La prima lettera ai Corinti di Paolo riporta i fedeli alla tragedia dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti e agli altri genocidi. Spesso il rispetto della vita è stato dimenticato dai popoli. Le storie contrapposte di San Donato Valcomino e Ceccano
se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. (1Cor 12,26)
La metafora è efficace: Paolo è un rabbi, un maestro della Legge, capace di affascinare le persone con le sue argomentazioni e la sua tecnica oratoria. Cosa c’è di più semplice e intuitivo? Se mi fa male un dito, tutto il corpo soffre.
Spesso si cita Jaime Torres Bodet che in una sua poesia scrive: un uomo muore dentro di me tutte le volte che un uomo muore da qualche altra parte, assassinato dalla paura e dall’ansia di altri uomini… Paolo riassume l’essenza della Legge che si basa sull’uguaglianza di tutti gli uomini, tutti membri della stessa famiglia, perché figli di un unico Dio creatore.
La tragedia della Shoah
Mentre leggevo il versetto della Prima lettera ai Corinti, ho subito pensato alla Shoah e al suo significato peculiare: un intero sistema di nazioni civili, colte, che avevano dato i natali ad uomini illustri, che costituiscono il patrimonio culturale della civiltà occidentale, sembra dimenticare quella frase così semplice, fondamento della tradizione delle grandi religioni del libro, il Giudaismo, il Cristianesimo, l’Islam.
Di fronte alla tragedia della Shoah, soprattutto in questi ultimi mesi di guerra, siamo portati ad assimilare lo sterminio nazista a tanti altri genocidi (parola nata proprio dalla Shoah), cosicché dimentichiamo le caratteristiche peculiari della persecuzione antiebraica, che coinvolse anche altre minoranze, come i Sinti, gli omosessuali, i dissidenti politici.
L’economia concentrazionaria
La Shoah è il frutto di un’organizzazione pensata, razionale, financo industriale, per arrivare alla distruzione completa di un popolo e delle sue radici culturali, che contrastavano in modo decisivo la teoria della supremazia del popolo germanico su tutte le altre popolazioni. Ma quella organizzazione, l’economia concentrazionaria, ha potuto affermarsi e quasi raggiungere il suo obiettivo, perché generazioni di cristiani, di mussulmani, ma anche di ebrei hanno dimenticato il rispetto che si deve ad ogni vita umana.
Molto spesso si sono limitati a voltare il capo da un’altra parte, con la scusante che tutti facevano così, o che non sapevano che cosa fare… Invece sappiamo benissimo che tanti altri non hanno voltato lo sguardo, anzi si sono impegnati per salvare le persone dallo sterminio. Mentre altri si impadronirono di beni, case, posizioni sociali.
Le due facce della Ciociaria
La provincia di Frosinone ricorda la vicenda dei cittadini di S. Donato Val Comino che cercarono, podestà in testa, di salvare gli ebrei internati nel loro comune, arrivando perfino a falsificare i documenti, per preservarli dalla deportazione ad Auschwitz, ma ricorda anche la solerzia del podestà di Ceccano che invece denunciò tre ricoverati nell’ospizio psichiatrico, appunto perché ebrei. (Leggi qui: Gli ebrei giunsero in Val di Comino e San Donato entrò tra i Giusti).
Di fronte alla Shoah ciascuno ha avuto la possibilità di scegliere come comportarsi e proprio dalla Shoah dobbiamo imparare che situazioni simili potrebbero ripresentarsi e dobbiamo sapere che potrebbe essere chiesto anche a noi di scegliere se voltare lo sguardo da un’altra parte o rispondere a chi si trova in difficoltà.
Le colpe non solo di Hitler o del negriero
Il problema più importante dell’economia concentrazionaria non era ammazzare le persone, quanto invece quello di sbarazzarsi dei cadaveri. E lì si sviluppò tutto il sapere ingegneristico con la progettazione di appositi forni che dunque ebbero i loro progettisti, i loro costruttori, i loro trasportatori. Ciascuna di queste persone sapeva che non stava lavorando per realizzare i forni di una pizzeria. Tutti voltarono il capo dall’altra parte.
Forse un fenomeno simile possiamo ritrovarlo nella tratta degli schiavi: anche in quel caso c’erano ingegneri che progettavano navi appositamente attrezzate per trasportare il maggior numero di schiavi, armatori che le allestivano, arsenali che le manutenevano, mastri d’ascia che le costruivano, compagnie assicurative che ne garantivano il carico di schiavi e poi i mercanti, le guardie….
Senza tutte queste persone la tratta non si poteva fare. La colpa non è soltanto del negriero o di Hitler, o di Eichmann…
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