REGGIO CALABRIA «La Corte di Appello di Reggio Calabria è stata costretta da diversi anni a far fronte ad una considerevole domanda di giustizia sia pure con una scopertura di organico notevole che si è attestata sempre ad un indice superiore al 50%, ciò ha determinato delle ricadute anche sugli uffici giudicanti del distretto ai quali si è dovuto fare ricorso con applicazioni endodistrettuali per consentire il regolare espletamento dell’attività giurisdizionale».
Lo ha detto, in apertura dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la presidente della Corte d’Appello Caterina Chiaravalloti, che ha sottolineato poi «l’inadeguatezza degli organici degli uffici a far fronte ai maxiprocessi di criminalità organizzata, la cui complessità deriva anche in ragione di una mole rilevantissima di materiale probatorio non sempre adeguatamente selezionato nella fase delle indagini preliminari. Ciononostante, siamo riusciti a mantenere l’elevato livello di produttività. Laddove dovesse perdurare la situazione di grave scopertura dell’organico, in queste condizioni il personale della magistratura non potrà assicurare alcuna risposta celere di giustizia». Presenti all’inaugurazione, tra gli altri, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, il senatore del Pd, Nicola Irto, l’eurodeputata Giusi Princi e il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro.
I numeri
La relazione, ancora, nell’analisi dei flussi delle due sezioni penali, – dal 1 luglio 2023 al 30 giugno 2024 – «evidenzia un consistente abbattimento dell’arretrato, con miglioramento di tutti gli indici statistici di rilievo». Dalle 7269 giacenze del luglio del 2023, si perviene ai 6091 casi del 30 giugno del 2024, «anche per effetto delle prescrizioni e delle improcedibilità per mancanza di querela e per dichiarazioni di inammissibilità dell’appello». Secondo i contenuti della relazione, il dato negativo che emerge e’ da individuare proprio nelle prescrizioni che, dichiarate in 1098 procedimenti nell’arco temporale in esame, corrispondono a quasi il 39% delle definizioni.
Dominijanni: «Da Nordio offese alla magistratura»
È toccato, invece, al procuratore generale Gerardo Dominijanni intervenire sul tema della riforma della giustizia, «purtroppo di estrema attualità. Lo dico senza se e senza ma la separazione delle carriere, benché legittima, non apporta alcun beneficio alla collettività. Il sospetto poi che essa sia un primo passo per sottoporre il pubblico ministero al controllo dell’esecutivo, è forte. Su queste due affermazioni la magistratura è pronta a confrontarsi con chiunque, in qualunque sede, in qualunque momento. Sono però costretto ad osservare, con amarezza, come ultimamente assistiamo ad esternazioni del signor Ministro che non solo offendono gratuitamente la magistratura ma, soprattutto, impediscono ogni dialogo». Secondo Dominijanni, infatti, «dobbiamo ritornare alle discussioni costruttive, recuperando lo spirito dei costituenti che forgiarono la nostra Costituzione. Le riforme, vieppiù costituzionali, non andrebbero imposte, ma costruite insieme con tutti gli attori, avvocatura compresa ovviamente. Denigrare, e non dialogare il corpo giudiziario, è iniziativa pericolosa per ciò che all’esterno viene percepito. Impedire un processo di disbiosi dei poteri dovrebbe essere l’imperativo morale dei nostri giorni, e il mio appello va, tanto alla magistratura quanto alla politica. Quella che nell’immaginario collettivo è ormai una ‘guerra’ presuppone vincitori e vinti. Continuare su questa china – ha sostenuto il procuratore generale di Reggio – significa che a perdere sarà solo il popolo italiano, a vincere sarà solo la criminalità».
La protesta
Anche a Reggio, così come a Catanzaro, i magistrati hanno abbandonato l’aula. Caterina Asciutto, presidente dell’Anm di Reggio Calabria, ha detto che «non si può restare in silenzio. Il silenzio sarebbe il risultato di un calcolo di convenienza corporativa che, in nome della Costituzione, su cui hanno prestato giuramento, i magistrati italiani rifiutano».
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