Non accenna a placarsi il polverone scaturito dalla demenziale battuta di caccia di domenica scorsa a Domagnano. La gente, i media e le forze politiche chiedono lumi agli organizzatori, ai responsabili delle autorizzazioni e agli autori materiali di quella mattanza da cui è scaturita la “fucilata spacca-vetri” di una abitazione. Da quanto è dato sapere, sulla paternità dello sparo le indagini hanno ristretto il campo a due soggetti, uno dei quali è il Segretario di Stato al Turismo, Pedini Amati. Questi ha spiegato ai microfoni di RTV, in un monologo mai turbato da domande, che lui non solo faceva parte della spedizione di arditi a caccia di cinghiali tra le case ma che era uno dei due soggetti “attenzionati” dalle forze dell’ordine come responsabile del proiettile vagante. Pedini Amati nel ricostruire i fatti non si sbilancia sull’accaduto, se non per rimarcare l’assenza in TV dell’altro sospettato, a differenza sua non tanto coraggioso (né tanto meno Segretario di Stato) da “metterci la faccia” e rallegrandosi che nessuno si sia in fondo fatto nulla. Poi fa il pesce in barile dicendosi sinceramente sconcertato di come una vicenda banale come questa abbia “fatto alzare esageratamente i toni mediatici”. E perché mai – ci chiediamo ironicamente anche noi – avrebbe dovuto suscitare tanto clamore una finestra rotta per un colpo forse partito dal fucile di un Segretario di Stato che stava sterminando cinghiali in zona abitata? Cosa deve accadere per scalfire la sensibilità corazzata del Segretario “di Stadio”, ora sceriffo ammazza-cinghiali? Abbiamo da tempo rinunciato a tentare di sintonizzarci sulla frequenza del Segretario Pedini, non cadremo nel trappolone di richiamarlo ai principi minimi di responsabilità, sensibilità e ragionevolezza, politica ed umana. C’è chi lo vota, c’è chi lo vuole al Governo (anche se i mal di pancia procurati dal suo modo di agire lasciano cicatrici ovunque…) e dunque chissà per quanto tempo ancora ci toccherà sorbircelo. Così come subiamo la caccia. Una pratica già di per sé crudele che prevede l’eliminazione per hobby di altri esseri viventi ma che, dai racconti dei presenti a Domagnano, pare abbia assunto i connotati di una truculenta mattanza, sotto gli occhi attoniti dei bambini, con cinghiali che grugnivano moribondi in un concerto di spari, un fuggi-fuggi di animali domestici atterriti, con i loro proprietari spaventati e barricati in casa. Insomma, il caos più totale. Auspichiamo vengano fatti rapidamente gli accertamenti su chi abbia concesso le autorizzazioni, viste le numerose prese di distanza, dalla Federcaccia al Segretario di Stato Lonfernini, e se tutto si sia svolto davvero secondo le regole. Noi di RETE banalmente ci chiediamo come sia possibile che nel 2025 sul territorio della Repubblica possa accadere che una mattina un gruppo armato di persone spari a pochi metri dalle case. Come cittadini intendiamo accettare nuovamente episodi del genere? Noi no. C’è un problema di sovrappopolazione di cinghiali tale da costituire un pericolo per la collettività? Bene, si studia il sistema per risolverlo prima di liberare i cowboy sparatutto. Chi ha stabilito l’intervento ed in funzione di quali parametri? Chi ha pensato le modalità di contenimento del fenomeno? Chi ha concesso le autorizzazioni? Chi ha deciso per l’abbattimento anziché la cattura con liberazione in altre zone? Chi ha scelto l’utilizzo delle armi da fuoco anziché metodi meno sanguinari, quali trappole e gabbie? Verranno presi provvedimenti? Verranno tolte le licenze di caccia e il porto d’armi ai responsabili? Questi ed altri inevitabili chiarimenti sono stati richiesti congiuntamente dalle opposizioni al Congresso di Stato in un’interrogazione datata 22 gennaio. La vicenda se non fosse tragica sarebbe comica. Ed infatti da più parti ci stanno ridendo dietro, forse per “l’inspiegabile risalto mediatico” che han dato alla vicenda anche i giornali italiani. Chissà come starà ridendo la persona che solo la buona sorte ha fatto stendere sul divano anziché affacciare alla finestra, altrimenti avremmo riso tutti molto meno.
C.s. RETE
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