FIRENZE – E’ netto il presidente della Corte d’Appello all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. E’ la sua ultima cerimonia perchè ad agosto andrà in pensione. Dice:”La separazione delle carriere è uno specchietto, è un progetto con cui si vuole ridisegnare l’ordine costituzionale. Il vero obiettivo è lo spacchettamento dell’ordine superiore del Csm” e “ridurre ai minimi termini autonomia della magistratura. Così si crea anche una separatezza culturale tra pm che entra nella cultura dell’amministrazione per avvicinarsi all’esecutivo. Si crea così un giudice sempre più solo davanti alle aggressioni esterne, più burocrate e attento ai risultati aziendalistici ma meno ai diritti dei cittadini”.
Scendendo nel dettaglio della sua relazione, sull’amministrazione della giustizia in Toscana, Nencini aggiunge: “Il Distretto di Corte d’Appello di Firenze soffre oramai da tempo di una scopertura di organico del personale di magistratura estremamente significativa. Tale scopertura investe sia i tribunali del distretto – con punte massime del 20% per il tribunale distrettuale di Firenze, del 19% in relazione al tribunale di Livorno, del 25% per quanto attiene tribunale di Lucca, e fino al 34% con riferimento al tribunale di Prato – sia la Corte di Appello che ha una scopertura del 18% con riferimento ai consiglieri, del 42% con riferimento ai presidenti di sezione, e dell’85% con riferimento ai magistrati di pianta organica flessibile. A fronte di tali scoperture di organico del ruolo dei magistrati si può evidenziare una ancor più significativa scopertura di organico di profili amministrativi del personale di ruolo che si attesta al 28,23% per l’intero distretto, con punte di eccellenza del tribunale di Firenze con il 33,33%, del tribunale di Pisa con il 40,67%, del tribunale di Pistoia con il 36,84%, del tribunale di Prato con il 44,72%, del tribunale di Siena con il 35,38%”.
E ancora: “A fronte di queste criticità, che oggettivamente rendono impossibile una gestione ordinata ed efficiente della giurisdizione, tuttavia, con riferimento agli uffici di primo grado, il raggiungimento degli obiettivi di Pnrr pare essere già una realtà in larga parte acquisita; con ciò evidenziando certamente una minore sofferenza del settore civile della giurisdizione di primo grado rispetto al settore penale. Lo stesso può dirsi per la Corte di Appello, ove tutte le sezioni civili evidenziano, seppure con enormi difficoltà, il raggiungimento degli obiettivi di Pnrr. Questo dato positivo, dovuto all’impegno di tutto il personale di magistratura ed amministrativo, potrà essere vanificato soltanto nel caso in cui il legislatore decida di convertire in legge il decreto legislativo dell’ottobre 2024 con il quale si reintroduce la competenza delle Corti di Appello sulle impugnazioni avverso i provvedimenti di primo grado in materia di immigrazione”.
“In tal caso -continua Nencini – come già rappresentato al Ministro della Giustizia, con un documento a firma di tutti i Presidenti di Corte, il raggiungimento degli obiettivi di Pnrr sarà oggettivamente impossibile, allo stato delle risorse disponibili”. Secondo il presidente della Corte di Appello “una valutazione differente deve essere effettuata per il settore penale della giurisdizione. L’arretratezza in cui versa il settore, soprattutto in tema di informatizzazione del processo, ci consegna una giustizia penale fortemente in sofferenza nel primo grado di giudizio; decisamente fallimentare nel grado di appello, ove oramai si possono utilmente celebrare soltanto i processi che prevedono ex lege una trattazione prioritaria; e con tempi molto dilatati (parlare di ‘disposition time’ non ha alcun senso). In assenza di riforme incisive e drastiche le impugnazioni penali sono destinate a ‘galleggiare’ in un mare di inefficienza”.
PROCURATORE GENERALE – “Per onestà intellettuale devo dire che condivido e faccio mie le ragioni di allarme espresse dai colleghi che hanno lasciato l’aula” quando, per protesta contro la riforma della giustizia, ha preso la parola il rappresentante del ministero. Lo ha detto il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Firenze, Ettore Squillace Greco, iniziando il suo intervento in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Nella relazione del procuratore generale della Corte di appello di Firenze, Ettore Squillace Greco, all’inaugurazione dell’anno giudiziario,
In Toscana, tra luglio 2023 e giugno 2024, è in crescita il numero dei procedimenti per furti, truffe e rapine (+ 6%), così come per i reati ambientali per i quali sono raddoppiate le inchieste (+92%), salgono i reati tributari, spia di riciclaggio, dell’11,5%, mentre sono in flessione i fascicoli in materia di criminalità organizzata. In aumento anche i reati contro la libertà sessuale e gli atti persecutori.
Quanto all’aumento di furti, truffe e rapine, Squillace Greco ha sottolineato che “siamo nella fisiologica oscillazione di questo tipo di reati, per cui non mi pare che un aumento così limitato desti particolare allarme, fermo restando che sono quelli che incidono sulla sicurezza percepita dai cittadini”. Invece per i fenomeni di criminalità organizzata, la riduzione dei fascicoli “appare più espressione di contingenze, che di una riduzione effettiva del fenomeno”.
La criminalità albanese, in Toscana, si legge nella relazione del procuratore generale, “sta ormai completando il salto di qualità da delinquenza a criminalità dei grandi traffici e del reinvestimento di capitali illeciti”. Il contrasto alla mafia cinese, osserva, è “particolarmente difficile per comunità chiuse, poco permeabili, tendenti a risolvere i conflitti al loro interno, difficoltà a reperire nel corso delle indagini, prima, e dei processi, dopo, interpreti e traduttori affidabili”.
In Toscana, regione “che non presenta caratteristiche della criminalità diverse da quelle che si registrano nelle altre regioni del centronord del Paese”, da tempo “sono stati inseriti nel circuito economico legale capitali mafiosi che non è possibile aggredire utilizzando solo gli strumenti legislativi che sono propri del sistema antimafia”.
Nella relazione, il procuratore generale osserva che “per quanto riguarda i delitti in materia di droga, che anche quest’anno sono in aumento (+ 4,52%), va ribadito come la pericolosità dei traffici che incrociano il territorio toscano, in particolare il porto di Livorno, richieda un costante sforzo organizzativo e investigativo, nonché un convinto impegno di coordinamento a livello nazionale e internazionale”, e che “mafia albanese, ‘ndrangheta e altre organizzazioni criminali utilizzano per il traffico di stupefacenti lo scalo labronico come alternativa privilegiata ai porti di Gioia Tauro e Genova”, e “parte dei profitti del traffico di droga viene poi investita in attività economiche lecite”.
Si pone, perciò, secondo il procuratore generale di Firenze, “l’esigenza di affinare ancor di più quei meccanismi di rilevazione degli elementi sintomatici della presenza mafiosa che, in regioni come la Toscana, è soprattutto presenza nei circuiti economici”.
Nell’ultimo anno, a seguito di un incremento dei controlli si è registrato un forte aumento delle iscrizioni per reati in materia di ambiente (+33%) ed edilizia (+23%). Secondo alcune rilevazioni la Toscana ha raggiunto il quinto posto nazionale per numero di reati ambientali, dopo Campania, Calabria e Sicilia. Sulla tutela del lavoro si registra una lieve flessione delle iscrizioni per lesioni gravi e gravissime da violazione delle norme sulla prevenzione (-1,94%) ma sono aumentate del 70% le iscrizioni per omicidio colposo.
“Qui il pensiero non può che andare alle tragedie, tra le altre, di via Mariti a Firenze e di Calenzano – sottolinea ancora Squillace Greco -. Le indagini sono in corso e vengono svolte con l’impegno adeguato e necessario. Ma quei morti ci chiamano in causa tutti”.
Sono in aumento, del 15,55%, le iscrizioni per delitti contro la libertà sessuale e gli atti persecutori. Ancor di più aumentano, del 19,99%, i maltrattamenti contro familiari e conviventi. Per Squillace Greco “non è l’intervento penale che può risolvere il problema della violenza di genere e della violenza in generale. Credo che dovremmo tutti porci il problema del degrado dei rapporti umani, di una aggressività sempre pronta ad esplodere, di un rancore dilagante che si alimenta nei canali sociali”.
SANGERMANO – “Una fattiva e leale collaborazione con gli uffici giudiziari, scevra da pregiudizi culturali o vischiosità amministrative, consentirà pragmaticamente di arrivare alla soluzione dei problemi e accompagnare le ulteriori fasi di sviluppo e aggiornamento del sistema di modo che l’applicativo del processo penale telematico possa diventare progressivamente, ma in tempi rapidi, la dorsale delle comunicazioni dei contenuti processuali”.
Lo ha detto Antonio Sangermano capo del dipartimento per la giustizia minorile e delegato a intervenire dal ministro Carlo Nordio. “Lo sviluppo rapidissimo dell’Intelligenza Artificiale condizionerà la vita umana anche nel campo del diritto. Superare l’autoreferenzialità, il provincialismo intellettuale, per cogliere le nuove opportunità, decifrare e interpretare la complessità della modernità senza pregiudiziali: il Governo ha posto il tema al centro del G7 a Venezia e ha presentato forse per primo tra gli Stati europei una proposta di disciplina dell’applicazione dell’intelligenza artificiale alla giustizia. Il Ministero della Giustizia ne disciplinerà gli impieghi”.
AVVOCATI – “E’ in atto il tentativo di liquidazione della giurisdizione, a rischio la tenuta dell’ordinamento democratico” e “si registrano frequenti intimidazioni ai danni di magistrati e avvocati”. Lo ha detto il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Firenze Sergio Paparo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025.
“La Costituzione affida alla giurisdizione la responsabilità di concorrere a dare attuazione ai principi fondamentali – ha sottolineato – e ad assicurare che siano tutelati diritti e ottemperati doveri. Magistrati e avvocati devono essere messi in condizione di esercitare le loro funzioni in assoluta indipendenza e autonomia”. Quanto alle intimidazioni ai danni di avvocati e magistrati, Paparo ha ricordato “il tentativo di aggressione a danno dei colleghi toscani Cecilia Turco e Mimmo Passione, all’esito di un’udienza davanti alla Corte d’appello nella quale avevano ‘osato’ avanzare istanze difensive non gradite al ‘tribunale del popolo’ composto dai parenti ed amici della parte offesa di quel procedimento”.
Ha poi ricordato il blitz nella notte fra il 19 e il 20 novembre scorsi in cui, davanti ai palazzi di giustizia di Firenze, Prato, Pistoia e Lucca, furono esposti striscioni, tutti con la frase “Elon Musk ha ragione: toghe rosse andatevene”.
“Episodi che allarmano e sgomentano – ha osservato ancora -, perché sono diretta conseguenza del fastidio e del disprezzo manifestati dal decisore legislativo e politico nei confronti della funzione di controllo della legalità esercitata dalla Giurisdizione”. Da Paparo un ricordo alla memoria dei “lavoratori che hanno perso la vita sui posti di lavoro” e ai “detenuti che nelle carceri del nostro Paese si sono tolti la vita in segno di disperata ed estrema protesta contro la sistematica violazione del precetto dell’art. 27 della Costituzione, secondo cui “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
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