Come Rosa Vespa avrebbe ingannato il marito: le finte visite dal ginecologo, il parto da sola per i casi Covid e il bacio alla pancia

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di
Carlo Macrì, inviato a Cosenza

La donna, che resta in carcere, al gip: «Lui non c’entra, io gli ho mentito fingendo di essere incinta». Acqua Moses: «Io non sapevo nulla di quello che lei aveva organizzato».

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«Sono stato ingannato da mia moglie. Io non sapevo nulla di quello che lei aveva organizzato». Sono state sufficienti poche parole e alcuni riscontri a convincere il giudice dell’udienza preliminare Claudia Pingitore a scagionare Acqua Moses dall’accusa di aver partecipato al sequestro della piccola Sofia. Era stato lo stesso pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, in effetti, a chiedere l’annullamento del provvedimento di carcerazione. Il nigeriano resta, comunque, indagato.

I genitori di Sofia: «Ora diranno che era inferma di mente»

 La notizia della scarcerazione di Moses ha colto di sorpresa Federico Cavoto e sua moglie Valeria Chiappetta, genitori di Sofia. Il ritorno in libertà del nigeriano, sottolineano è avvenuta il giorno dopo che Valeria aveva chiesto ad una poliziotta di rassicurarla sul fatto che i due fermati per il rapimento di Sofia sarebbero rimasti in carcere. «Siamo sconvolti e increduli», confessano. E si interrogano: «Il prossimo passo sarà quello di dichiarare Rosa Vespa inferma di mente, facendo in modo che anche per lei si aprano le porte del carcere. Non crediamo sia estraneo ai fatti». 




















































L’avvocato Gianluca Garritano spiega così il ritorno in libertà del suo assistito: «Moses è stato raggirato dalla moglie». Resta in carcere, invece Rosa Vespa, ritenuta unica responsabile del rapimento. Sia il pm che il gip hanno creduto alle dichiarazioni di Acqua Moses. «Io ho saputo che quello non era mio figlio solo quando a casa ho visto Rosa che cambiava la bimba», ha raccontato. Rosa Vespa, in effetti, ai poliziotti della mobile di Cosenza l’aveva detto subito: «Mio marito non c’entra con quello che ho fatto. Ho organizzato tutto io, è stata una mia idea». 

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Le parole di Rosa Vespa

La donna ieri durante le quattro ore d’interrogatorio è scoppiata a piangere e ha chiesto scusa a tutti. «Non avrei mai fatto del male a quella creatura». Ha cercato anche di giustificare il suo gesto: «Ho creduto di essere rimasta incinta. Ci speravo. Quando ho capito che non era vero, ho immaginato di esserlo comunque. Mi sono convinta così tanto da esternare questa mia gestazione con chiunque. Con mio marito, ma anche con i miei familiari. Facevo finta di andare dal ginecologo per le ecografie, ho acquistato anche il corredino celeste perché in cuor mio volevo un maschietto. Sono rimasta incastrata in una storia che mi sono inventata e che ad un certo punto, mi sono accorta doveva necessariamente finire. Ecco perché mi sono decisa a rapire la neonata. Sono andata a caso». 

La sua corporatura l’ha aiutata a sostenere una gestazione che non è mai esistita. A cui tutti hanno creduto: il marito che in una foto si nota mentre bacia la pancia della moglie. Acqua Moses l’8 gennaio scorso, ingannato dalla moglie che lo avvisato della imminente nascita di Ansel ha chiesto al suo datore di lavoro un giorno di permesso per andare a prendere in clinica suo figlio appena nato. 

Non era stato presente al parto perché la moglie aveva raccontato a tutti che in clinica c’erano stati casi di Covid e che gli ingressi erano vietati, anche agli stretti familiari, anche con i tamponi. Il legale della donna, Teresa Gallucci ha chiesto per la sua assistita una visita psichiatrica per accertare il suo stato mentale. Da capire chi ha redatto il certificato delle false dimissioni di Rosa Vespa dalla clinica. (Ha collaborato Vincenzo Brunelli)

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25 gennaio 2025 ( modifica il 25 gennaio 2025 | 10:40)

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