia si ripete, per la Fiorentina, è venuto il momento di ripartire. Certo, la situazione non è esattamente la stessa. Del resto, sarebbe strano il contrario. Eppure, quattro mesi dopo, sembra di esser tornati allo stesso, identico, punto

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È come se Palladino avessero pescato dal mazzo degli imprevisti la carta «riparti dal via» e stasera dovesse provare a ripartire da capo. 

Il riferimento, va da sé, è quanto successo nella gara d’andata quando, nel giro di 45’, i viola ribaltarono partita e campionato trascinati alla doppietta di Gudmundsson, fino a quel momento rimasto fuori per infortunio.

Sembra incredibile, appunto, ma 126 giorni dopo lo scenario è (quasi) identico. Una squadra in cerca d’identità, risultati negativi in serie, ambiente a dir poco infastidito (e basta pensare ai fischi e alla sonora contestazione di domenica scorsa dopo il pareggio col Toro per farsene un’idea) e un allenatore finito (di nuovo) sul banco degli imputati. Con una differenza. Allora infatti da parte del club nessuno (né ufficialmente né informalmente) si era voluto sbilanciare più di tanto mentre oggi, a parole e almeno per il momento anche nei fatti, la difesa del tecnico è stata totale. 

In teoria insomma Palladino non si gioca la panchina e lui stesso, presentando la sfida, si è detto tutto sommato «tranquillo». O meglio. Ha mostrato una specie di disinteresse. «Non leggo e non mi preoccupo di quello che si dice di me anche se so che un allenatore viene giudicato anche in base ai risultati — le sue parole venerdì pomeriggio — ma tutta la mia attenzione adesso è concentrata sui miei calciatori». 

Di certo, considerando l’ostacolo che si trova davanti, sarebbe come minimo ingeneroso legare il suo destino alla gara di oggi. Perché è vero, sulla carta Lazio e Fiorentina sono formazioni simili per valori e ambizioni ma umore, condizione, entusiasmo e convinzione sono all’opposto. Da una parte un gruppo che vola e che dopo aver preso un paio di sberle (i 6 gol con l’Inter, la sconfitta nel derby) ha ripreso a incantare dall’altra, appunto, i viola.

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Reduci da due punti nelle ultime sei partite e in preda a timori, fantasmi e paure che ne hanno improvvisamente frenato quella corsa iniziata proprio nel primo incrocio con la Lazio. 

La domanda, tanto per tornare al punto di partenza, è: la storia si ripeterà? Di certo servirà una prestazione completamente diversa rispetto alle ultime, per certi versi inquietanti, uscite. Sotto tutti i punti di vista. Con un occhio di riguardo ad una squadra che Baroni ha educato ad offendere come poche (terzo miglior attacco del campionato) ma cercando di ritrovare anche un pizzico di coraggio e sfrontatezza. In una parola: equilibrio.

Concetto valido quando si parla di emozioni ma pure, e così veniamo alle possibili scelte, quando ci si concentra sul piano tattico. L’idea, anche se in questi giorni al Viola Park è stato provato anche il 4-3-2-1, è ripartire dal solito 4-2-3-1. Con un paio di novità: una in difesa, dove Comuzzo potrebbe godere di un turno di riposo in favore di Pongracic (non gioca titolare in serie A dalla prima giornata, era il 17 agosto) e una là davanti con Sottil pronto a prendere il posto di Colpani neppure convocato (al pari di Cataldi) per uuna botta alla caviglia subita in settimana.

Per il resto, almeno in teoria, nessuna sorpresa, con Folorunsho confermato nell’undici titolare in attesa che il rush finale di mercato consegni altri volti nuovi a Palladino.

 Sperando di ritrovare quella squadra che 126 giorni fa, quando al Franchi la Lazio stava per affondarla, trovò la forza per tirar su la testa e per iniziare a volare.


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