Il Parlamento Ue mette sullo stesso piano nazismo e comunismo: cosa dice la risoluzione

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Ha fatto discutere la risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo contro la “falsificazione della storia da parte della Russia”. In un passaggio, il testo chiede di “vietare l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici”. Il Pd non ha votato, mentre altri – come Avs, M5s e Lega – si sono opposti.

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Torna al Parlamento europeo il dibattito su comunismo e nazifascismo. Con una larga maggioranza (480 favorevoli, 58 contrari e 48 astenuti) è stata approvata ieri una risoluzione contro la disinformazione russa, che condanna anche la “falsificazione della storia” da parte del governo di Putin. Un punto in particolare chiede di vietare l’utilizzo dei simboli sia del nazismo, sia del comunismo. Questo ha portato alla reazione contraria di diversi europarlamentari italiani. Avs e M5s, nel gruppo della Sinistra, si sono opposti. Il Pd non ha partecipato al voto finale.

Cosa dice la risoluzione Ue su Russia e comunismo

Il testo integrale della risoluzione “sulla disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina” contiene diversi punti. Si parte dalla condanna della “guerra di aggressione non provocata, ingiustificata e illegale” condotta dai russi, parte di una “politica imperialistica” strutturata. E si passa poi alla storia del Paese, dicendo che Putin ha usato il “revisionismo storico” per “giustificare il suo uso della forza”.

La Russia, si legge, “non ha riconosciuto l’imperdonabile ruolo svolto inizialmente dall’Unione sovietica nelle prime fasi della Seconda guerra mondiale“, come con il patto Molotov-von Ribbentrop, con cui nel 1939 “i due regimi totalitari cospirarono per dividere l’Europa in sfere di influenza esclusive”. Sempre la Russia non si è “assunta la propria responsabilità per le numerose atrocità e i numerosi crimini di massa commessi nei territori occupati dall’Unione sovietica” durante la guerra e nei decenni successivi.

Il revisionismo storico è servito anche a “negare all’Ucraina la sua identità nazionale”, ritenendola parte della propria “sfera di influenza esclusiva”. E grazie alla “retorica della ‘liberazione dell’Europa dal nazismo’” (usata anche oggi contro l’Ucraina) la Russia ha ignorato “la successiva occupazione sovietica degli Stati baltici e il soggiogamento dell’Europa centrale“.

La richiesta di vietare svastica e falce e martello

La risoluzione, insomma, ripercorre la storia dell’Urss e della Russia dal 1939 in avanti, per poi arrivare alle richieste. Il Parlamento “condanna il fatto che la Federazione russa non ha accertato le responsabilità per i crimini sovietici“, che ha “esaltato il totalitarismo stalinista e ne ha ricreato i metodi”. Per questo invita gli Stati membri a impegnarsi di più contro la disinformazione russa, e si dice anche preoccupato per i recenti annunci dei social media sullo stop al fact-checking.

Poi si arriva al punto più discusso, il numero 14. Il Parlamento europeo “deplora il continuo utilizzo negli spazi pubblici di simboli dei regimi totalitari”. E per questo “chiede di vietare, all’interno dell’Unione, l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina”. Si arriva, quindi, chiedere di bandire tanto la svastica quanto la falce e il martello.

Come hanno votato i partiti italiani: Pd uscito dall’Aula

La grande maggioranza dei gruppi Ue si sono schierati a favore della mozione: i Popolari, i Socialisti, i liberali di Renew, i Verdi e anche la destra dei Conservatori. Contrari invece il gruppo Europa delle nazioni sovrane, fondato dall’estrema destra tedesca di AfD, ma anche parte della Sinistra. La Lega si è astenuta sul voto complessivo e si è opposta sul punto 14. La delegazione del Partito democratico, invece, ha deciso di uscire dall’Aula al momento del voto finale.

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I dem si sono opposti, andando contro il resto dei Socialisti europei, perché “non si riscrive la storia a colpi di maggioranze, qualunque esse siano”, e il voto sulla risoluzione era diventato “strumentale”. Lo hanno spiegato, successivamente, con una nota. La ex vicepresidente del Parlamento Pina Picierno, sempre del Pd, non era a Strasburgo per motivi di salute ma ha fatto sapere che se ci fosse stata avrebbe votato a favore con gli altri Socialisti.

Diviso il gruppo della Sinistra, di cui fanno parte anche Avs (con gli eurodeputati di Sinistra italiana) e il Movimento 5 stelle. Entrambi i partiti italiani hanno votato contro la risoluzione. Tra le obiezioni, il fatto che il testo non servisse per la condanna alla Russia – già reiterata più e più volte – ma solo come mezzo per riscrivere la storia: “Siamo all’ennesima, non necessaria, risoluzione del Parlamento europeo che serve solo ad alzare la tensione con la Russia”, ha detto il parlamentare europeo del M5s Danilo Della Valle.





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