Nella Domenica della parola di Dio, si è concluso il Giubileo del Mondo della Comunicazione. Nella messa hanno partecipato migliaia di giornalisti provenienti da 138 paesi che torneranno nei loro posti di lavoro con la sfida di ‘raccontare storie di speranza’. In questi tre giorni a Roma i giornalisti e comunicatori pellegrini hanno varcato la Porta Santa, incontrato il Papa e partecipato a diverse iniziative religiose e culturali.
Il Santo Padre ha presieduto la Santa Messa nella Basilica Vaticana gremita di fedeli. Cita il Vangelo di Luca: “Egli è la Parola Vivente, in cui tutte le Scritture trovano pieno compimento. E noi, nell’oggi della santa Liturgia, siamo suoi contemporanei: anche noi, pieni di stupore, apriamo il cuore e la mente ad ascoltarlo, perché «è Lui che parla quando nella Chiesa si leggono le sacre Scritture”. Papa Francesco durante la liturgia invita i giornalisti presenti adaccogliere la profezia antica come uscita dal Cuore di Cristo, soffermandoci sulle cinque azioni che caratterizzano la missione del Messia.
La prima è quella in cui Gesù viene «mandato a portare ai poveri il lieto annuncio». Ecco il “Vangelo”, la buona notizia che Gesù proclama: il Regno di Dio è vicino! Quando Dio regna, l’uomo è salvato. “Il Signore – aggiunge Francesco – viene a visitare il suo popolo, prendendosi cura dell’umile e del misero. Questo Vangelo è parola di compassione, che ci chiama alla carità, a rimettere i debiti del prossimo e a un generoso impegno sociale”.
In occasione del Giubileo dei Comunicatori Papa Francesco ha ricordato i giornalisti che hanno perso la vita mentre seguivano i conflitti e ha chiesto il rilascio di coloro che sono stati ingiustamente imprigionati. La seconda azione del Cristo è quella di «proclamare ai prigionieri la liberazione». Il male ha i giorni contati, perché il futuro è di Dio. Con la forza dello Spirito, Gesù ci redime da ogni colpa e libera il nostro cuore da ogni catena interiore, portando nel mondo il perdono del Padre. Questo Vangelo è parola di misericordia, che ci chiama a diventare testimoni appassionati di pace, di solidarietà, di riconciliazione”.
Nell’Omelia il Pontefice propone il profilo di un comunicatore “capace di parlare al cuore, non di suscitare reazioni appassionate di isolamento e di rabbia, ma piuttosto atteggiamenti di apertura e di amicizia”. La terza azione di Gesù è quella che motiva ad «aprire gli occhi del cuore», spesso abbagliati dal fascino del potere e dalla vanità: malattie dell’anima, che impediscono di riconoscere la presenza di Dio e che rendono invisibili i deboli e i sofferenti. Questo Vangelo è parola di luce, che ci chiama alla verità, alla testimonianza della fede e alla coerenza della vita”.
Francesco parlando della quarta azione di Gesù, uno dei capi saldi del suo pontificato, invita a «restituire la libertà agli oppressi». “Nessuna schiavitù resiste all’opera del Messia, che ci rende fratelli nel suo nome. Le carceri della persecuzione e della morte vengono spalancate dall’amorevole potenza di Dio. Questo Vangelo è parola di libertà, che ci chiama alla conversione del cuore, all’onestà del pensiero e alla perseveranza nella prova”.
Inoltre in questi giorni Francesco ha segnalato il fenomeno della “dispersione programmata dell’attenzione”. I sistemi digitali modificano la nostra percezione della realtà. E avverte che “quando l’altro diventa ‘nemico’, quando gli vengono oscurati il volto e la dignità per umiliarlo e schernirlo, si perde anche la possibilità di generare speranza”. A questo proposito invita a non arrendersi a questa logica. Gesù nella quinta azione è inviato «a proclamare l’anno di grazia del Signore». Si tratta di un tempo nuovo, che non consuma la vita, ma la rigenera. È un Giubileo, come quello che abbiamo iniziato, preparandoci con speranza all’incontro definitivo col Redentore. Questo Vangelo è parola di gioia, che ci chiama all’accoglienza, alla comunione e al cammino, da pellegrini, verso il Regno di Dio.
Insieme a questo mandato missionario, il Papa ha lanciato nella sua omelia un altro consiglio pratico ai credenti: “Dobbiamo abituarci ad ascoltare quotidianamente la Parola di Dio. Mi piace raccomandare a tutti di portare in tasca, nella borsa, un piccolo Vangelo, un Nuovo Testamento, da portarlo con sé durante la giornata, leggere una o due citazioni per avere un contatto quotidiano con il Signore.”
Attraverso queste cinque azioni, Gesù ha già compiuto la profezia di Isaia, afferma Francesco. Realizzando la nostra liberazione, ci annuncia che Dio si fa vicino alla nostra povertà, ci redime dal male, illumina i nostri occhi, spezza il giogo delle oppressioni e ci fa entrare nel giubilo di un tempo e di una storia in cui Egli si fa presente, per camminare con noi e condurci alla vita eterna. “Ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la saggezza del cuore, condividere la speranza del cuore”.
Nella stessa linea ritiene che si tratti di un invito a “essere testimoni appassionati di pace, solidarietà e riconciliazione”, nonché a scommettere sulla verità, sulla testimonianza della fede e sulla coerenza di vita. Allo stesso modo Francesco è convinto che il Vangelo «ci chiama alla conversione del cuore, all’onestà di pensiero e alla perseveranza nelle prove».
Papa Francesco legge il suo messaggio durante la messa sulla “Domenica della Parola del Signore” nella Basilica di San Pietro in Vaticano, domenica 26 gennaio 2025. (ap)
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