le tre sfide per l’innovazione  che non possiamo perdere

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


“Questo articolo è tratto dal capitolo “Speciale Scenari PA” dell’Annual Report 2024 di FPA (la pubblicazione è disponibile online gratuitamente, previa registrazione)”


Tre grandi sfide attendono la Pubblica Amministrazione (PA) del nostro Paese, sfide che determineranno con che efficacia la PA sarà in grado di accompagnare il Paese all’appuntamento con tre grandi transizioni:

  • la Transizione Digitale: la PA deve ripensarsi sfruttando appieno le opportunità derivanti dagli investimenti realizzati grazie al PNRR e dalle nuove possibilità e strumenti derivanti dall’uso dell’intelligenza artificiale (IA);
  • la Transizione Demografica: la PA dovrà affrontare il cambiamento generazionale rendendosi attrattiva e accogliente verso i talenti della Generazione Z, e riuscendo al contempo a valorizzare, sviluppare e trattenere il capitale umano presente nei lavoratori delle Generazioni Mature;
  • la Transizione Ecologica: occorre ripensare in chiave di sostenibilità sociale e ambientale le politiche di sviluppo e i servizi pubblici migliorandone al tempo stesso efficienza, qualità ed equità di accesso.

Iniziamo dalla prima: accompagnare la Transizione Digitale della PA vuol dire molto più che introdurre nuove tecnologie. Implica un processo di trasformazione profonda che è anche normativo, organizzativo e culturale. È vero, ne parliamo da molti anni, e ai proclami, ai manifesti, agli slogan, raramente hanno fatto seguito risultati coerenti alle aspettative. Perché dunque oggi dovrebbe essere diverso? La risposta è duplice. In primo luogo, siamo oggi in una nuova e determinante fase di questa rivoluzione: il PNRR ha mobilitato risorse mai viste prima, in pochi mesi non solo sono stati avviati investimenti, ma sono state cambiate norme, definiti standard, avviate riforme che da anni attendevamo. Fascicolo Sanitario Elettronico, Identità Digitale, Pagamenti Digitali, sono solo alcuni degli ambiti attraverso i quali la PA ha cominciato a creare piattaforme attraverso le quali rivolgersi al cittadino in una logica nuova: digitale, integrata, aperta e basata sui dati.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Grazie al PNRR queste nuove infrastrutture hanno visto la luce. Solo adesso però entriamo in quella che è la fase più critica e determinante, ovvero il passaggio dalla fase di progettazione e realizzazione degli strumenti, a quella di effettivo utilizzo e cambiamento dei processi, all’adozione da parte di lavoratori pubblici e cittadini di nuovi comportamenti. La seconda risposta sta nella natura stessa delle tecnologie che stanno oggi diffondendosi sul mercato: l’emergere dell’intelligenza artificiale (IA), e in particolare di quella “generativa, rende possibile un ripensamento di ruoli e servizi, uno spostamento del trade off tra qualità dei servizi, da una parte, e loro efficienza e sostenibilità dall’altra.

Grazie all’IA diventa possibile pensare servizi sempre più innovativi e personalizzati, dando senso all’enorme quantità di dati oggi a disposizione della PA. L’intelligenza artificiale generativa ha anche la caratteristica di una potenziale “democraticità” e facilità di accesso che, se ben gestita, può abbassare il digital divide, consentendo ad una enorme platea di lavoratori e cittadini – fino ad oggi esclusi dalla possibilità di utilizzare strumenti tecnologici evoluti a causa del non possesso di competenze tecniche – di interagire con le tecnologie più avanzate e sviluppare nuove abilità.

Secondo una recente indagine di FPA, ben il 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani è altamente “esposto” all’impatto dell’IA nella propria attività, ovvero sarà potenzialmente interessato da una forte interazione tra le mansioni svolte e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere[1].

L’effetto di questa “esposizione” è tutt’altro che scontato. Se le amministrazioni saranno in grado di accompagnare le loro persone a ripensare le proprie attività, a sviluppare nuove competenze e skill che consentono l’interazione efficace con questi strumenti, allora l’innovazione potrà tradursi in un arricchimento delle professionalità e in un miglioramento dei servizi in grado di mettere il Paese in grado di affrontare la crescita di domanda di servizi pubblici. Se invece lavoratori e parti sociali si sentiranno marginalizzate ed escluse dal ripensamento dell’organizzazione, ad aprirsi sarà una nuova stagione di contrapposizione con un gioco a somma negativa che porterà al fallimento della maggior parte degli investimenti e a un impoverimento e progressiva sostituzione delle professionalità e del capitale umano all’interno delle amministrazioni.

La seconda grande sfida è quella della Transizione Demografica. Il Paese è di fronte ad un cambiamento senza precedenti. Con un indice di vecchiaia pari quasi a 2, il nostro Paese è il più anziano in Europa e il secondo più anziano al mondo. Il calo continuo della natalità, non compensato da un saldo migratorio positivo apprezzabile, pone il Paese di fronte a una sfida senza precedenti mettendo a rischio non soltanto il sistema previdenziale, ma la sostenibilità stessa del sistema sociale, economico e produttivo del Paese. Nei prossimi 10 anni verranno a mancare oltre 5 milioni di lavoratori attivi, mentre aumenteranno cittadini anziani e fragili. I giovani italiani della Generazione Z sono non soltanto pochi ma – rispetto ai loro coetanei europei – sono meno istruiti[2], meno orientati alle discipline tecnico-scientifiche e meno motivati alla partecipazione al mercato del lavoro[3].

Una recente ricerca condotta dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano mette in luce quanto i giovani della Generazione Z vedano il mercato del lavoro italiano come complesso, poco remunerativo, poco inclusivo e soprattutto poco attento ai loro valori e alle loro aspettative di benessere, equilibrio e contributo sociale. Quasi l’80% dei giovani intervistati si sono detti intenzionati a cercare lavoro all’estero, perché poco interessati a vivere e lavorare in quello che percepiscono non essere un “Paese per Giovani”.
Quando si chiede loro se sarebbero interessati a lavorare per la PA, la stragrande maggioranza di loro si dice non interessata, facendo emergere appieno i pregiudizi provocati da una “narrazione” – se non falsa senza dubbio parziale e miope – del lavoro nel pubblico come burocratico, statico, privo di prospettive e occasioni di sviluppo e autorealizzazione.

Di qui una grande, improcrastinabile priorità di una PA che è alle soglie di un radicale e forzato cambiamento generazionale: comprendere i valori e le aspettative dei giovani e farsi attrattiva e accogliente nei loro confronti. Occorre in altri termini sviluppare una nuova proposizione di valore verso i potenziali lavoratori che deve essere non solo “narrata”, ma anche vissuta autenticamente all’interno delle amministrazioni.

Questo porta ad una seconda, complementare e altrettanto importante priorità, ossia migliorare il benessere e l’engagement delle persone già presenti nei lavoratori delle “generazioni maturefavorendone una permanenza al lavoro più lunga, ma al tempo stesso più attiva ed efficace. Allungare ulteriormente l’età pensionabile è probabilmente necessario, ma di certo non sufficiente. Occorre, infatti, adoperarsi per valorizzare i “talenti maturi”, motivandoli e rendendoli attivi, disponibili al cambiamento e alla collaborazione e scambio di conoscenza con le generazioni più giovani. Questo vuol dire per la PA un grande sforzo sistemico che deve agire su diverse leve quali:

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

  • sistemi di welfare e cura del benessere dei lavoratori;
  • innovazione tecnologica tesa a rendere l’attività lavorativa meno usurante e più sicura;
  • diffusione di nuove modalità di lavoro e forme di flessibilità;
  • sistemi di sviluppo e carriera innovativi che consentano di adeguare nel tempo ruoli e responsabilità;
  • formazione continua e ingaggiante allo sviluppo di nuove attitudini e competenze.

Solo lavorando in questo modo si riuscirà a creare una PA “multigenerazionale” sana e attrattiva. Ultima, ma non certo per importanza, la Transizione Ecologica. Nonostante le resistenze che, forse prevedibilmente, stanno emergendo a livello nazionale e internazionale, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile deve rappresentare l’obiettivo primario di ogni politica lungimirante. La PA ha un’influenza fondamentale sulla sostenibilità del modello di sviluppo sociale, economico e urbanistico di un territorio. La qualità e accessibilità di servizi pubblici in ambiti come la salute, la sicurezza, l’istruzione, la ricerca, creano le condizioni per lo sviluppo e l’attrattività delle città e dei territori. Ripensare i servizi della Pubblica Amministrazione in chiave di sostenibilità sociale e ambientale, migliorandone al tempo stesso efficienza, impatto ed equità di accesso, vuol dire, di conseguenza, riprogettare il futuro del Paese. Fare questo implica molteplici sfide:

  • sviluppare nuove competenze e professionalità: la PA deve saper programmare e implementare politiche ecologiche, urbanistiche e sociali ed efficaci, orientate alla sostenibilità e alla creazione di valore pubblico;
  • gestire finanziamenti e risorse: transizione ecologica e sviluppo del territorio richiedono investimenti significativi e di lungo periodo. La PA deve saper gestire modalità innovative per finanziare progetti strategici e di lungo periodo, sapendo canalizzare fondi europei e attivare, dove opportuno, partenariati pubblico-privato;
  • coinvolgere le comunità: attraverso un coinvolgimento intenso e capillare delle imprese, delle associazioni e dei cittadini, la PA è in grado di indirizzare l’evoluzione del modello di sviluppo, facilitando partecipazione e apertura al cambiamento e instaurando un rapporto leale e non subalterno con la politica;
  • monitorare e valutare gli impatti: la PA deve sviluppare sistemi efficaci per monitorare e valutare l’impatto delle diverse politiche, assicurando che gli obiettivi di sostenibilità e creazione di valore pubblico vengano correttamente indirizzati e raggiunti.

Ciascuna di queste tre sfide, presa singolarmente, può apparire improba, complessa, quasi impossibile da vincere alla luce dei ritardi e delle inerzie che da decenni contraddistinguono il nostro Paese e la sua PA. Affrontate insieme – in una prospettiva sistemica – queste tre transizioni si possono rinforzare reciprocamente e diventare un’unica sfida, entusiasmante e “possibile”. Una sfida che non possiamo perdere.


[1] FPA DATA INSIGHT, L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego, 20 maggio 2024

[2] La percentuale di laureati in età 30-34 anni è sotto il 27% contro una media europea oltre il 40%.

[3] L’Italia è il Paese Europeo in cui è più alta la percentuale di NEET (Not in Employment, Education or Training): 3 milioni di ragazzi e ragazze che non studiano e non lavorano.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link