Cattive nuove dal fronte pensioni: diverse persone lamentano che l’Inps sta rifiutando le loro domande di pensionamento anche se hanno già compiuto 67 anni di età e hanno 20 anni di contributi. Vediamo che cosa sta succedendo.
Anno nuovo e requisiti di pensionamento nuovi? No o, almeno, non ufficialmente. Eppure diverse persone stanno lamentando che l’Inps sta rifiutando le loro domande di pensionamento anche se hanno perfezionato sia il requisito anagrafico che quello relativo ai contributi.
In pratica costoro non possono ancora accedere alla pensione di vecchiaia anche se hanno già compiuto 67 anni di età e hanno già maturato 20 anni di contribuzione. Che cosa sta succedendo? E’ scattato l’aumento dell’età pensionabile senza che nessuno ci avvisasse?
Un paio di settimane fa l’Inps era finita nel caos proprio perché il simulatore online aveva aumentato di 3 mesi l’età per l’acceso alla pensione. Il direttore Gabriele Fava si era affrettato a negare qualsiasi aumento e anche il Governo aveva negato tutto. Eppure molti cittadini non possono uscire dal lavoro nemmeno se soddisfano tutti i requisiti chiesti dalla legge Fornero.
Niente pensione nemmeno se hai 67 anni e 20 anni di contributi: ecco cosa sta succedendo
Niente pensione nemmeno se hai 67 anni e hai raggiunto i 20 anni di contribuzione. La novità sta spiazzando tutti e molti sono rimasti sconvolti nel vedersi respingere la domanda di pensionamento dall’Inps. Che cosa è successo, sono forse stati modificati all’ultimo minuto i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia? La risposta è un’altra.
Per accedere alla pensione di vecchiaia tutti pensiamo che sia sufficiente soddisfare due requisiti: avere minimo 67 anni e non meno di 20 anni di contribuzione. In realtà sbagliamo tutti e non da ora ma dal 2012, da quando, cioè, è entrata in vigore la legge Fornero. Infatti la legge Fornero prevede non due ma tre requisiti da soddisfare per uscire dal lavoro:
- avere almeno 67 anni di età;
- avere almeno 20 anni di contributi;
- aver maturato un assegno previdenziale pari almeno all’importo dell’assegno sociale.
L’assegno sociale aumenta ogni anno per effetto della rivalutazione: nel 2025 corrisponde a 538 euro al mese. Pertanto chi non raggiunge questa cifra, non può accedere alla pensione nemmeno se ha già spento 67 candeline sulla torta di compleanno e ha 20 anni di contributi.
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Niente pensione a 67 ma solo per questa categoria di lavoratori
Tante persone si stanno vedendo respingere dall’Inps la domanda di pensionamento in quanto, pur avendo già 67 anni e 20 anni di contributi, il loro assegno previdenziale non raggiunge la soglia minima stabilita dalla legge Fornero. Questo “paletto”, tuttavia, non riguarda proprio tutti.
La limitazione all’accesso alla pensione per chi non ha un assegno pari almeno all’importo dell’assegno sociale riguarda solo i lavoratori contributivi puri, cioè coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996. In quell’anno ci fu una grande svolta: l’importo degli assegni pensionistici fino al 1995 veniva calcolato con il sistema retributivo; a partire dal 1996, invece, per effetto della riforma Dini, le pensioni iniziarono ad essere calcolate con il sistema contributivo.
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Chi non ha contributi antecedenti al 1996 è detto “contributivo puro”. Costoro non possono andare in pensione nemmeno a 67 anni e con 20 anni di contributi se la loro pensione non arriva almeno al medesimo importo dell’assegno sociale. In compenso, però, possono godere di un vantaggio: arrivati a 71 anni possono accedere alla pensione anche con solo 5 anni di contributi a prescindere dall’importo dell’assegno Inps che hanno maturato.
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