Le App e i siti di dating online sono in crisi. Gli esperti del settore se ne erano accorti da tempo, soprattutto negli Stati Uniti, ma ora il fenomeno è evidente ovunque. Dopo la grande crescita durante l’emergenza Covid, complici il lockdown e il distanziamento forzato, ora si assiste a un’inversione di tendenza, con la voglia crescente di tornare agli incontri “fisici”: al bar, al cinema, al ristorante o in un parco, invece che davanti a un computer o con uno smartphone in mano. I motivi sono sia economici che sociali, legati al bisogno di emozioni più vere.
I dati: App di dating in calo
Basta guardare i dati. È sufficiente osservare l’andamento del titolo di un colosso come Match Group, proprietaria di Tinder e altre app simili (per esempio, OkCupid e Hinge, molto popolari negli USA) per capire come l’appeal del settore sia in calo: il titolo sul mercato azionario ha perso il 20% nel corso del 2024. Ma se confrontato con i valori del periodo Covid, quando aveva raggiunto il massimo delle quotazioni, la crisi è ancora più profonda, con un – 80%. Non va meglio, del resto, a Bumble che ha visto un taglio del 22% sul prezzo delle proprie azioni.
Una crisi non solo economica
Oltre alla crisi economica, però, ce n’è una forse ancora più grave, che riguarda la credibilità delle App e delle piattaforme di incontri. Non a caso lo scorso anno un gruppo di utenti americani aveva intentato una class action proprio nei confronti di Match Group, accusandola – ironia della sorte proprio nel giorno di San Valentino, che celebra l’amore – di non avere come scopo l’incontro tra persone affini, bensì la “dipendenza” di chi si iscrive: secondo i promotori della causa l’effetto di questi siti può essere paragonato al gioco d’azzardo e alla ludopatia.
Il costo delle App
Un altro fattore riguarda il costo delle piattaforme: l’iscrizione è spesso gratuita e permette di iniziare a cercare un potenziale partner. Ma dopo una iniziale selezione (generalmente si trascinano verso destra le schede delle possibili anime gemelle e verso sinistra quelle di chi non sembra compatibile), per poter proseguire nella conoscenza occorre pagare un abbonamento alla piattaforma. L’algoritmo, inoltre, facilita chi paga e dunque ha diritto a una maggiore visibilità, mentre gli utenti che non vogliono investire denaro possono avere la sensazione che il proprio profilo non sia di interesse per nessuno.
Innamorarsi online: si può?
«Le applicazioni di dating sono un po’ come dei cataloghi di riviste che vendono abbigliamento o accessori di vario tipo. Questa sensazione, confermata anche da molti nostri pazienti, ha creato una sorta di disillusione e delusione verso questi strumento», spiega Marco Inghilleri, sessuologo e psicologo, vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione sessuale. «Molto spesso accade che l’involucro non corrisponda alla sostanza», aggiunge l’esperto.
La delusione delle donne
«Ad abbandonare questo tipo di App sono spesso le donne, che così segnano un’inversione di tendenza rispetto al periodo covid. All’epoca, infatti, c’era stato un forte sdoganamento di questo tipo di piattaforme, prima ritenute di uso prettamente maschile. D’altro canto anche la psicoterapia si era svolta online, a causa delle restrizioni. Oggi è come se si assistesse a un “dismagamento”, cioè si è persa la “magia” che per un certo periodo aleggiava intorno alle App di dating. In sintesi: sta cambiando anche la percezione delle relazioni umane», osserva inghilleri.
Tornano di moda le relazioni umane
«Oggi stanno tornando di moda le relazioni umane, se così possiamo dire. Questo è controproducente per le App di dating online. Le persone cominciano a rifiutare l’idea di essere merce esposta. C’è un cambiamento della sensibilità: sempre più persone rifiutano l’idea di essere equiparate sia a un oggetto da consumare, sia a un mero consumatore», spiega ancora il sessuologo, secondo cui questo fenomeno «è legato in parte anche alla crisi economica, ma non solo».
La riscoperta di ciò conta davvero
«Certo l’aspetto economico ha la sua influenza: la crisi porta a spendere diversamente i propri soldi, magari rinunciando al superfluo. Per questo ci si orienta soprattutto verso relazioni reali – sottolinea Inghilleri – Un modello come quello del dating online, già basato quasi esclusivamente sull’apparenza, sta vivendo quindi un momento negativo». A contribuire al calo di attrattiva ci sono fattori “umani”: a far scattare l’innamoramento “in persona” sono spesso uno sguardo, il tono di voce, le passioni comuni, l’ironia e altre caratteristiche dell’interazione reale, non solo l’aspetto fisico di una fotografia, magari ritoccata, o un elenco di hobby più o meno veritieri.
Più voglia di vivere a contatto con gli altri
Dopo il Covid, con il ricorso massiccio al distanziamento e allo smart working, come alla tecnologia che ha permesso di continuare a svolgere alcune attività (basti pensare alla didattica a distanza), oggi si assiste a un’inversione di tendenza: «C’è un bisogno assoluto di incontri reale e autentici – prosegue Inghilleri – Lo si vede anche nella voglia di spostarsi, di non restare a casa nel weekend, per esempio, ma di vivere una vita meno stanziale e domestica, più a contatto con la natura e con gli altri. Possiamo dire che c’è un cambiamento di sensibilità in atto, che vediamo anche noi in ambulatorio psicoterapeutico».
Ma la Gen Z continua a cercare online
A fare eccezione, però, sono i ragazzi della Gen Z, che usano ancora i device e i social per i propri contatti: «In questo caso parliamo di una generazione diversa da quella, per esempio, dei Millennials: la Gen Z è stata “socializzata” all’uso massiccio di App e device. È un po’ come se avessero sostituito la penna per scrivere della generazione precedente – osserva lo psicosessuologo – Per i giovani non sono mezzi alienanti. A questo va aggiunto che i ragazzi non hanno la stessa sensazione di essere oggetti di consumo, perché sono abituati al mondo digitale».
Il rischio delle conoscenze solo virtuali
La conferma arriva anche dal New York Times. In un articolo firmato da Magdalene J. Taylor, si sottolineava come un tempo le conoscenze che poi portavano alla nascita delle coppie spesso derivavano da incontri con amici comuni, tramite familiari o con colleghi. Affidandosi solo al mondo di internet, invece, il rischio è che non si riesca più a fare conoscenza di persona, che ci si senta incapaci o sopraffatti dall’imbarazzo e dalla timidezza.
L’amore tramite i social
Il problema riguarderebbe soprattutto i più giovani, quindi, che non sono neppure utenti del dating online, ma che fanno massiccio uso e ricorso ai social per qualunque tipo di interazione. A fare la parte del leone, ancora una volta, è TikTok insieme a Instagram, dove un “like” può essere messo non tanto per manifestare il gradimento di un contenuto, quanto per aprire la strada magari a un messaggio privato e a una potenziale conoscenza più approfondita. «Non sta peggiorando solo la nostra esperienza con la tecnologia, ma la nostra capacità di creare connessioni significative e durature offline» osserva Taylor, sottolineando come a gestire le connessioni siano spesso gli algoritmi (o, più di recente, l’intelligenza artificiale). Si potrà tornare al passato?
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