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BOZZA NON CORRETTA
Genova, 24 gennaio 2025
Caro Guido,
anche quest’anno Genova è qui a ricordarti. Il farlo non è mai stato e non è un momento di semplice celebrazione, ma un’occasione importante di passaggio della memoria di giorni e fatti che hanno segnato la storia della nostra Città, del nostro Paese e la vita di chi quel periodo storico, lontano ma non lontanissimo, lo ha vissuto.
Trasmettere senza retorica la memoria di quel tempo, della tua figura di uomo, militante politico e sindacalista deve esserci utile a ricordare in ogni momento da dove veniamo, per cercare di evitare che alcune pagine drammatiche del nostro passato possano ripetersi. E serve a capire come importanti e fondamentali pagine della nostra storia siano state scritte da persone normali, donne e uomini che non hanno esitato a fare la cosa giusta quando hanno dovuto scegliere, anche mettendo a repentaglio la propria vita.
Perchè tu sei e resterai nella storia tra le persone che hanno lottato per la nostra democrazia, per i valori della giustizia e della dignità del lavoro con la tua passione politica, ma soprattutto con la tua normalità di uomo.
Tu, Guido, operaio dell’ ITALSIDER, sindacalista della FIOM CGIL eletto nel consiglio di fabbrica, iscritto al Partito Comunista Italiano, insomma un compagno.
Tu che sei stato bambino durante la guerra e che sapevi cosa vuol dire la dittatura, l’annullamento dei propri diritti, la violenza, la paura ma anche la solidarietà, la voglia di giustizia e di riscatto.
Tu che alle spalle avevi una licenza di terza commerciale, la scuola di coloro destinati ad una vita operaia. Ma eri un “intellettuale”, nel senso più nobile: “intellettuale del fare”, capace di dedurre dalla tua stessa esperienza le linee del cambiamento e dell’emancipazione e in quella direzione operare, per te e per tutti, nel segno della solidarietà.
Oggi, a 46 anni di distanza da quella giornata di freddo e di piombo, termini come solidarietà, giustizia sociale, rispetto dell’altro, sembrano lontani e fuori moda.
Oggi, 46 anni dopo il tuo sacrificio, il quadro è desolante in Italia e nel mondo. Vincono i populismi, dominano le divisioni, si alzano muri.
In tutto il mondo sono in atto almeno 56 conflitti armati: il numero più alto dalla seconda guerra mondiale. È da tempo che si parla di guerra mondiale a pezzi, ma se mai come ora è sotto gli occhi di tutti che questa espressione si addice alla complessa situazione internazionale, ciò che ci lascia attoniti è l’individualismo sfrenato che permea la nostra società, l’indifferenza verso la conta dei morti, spesso bambini, che ogni giorno rimbalza dai social lasciandoci a poco a poco sempre più indifferenti.
Sono aumentate e continuano ad aumentare le spaccature, i divari, spesso voluti: tra nord e sud del mondo, tra donne e uomini e chi non vuole sentirsi incasellato in un genere, tra i pochi con grandi patrimoni e i tanti che muoiono di lavoro, tra i giovani precari e gli anziani costretti a rinunciare alle cure, tra chi si sente “cittadino del mondo” e chi invece addirittura dividerà il nostro Paese in tante “piccole Patrie” attraverso l’autonomia differenziata; tra “il noi” e i tanti, troppi migranti che lasciati al loro destino muoiono a centinaia in mare e nei loro Paesi, mentre politici senza scrupoli si fanno vanto dei porti chiusi e dei muri alzati, addirittura delle operazioni di rimpatrio di massa, giocando sulle paure e sulla crisi di valori sempre più accentuata, generatrice di egoismo, individualismo, razzismo, che come un cancro stanno ammalando la nostra società, come se rappresentassero la soluzione ai bisogni delle persone, soprattutto al futuro delle nuove generazioni.
Non è certo questa la tua lezione, Guido. Non è certo questo il messaggio del tuo sacrificio. E per chi crede negli stessi valori di uguaglianza e democrazia in cui tu hai creduto e per i quali hai dato la vita, questo panorama è passato dall’essere desolante ad assumere carattere di pericolo, sì, pericolo per il mantenimento della democrazia.
E allora diventa sempre più importante, oseremmo dire urgente, che la tua non sia solo una storia da raccontare, ma un modello attuale di riferimento.
E’ oggi indispensabile riflettere su come stiamo trasmettendo alle nuove generazioni i valori della solidarietà e del lavoro, a quale tipo di futuro stiamo lavorando, in questo mondo mutato e mutevole. E’ per questo che, anno dopo anno, è importante che aumenti il numero delle studentesse e degli studenti che si stringono insieme a noi intorno alla tua memoria; e insieme a loro quest’anno ci sono tante e tanti migranti con i quali da anni tessiamo una tela fatta di antirazzismo, solidarietà, inclusione e lavoro comune.
Lavoratrici e lavoratori, studenti, cittadini, migranti: questo per noi è “comunità”. E ricordarti non può e non deve essere solo la celebrazione del tuo barbaro assassinio: dobbiamo trasmettere i tuoi valori, non celebrare l’eroe; agire il tuo insegnamento ogni giorno e con sempre maggiore concretezza.
Perchè se la memoria è parte vitale della costruzione del nostro futuro, la storia è qualcosa che succede ogni giorno e la battaglia per la libertà non concede tregua; i fantasmi del passato, da sempre in agguato, oggi si stanno concretizzando e contro di essi abbiamo il dovere di essere vigili e forti.
Dal tuo sacrificio, caro Guido, abbiamo imparato che la democrazia si difende se resta se stessa e non rinuncia ai propri valori, scolpiti nella nostra amata Costituzione, che dobbiamo con tutte le forze difendere.
E sappiamo che dalla tua, dalla nostra Genova saprà venire sempre un apporto vigoroso, come nella storia è stato.
Uomini come te insegnano a non arrendersi; grazie Guido per l’esempio che hai dato a tutte e a tutti, il tuo coraggio è e sarà la nostra grande forza.
Genova, 24 gennaio 2025
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