L’INCHIESTA C’è Barcellona, che entro il 2029 li metterà al bando, e la Toscana, che sta facendo scuola con un testo unico che permetterà di limitarli in presenza di certe condizioni: sono gli affitti turistici. Gli Airbnb, dal nome della piattaforma più utilizzata in tutto il mondo.
Un fenomeno che ha preso piede nell’ultimo decennio e che ha assunto dimensioni enormi: da essere un modo snello per i proprietari di immobili per convertire al turismo il proprio alloggio o camera, offrendo ai viaggiatori soluzioni di solito più economiche rispetto ad alberghi e proposte più strutturate (dai bed & breakfast agli agriturismi), le locazioni brevi hanno finito per cambiare alla base le tendenze e il mercato di riferimento. Nelle località più gettonate, gli Airbnb vanno a braccetto con il cosiddetto overtourism: se le camere sono tante e a buon mercato, anche in località da sempre piuttosto care – basti pensare alle città d’arte –, i flussi di visitatori aumentano sempre di più.
Si può arrivare all’eccesso, mettendo a rischio la sostenibilità dello stesso indotto, che arreca danno alle comunità locali. Le conseguenze si fanno sentire anche sul mercato delle locazioni: a chi conviene affittare il proprio alloggio a lungo termine, quando con il turismo si può guadagnare molto di più? Prendiamo Alba: sul sito Immobiliare.it, un monolocale in via Pietrino Belli – uno dei pochi disponibili sotto le torri – compare con una proposta di canone di 370 euro al mese; per un miniappartamento nella stessa zona, su Airbnb si va da 90 a più di 200 euro a notte. È chiaro che – se si considera che il turismo sulle colline Unesco oggi va oltre il classico periodo autunnale – l’affare è allettante.
Anche gli effetti sul tessuto sociale dei piccoli Comuni è evidente. Prendiamo Barolo: on-line non si trova un alloggio in affitto. Ma, se si guarda alle locazioni brevi, ne emergono decine e decine solo nel concentrico, che diventano centinaia se si estende la ricerca alle frazioni e ai borghi vicini. Si potrebbe fare lo stesso discorso per molti altri paesi, come Monforte.
Ed è così che anche la nostra area si trova a fare i conti con il fenomeno e con i suoi lati decisamente oscuri. Il tema è di forte attualità perché, con il 2025, è entrata in vigore una nuova normativa sulle locazioni turistiche. Ma, prima di tutto, è importante partire dai numeri, forniti dall’ente turismo Langhe, Monferrato Roero (Atl locale). Nel 2023, in tutta l’area delle colline Unesco, erano quasi 3.500 le strutture attive, per un totale di più di 30.200 posti: poco più di 6.100 provenienti dal comparto alberghiero, che rappresentava il 20,34 per cento dell’offerta; 14.475 dall’extralberghiero, pari al 47,83 per cento; quasi 10mila dagli affitti brevi, il 31,83 per cento.
Secondo i numeri aggiornati a ottobre 2024, a distanza di un anno il panorama è cambiato ancora: gli alberghi sono diminuiti (risultano 6mila letti, il 18,34 per cento di quelli disponibili, un centinaio in meno rispetto alla rilevazione precedente), mentre sono aumentati di circa 200 unità i posti provenienti dall’extralberghiero. Ma sono le locazioni ad aver vissuto l’incremento più rilevante: oggi rappresentano più del 37 per cento dell’offerta delle colline Unesco del Piemonte, con oltre 2.700 nuovi posti letto in più nel giro di un solo anno.
In sei anni il 500% di locazioni turistiche in più
Se si stringe il campo alle sole locazioni turistiche, in effetti, l’evoluzione nel corso del tempo è evidente. Nel giro di solo sei anni, le attività sono cresciute in modo esponenziale. Nel 2019, sempre secondo i dati dell’ente Turismo relativi a Langhe, Monferrato e al Roero, le strutture erano 437, corrispondenti a poco più di mille camere e a circa 2mila posti letto. Anno dopo anno, poi, la crescita è stata costante, ma il 2022 e il 2023 hanno rappresentato una vera impennata delle disponibilità, arrivando a quasi 2mila strutture e 5mila camere. A oggi, le locazioni turistiche sono
per l’esattezza 2.343, pari a oltre 6mila camere e alla cifra da capogiro di più di 12.500 posti letto. Significa che, se si guarda solo ai letti disponibili, l’incremento ha superato il 500 per cento tra il 2019 e il 2024. È uno dei volti del turismo.
Gli addetti al settore: «È anche una questione sociale»
Il mondo del turismo ha sempre guardato di sbieco agli Airbnb. Di fronte a strutture che hanno una regolamentazione certa – con obblighi e costi non da poco –, per lungo tempo l’incertezza normativa e il via libera alle locazioni brevi ha innescato meccanismi difficili da controllare. Si parla di concorrenza sleale, ma anche di un’offerta non in linea con le politiche territoriali, un aspetto che di certo conta per gli addetti ai lavori.
È quanto accaduto tra Langhe, Monferrato e Roero. Ne parla Mariano Rabino, presidente dell’ente Turismo: «Anche la nostra area è stata interessata da questa tendenza. Per noi, è una sfida importante: accogliamo con favore ogni possibilità di normare di più il comparto, soprattutto in un’ottica di garanzia di qualità e di sicurezza».
E prosegue: «Come Atl, dobbiamo prima di tutto difendere il livello che abbiamo raggiunto, che è quello che si aspettano i turisti quando, da tutto il mondo, ci scelgono». Il tema etico è altrettanto importante: «Le piccole comunità sono la nostra forza. Questi cambiamenti hanno esposto i borghi al rischio di spopolamento, con una conseguente perdita di servizi».
La pensa allo stesso modo Elisabetta Grasso, direttrice del Consorzio turistico, l’ente di piazza San Paolo che segue tutte le strutture “tradizionali” della zona: «Da oltre 32 anni, valorizziamo un’accoglienza di eccellenza: grazie agli importanti investimenti degli imprenditori locali, le nostre colline ospitano oggi tante strutture prestigiose, dagli hotel alle dimore di charme, ma anche più di 100 ristoranti premiati dalle migliori guide, di cui 16 stellati. In questo modo, abbiamo raggiunto una clientela internazionale di medio-alto livello», comincia.
Il tema è centro del sondaggio di gennaio di Gazzetta d’Alba. Facci sapere il tuo pensiero QUI
È per questo che le locazioni turistiche rappresentano un rischio: «Operano senza seguire le necessarie normative e creano concorrenza sleale per le attività autorizzate. Abbassano, poi, il livello complessivo di accoglienza». Anche Grasso parla della crisi di case nell’Albese: «Molti giovani e lavoratori a lungo termine non riescono più a trovare appartamenti in affitto. È un problema sociale significativo».
Ben vengano il Cin e il divieto alle keybox: «La mancanza di un sistema di identificazione fisica degli ospiti, ha creato potenziali rischi per l’ordine pubblico. I recenti chiarimenti normativi, che ribadiscono la necessità di verificare l’identità di persona, aiutano a risolvere questo problema. Questo approccio aiuta a mantenere un rapporto umano con i turisti, in linea con lo stile di accoglienza cordiale che portiamo avanti».
Grasso conclude: «Oggi chiediamo supporto alle istituzioni, per garantire controlli adeguati sulle attività irregolari e aiutarci a portare avanti un modello turistico sano e sostenibile».
Francesca Pinaffo
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