«Tornare a fare politica? Da oggi inizio a pensarci e guardo anche a Padova. Berlusconi e Trump contro tutti, un’ispirazione»

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TERME EUGANEE (PADOVA) – «Io vorrei fare un sondaggio tra la gente che vive alle Terme: preferite la situazione di oggi o quella ai tempi di Luca Claudio?». Sono passati quasi nove anni, ma l’ex “Imperatore” non ha perso né l’eloquio né il gusto per la provocazione.

Parla di se stesso in terza persona come Giulio Cesare, un po’ perché fa parte dell’ego del personaggio e un po’ perché sta davvero osservando la situazione da fuori valutando se tornare a fare politica. L’ex sindaco, travolto dall’inchiesta sulla Tangentopoli delle Terme, ci pensa eccome, all’indomani dell’annullamento dell’interdizione dai pubblici uffici. 

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Un’ordinanza notificata dalla Corte d’Appello di Venezia ha dato ragione al ricorso presentato dall’avvocato Ferdinando Bonon: ogni pena accessoria è già stata scontata assieme a quella principale. Ciò significa che Claudio è libero di ricandidarsi come e dove vuole. Dopo l’arresto per corruzione, il patteggiamento e una lunghissima scia di altri procedimenti giudiziari, ora è davvero tutto finito. 

Può tornare a fare politica in prima persona. Qual è la sua prima reazione?
«Non ho sentimenti di gioia, non è un giorno felice. Prevale ancora l’amarezza. Per l’accanimento giudiziario subìto io mi sento secondo solo a Berlusconi. Eppure ho vinto molti processi, quasi tutti».

Però ha patteggiato tre anni e undici mesi per corruzione. 
«L’ho fatto solo per motivi personali e familiari. Perché in quel periodo ho patito davvero di tutto».

Nei suoi confronti c’è stata anche una condanna. Cinque mesi per la mazzetta richiesta per la discarica di Giarre…
«L’ho già detto in ogni aula e lo ripeto. Non ho mai chiesto e percepito tangenti».

E adesso, otto anni e mezzo dopo l’arresto, pensa ad un ritorno in politica. 
«Ci penso perché tra i miei sostenitori tanti mi invitano a tornare. Oggi inizia il tempo delle riflessioni. Da ora metto in moto un meccanismo mentale per chiedermi se ne abbia voglia e se ne valga la pena, per me e per un territorio che ho amato».

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Ha governato Montegrotto dieci anni e poi Abano per cinque. Entrambe andranno al voto nel 2027. Guarda soprattutto a Montegrotto, come più di qualcuno mormora nel suo paese?
«Ci potrei essere per qualunque tipo di livello, dal piccolo comune al livello nazionale. Potrei guardare anche alla città di Padova, dove so che c’è tanta gente scontenta. Non voglio precludermi alcun tipo di orizzonte, dipenderà dal progetto. Lo ripeto: guarderò tutto e ascolterò tutto». 

Intanto però qual è il suo pensiero sulle Terme?
«È il bacino più grande d’Europa, ma non è affatto valorizzato come potrebbe. Io avevo un progetto ampio che coinvolgeva anche la città metropolitana di Venezia. Quello era il mio modello».

Un modello che però ha portato ad un’inchiesta per corruzione. Come convive con quell’etichetta?
«Chi vuole darmi quell’etichetta continuerà a darmela, io ripeto che non ho mai preso tangenti e che al territorio termale ho dato tanto. Strade, palazzetti, scuole, manifestazioni. Eravamo sulle reti nazionali ogni quindici giorni».

Quanti l’hanno scaricata dopo l’inchiesta?
«Si sono allontanate molte persone che pensavo non l’avrebbero fatto, quindi c’è amarezza. Anche questo mi porta a chiedermi perché dovrei rimettermi in gioco. Per chi e per cosa?».

Già, per chi e per cosa?
«Per chiudere un cerchio. Non per un senso di rivalsa, ma per una giustizia personale. Penso a Berlusconi che nonostante tutto ha continuato a lottare ed è rimasto in campo. E penso a Trump, che ha subìto di tutto e si è rimesso in gioco».

Berlusconi e Trump. Sono suoi modelli?
«Sono persone eccezionali che fino all’ultimo hanno lottato per un sogno diverso, anche quando avevano tutti contro».

Dieci mesi dopo l’ultima intervista, la stessa domanda: dice di aver patito di tutto, ma non si sente responsabile?
«So bene che ognuno è artefice del proprio destino, con i propri atti e i propri atteggiamenti. Ho probabilmente sbagliato a non voler far parte di una compagine politica e a non voler rispettare determinate regole pur di rimanere coerente con gli impegni elettorali. Ho sempre detto che forse non ero e non sono fatto per questo tipo di politica».

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Però la politica occupa ancora i suoi pensieri. Nel caso di una ricandidatura, crede davvero di poter vincere?
«Me la giocherei, poi vincerebbe la maggioranza».
 





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