Volontario di Milano in Ucraina ricercato dalla Russia per terrorismo

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Un volontario milanese di 30 anni, Ludovico Gualano, è ricercato dalla Russia e contro di lui è stato avviato un procedimento penale da parte della “direzione affari interni” dell’amministrazione di occupazione russa nella regione ucraina di Kharkiv. Il giovane, originario di Sant’Agata di Cassina de’ Pecchi, è accusato di avere “creato una comunità criminale”, di “finanziamento di attività terroristiche” e di “incitamento all’odio e inimicizia”. Reati per i quali rischia fino all’ergastolo, se la Russia lo catturasse e lo processasse.

Nel mese di febbraio del 2022 Gualano ha fondato il ‘Giuditta Rescue Team’, con lo scopo di raccogliere e portare in Ucraina aiuti umanitari per la popolazione, soprattutto gli sfollati e coloro che vivono in zone vicine al fronte, per l’assistenza medica, per la ricostruzione delle case e anche per aiutare gli animali, vittime anch’essi della guerra. 

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La potenza d’occupazione lo accusa di terrorismo

Tutto ciò, per l’amministrazione degli occupanti russi, secondo quanto riportato dal giornale ‘News Kharkov’, si tradurrebbe in “fondi per il personale delle squadre mediche dei gruppi armati illegali dell’Ucraina”, nonché nell’assistenza “all’evacuazione forzata della popolazione della regione di Kherson”, un’altra regione ucraina parzialmente occupata dai russi. Non è tutto: sempre per quanto riporta ‘News Kharkov’, Gualano, sui social network, avrebbe effettuato “pubblicazioni volte a incitare all’odio o all’inimicizia” e a “umiliare la dignità delle persone in base alla nazionalità”.

Il mandato di cattura a Gualano risalirebbe al 9 dicembre 2024. Il giovane volontario sporgerà denuncia per far aprire un fascicolo sul caso. È superfluo evidenziare che il mandato non ha alcun valore, poiché la regione di Kharkiv è riconosciuta come territorio ucraino in base al diritto internazionale. Gli atti di un’amministrazione occupante non possono essere accolti dall’Italia né tantomeno dall’Ucraina. 

“Ludovico Gualano, da 2 anni, si occupa in prima persona, mettendo a rischio la sua vita, di distribuire aiuti umanitari ed evacuare civili dai villaggi sotto tiro dell’artiglieria russa”, scrive Giuditta Rescue in una nota che risale a dicembre: “Oggi viene incredibilmente accusato, con una condanna che può arrivare fino all’ergastolo, di fomentare e organizzare comunità criminali, e viene accusato di finanziamento al terrorismo per aver portato aiuti alle squadre mediche che si occupano di salvare vite. Inoltre il nostro volontario, a causa del suo supporto alla popolazione ucraina, viene accusato di incentivare l’odio e l’inimicizia tra i popoli, che per un attivista umanitario sono accuse totalmente dissociate dalla realtà dei fatti”.

Aiuti concreti alla popolazione

“Non abbiamo niente da nascondere, tutto il lavoro svolto in questi anni è documentato e visionabile sulle nostre pagine social e sito web, con un riscontro tangibile sul campo dove centinaia di persone sono state portate in salvo, hanno ricevuto aiuti concreti e stretto con noi forti legami di amicizia”, continua l’organizzazione: “Ormai è sotto gli occhi di tutti che nelle guerre, come quella che stiamo vivendo in Ucraina, ancora prima che le conquiste e obiettivi militari si punta a colpire la popolazione civile bombardando case, ospedali, scuole, per infondere paura come forma di controllo. I soccorsi e i volontari umanitari, come anche i giornalisti, diventano a loro volta bersagli in quanto alimentano la catena di solidarietà che permette alla popolazione di resistere e provano a raccontare quanto succede ogni giorno”.

Attacco alla solidarietà internazionale

“Gli attacchi contro il nostro volontario e a tutta la comunità solidale internazionale, che provano a ribaltare la realtà e infangare ciò che facciamo quotidianamente non ci fermeranno nel nostro lavoro fatto di solidarietà e amicizia tra i popoli”, conclude Giuditta Rescue: “Per questo vogliamo invece rilanciare chiamando tutte e tutti a unirsi a noi nella creazione di una associazione di soccorso capace di intervenire e lavorare in contesti critici e di guerra al fianco delle popolazioni colpite”.



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