Costo energia, mozione Boccia, PD: su impegno governo adozione misure necessarie ad evitare aumento tariffe

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Atto Senato

Roma – Mozione 1-00119

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Finanziamenti e contributi

 

presentata da

FRANCESCO BOCCIA
martedì 21 gennaio 2025, seduta n.264

BOCCIA, MANCA, TAJANI, IRTO, FRANCESCHELLI, LORENZIN, MISIANI, NICITA, BASSO, FINA, MARTELLA, GIACOBBE – – Il Senato,

premesso che:

a partire dal mese di gennaio 2025 è previsto un diffuso aumento di tariffe, imposte, tributi e dei prezzi su diversi beni e servizi essenziali, che andranno ad incidere in misura consistente sui bilanci delle famiglie italiane e ad incrementare ulteriormente la pressione fiscale posta a carico dei contribuenti;

sulle buste paga dei lavoratori graverà nei prossimi mesi l’incremento della pressione fiscale locale in conseguenza delle misure introdotte nella legge di bilancio per il 2025, che richiedono agli enti territoriali di adeguare le proprie addizionali sull’IRPEF per mantenere almeno in equilibrio i propri bilanci e per garantire il mantenimento dei servizi in favore dei cittadini residenti nel proprio territorio. In aggiunta, numerosi enti locali, anche in ragione degli ulteriori pesanti tagli subiti in legge di bilancio, hanno già adeguato o si apprestano ad adeguare gli importi dovuti dai cittadini per la TARI;

ad aggravare la situazione di famiglie e imprese concorrono poi diversi aumenti dei prezzi sul fronte dei servizi essenziali, a partire dalle tariffe per l’acqua e per le bollette elettriche e del gas;

per l’anno 2025, secondo quanto emerge dai dati dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, gli enti di governo di ambito hanno già provveduto ad approvare consistenti incrementi delle loro tariffe per il servizio idrico per usi civili, che in alcuni ambiti territoriali oltrepassano il 15 per cento rispetto all’anno precedente;

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l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente ha annunciato che nel primo trimestre del 2025 è previsto l’aumento della tariffa dell’energia elettrica del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti vulnerabili, ossia per gli anziani sopra i 75 anni, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela e che non sono passati al mercato libero. Nel primo trimestre 2025, infatti, il prezzo dell’energia elettrica sarà di 31,28 centesimi di euro per chilowattora a causa degli aumenti di spesa per l’acquisto di energia elettrica e dei costi di dispacciamento. Gravano, poi, sui clienti già nel libero mercato gli eccessivi costi di commercializzazione dell’energia elettrica aggiuntivi al PUN, che portano ad un incremento delle bollette elettriche a livelli insostenibili;

anche il mercato del gas è destinato ad essere ancora molto volatile nei prossimi mesi, quando la domanda salirà per effetto del riempimento degli stoccaggi e dopo i rincari del gas previsti, dovuti principalmente ad una tempesta perfetta che unisce il blocco dei flussi dall’Ucraina, l’interruzione di un impianto di GNL in Norvegia e le temperature più rigide rispetto alla media stagionale. Una tendenza che si segnala in aumento anche per i clienti vulnerabili, come testimoniano i dati recenti dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, che segnalano un aumento del 2,5 per cento a dicembre 2024. L’Autorità ha evidenziato come le quotazioni all’ingrosso della materia siano in aumento rispetto a quelle registrate a novembre e il prezzo per i clienti vulnerabili abbia raggiunto i 47,5919 euro a megawattora;

dal 1° gennaio 2025 è scattato un aumento dei pedaggi dell’1,8 per cento su 2.800 chilometri della rete autostradale di competenza di Autostrade per l’Italia e lungo la rete gestita dalla Società concessionaria Salerno-Pompei-Napoli;

le tariffe RC auto continuano a crescere, con ricadute negative in particolare per i guidatori virtuosi. Secondo i più recenti dati, a dicembre 2024, per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia occorrevano, in media, 643,95 euro, vale a dire il 6,19 per cento in più rispetto a dodici mesi prima e nuovi consistenti aumenti sono previsti per l’anno 2025;

sul fronte dei beni di prima necessità, sono previsti significativi incrementi anche dei prezzi dei prodotti alimentari (2,2 per cento in più a dicembre 2024), a partire dai cereali e derivati. Dopo i fortissimi aumenti registrati nel 2023, anche il 2024 ha registrato un significativo incremento che si protrarrà nel 2025, anche in ragione dell’alta domanda globale di riso, grano e mais e soprattutto per i crescenti rischi legati alle condizioni climatiche avverse, che continueranno a influenzare la produzione agricola. Il costo di latte e formaggi potrebbe aumentare ulteriormente a causa della riduzione delle mandrie in alcune regioni europee. Il prezzo delle carni, specialmente quella rossa, si appresta a subire un rialzo legato a costi di produzione più elevati e una crescente domanda nei mercati asiatici. Il prezzo dell’olio extravergine d’oliva, con la siccità che ha colpito pesantemente i Paesi produttori come Italia e Spagna e le basse rese di prodotto finale, continua a salire con un trend in crescita anche per i prossimi mesi;

il caro affitti, in particolare nei maggiori centri urbani e a vocazione turistica, sta diventando una vera e propria emergenza nazionale. Già nel corso del 2024, si è registrato un aumento del prezzo degli affitti generalizzato in tutta Italia, stimato in 10,6 per cento in più con punte ancora più elevate in città come Milano e Roma ed ulteriori incrementi sono attesi nel 2025. Un milione e mezzo di nuclei familiari vive una condizione di disagio abitativo acuto o grave, cioè fatica a pagare l’affitto o le rate del mutuo; almeno 400.000 sono registrati nelle liste di attesa per un alloggio popolare nei Comuni. Ad essere colpiti sono soprattutto famiglie numerose, lavoratori precari, giovani studenti. A determinare l’aumento dei prezzi degli affitti concorre la sempre più diffusa carenza di immobili destinati alla locazione a fini residenziali di lunga durata e l’esponenziale crescita di alloggi destinati alle locazioni brevi per finalità turistiche;

nel 2025 è previsto anche un aumento delle spese scolastiche relative a mense e libri del 3,66 per cento;

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dopo alcuni mesi caratterizzati da oscillazioni modeste dei prezzi di listino dei carburanti alla pompa, negli ultimi giorni si assiste ad una nuova fase di consistente incremento dei prezzi dei carburanti, a livelli preoccupanti per imprese e famiglie;

secondo la recente rilevazione di “Quotidiano Energia”, alla data del 16 gennaio il prezzo medio in self service della benzina ammonta a 1,824 euro al litro, mentre per il diesel ammonta a 1,731 euro al litro. Sulla rete autostradale, la benzina in self service raggiunge la media di 1,916 euro al litro, mentre per il diesel raggiunge la media di 1,834 euro al litro. In modalità servito, il prezzo medio della benzina supera 1,962 euro al litro, mentre il diesel raggiunge 1,869 euro al litro, mentre sulle tratte autostradali il prezzo medio della benzina è di 2,177 euro al litro e del diesel di 2,102. Su alcune tratte autostradali, si segnalano distributori che hanno già superato la soglia dei 2,4 euro al litro per il rifornimento di benzina;

il dato relativo al costo medio dei carburanti, in assenza di un’inversione della situazione in atto, è destinato a salire ulteriormente nelle prossime settimane;

i recenti aumenti del prezzo di diesel e benzina sono legati a una serie di fattori complessi, tra cui giocano un ruolo importante le tensioni internazionali e le fluttuazioni del mercato. Sul fronte internazionale, il perdurare delle tensioni geopolitiche connesse ai teatri di guerra ancora aperti in Ucraina e in Medio Oriente contribuisce, insieme all’andamento delle quotazioni del petrolio sui mercati internazionali, a mantenere alto il livello medio dei prezzi degli idrocarburi. A queste si aggiunge la diminuzione del traffico nel canale di Suez, con diverse petroliere costrette a deviare verso il capo di Buona Speranza;

una consistente spinta all’incremento dei prezzi dei carburanti viene anche dalle politiche messe in atto dal Governo. L’annuncio nel “piano strutturale di bilancio di medio termine Italia 2025-2029” del riallineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina, nell’ambito del riordino delle spese fiscali, a cui ha fatto seguito l’annuncio nei giorni scorsi del graduale aumento di un punto percentuale delle aliquote di accisa sul diesel, per recuperare maggiori risorse fino a complessivi 600 milioni di euro nei prossimi anni da destinare alla copertura finanziaria del rinnovo dei contratti nel settore trasporto, è da molti considerato uno dei fattori determinanti del recente incremento dei prezzi dei carburanti alla pompa. In tale contesto, colpisce la distanza tra gli annunci di azzeramento delle accise sui carburanti in campagna elettorale e i risultati concreti che il Governo si accinge a produrre. L’Italia si posiziona tra i Paesi con il carico fiscale più elevato sui prezzi dei carburanti e, in ragione di tali interventi, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione a discapito di famiglie ed imprese;

il decreto-legge n. 5 del 2023, adottato nel 2024 dal Governo come misura urgente per contenere in via risolutiva l’incremento dei prezzi dei carburanti alla pompa, non ha prodotto i risultati attesi per i limiti di contenuto e per la scarsa efficacia delle norme introdotte a fronte dell’andamento dei prezzi in aumento, a partire dall’inefficace obbligo per gli esercenti di attività di vendita al pubblico di carburante per autotrazione di esporre in modo evidente i cartelloni con i prezzi medi giornalieri di riferimento;

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nel frattempo nessuna misura è stata adottata per fronteggiare i rincari in atto, con il rischio concreto che si innesti un effetto domino con rincari a cascata su altri beni di consumo, in primis sui prodotti agroalimentari;

considerato che:

l’ISTAT in data 7 gennaio 2025 ha pubblicato la statistica flash sui prezzi al consumo, evidenziando che nel mese di dicembre 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell’1,3 per cento su base annua;

in tale contesto, i maggiori incrementi rispetto all’anno precedente per divisione di spesa hanno riguardato, fra gli altri, l’istruzione, con una variazione media del 2,9 per cento, i prodotti alimentari (2,4 per cento in più), i servizi sanitari e spese per la salute (1,5 per cento in più), l’abbigliamento (1,2 per cento in più); in termini tendenziali, l’indice NIC dei prezzi al consumo per tipologia di prodotto ha fatto registrare, fra gli altri, un incremento su base annua (dicembre 2024 su dicembre 2023) del 12,7 per cento dei beni energetici regolamentati, del 2,3 per cento dei beni alimentari non lavorati, del 3,6 per cento dei servizi di trasporto, del 2,5 per cento dei servizi relativi all’abitazione;

i dati del conto trimestrale dei settori istituzionali pubblicato da ISTAT, del 3 gennaio 2025, evidenziano che la propensione al risparmio delle famiglie diminuisce congiunturalmente dello 0,8 per cento, in gran parte per compensare la perdita di potere d’acquisto. I consumi delle famiglie crescono a ritmo ancora troppo lento e proprio il calo della propensione al risparmio rispetto al trimestre precedente è dovuto agli effetti dell’onda lunga dei rincari che spinge gli italiani a utilizzare i risparmi per mantenere i consumi inalterati. Nel 2025 è atteso un aggravio generale, su base annua, di oltre mille euro a famiglia, con una pressione fiscale al 40,5 per cento, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente;

la manovra economica da poco varata non ha tenuto conto dei suddetti andamenti dei prezzi e non ha previsto misure o iniziative incisive per contrastare il caro prezzi e per sostenere le famiglie,

impegna il Governo:

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1) ad escludere, nell’ambito del riordino delle spese fiscali, il riallineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina, al fine di neutralizzare ogni possibile impatto degli aumenti sull’autotrasporto, sul trasporto pubblico, sui lavori pubblici e sul comparto agricolo;

2) ad adottare, con urgenza, tutte le misure necessarie per contenere ed invertire il trend di incremento di tariffe, pedaggi e tributi, nonché dei prezzi su diversi beni e servizi essenziali, al fine di salvaguardare i bilanci delle famiglie italiane e delle imprese ed evitare nei prossimi mesi la caduta dei consumi;

3) ad attivarsi affinché, in accordo con le rispettive autorità di riferimento di ciascun settore, siano predisposti specifici interventi finalizzati a correggere tutti i fattori che concorrono all’incremento ingiustificato di aumenti dei prezzi, a partire dalle tariffe per l’acqua e per le bollette elettriche e del gas;

4) ad adottare appositi interventi finalizzati ad evitare il previsto aumento, a partire dal 1° gennaio 2025, della tariffa dell’energia elettrica del 18,2 per cento per circa 3,4 milioni di clienti domestici vulnerabili, ossia per gli anziani over 75, per i disabili, per i percettori di bonus sociale e altre categorie deboli rimasti nel servizio di maggior tutela e che non sono passati al mercato libero; in tale contesto a prevedere che l’acquirente unico possa svolgere attività di vendita di energia elettrica nei confronti dei clienti vulnerabili a prezzi calmierati; a dare seguito alla riforma degli oneri di sistema su beni energetici eliminando voci obsolete e spostandone altre sulla fiscalità generale;

5) ad adottare misure di sostegno in favore delle imprese manifatturiere, già gravate da 22 mesi consecutivi di riduzione della produzione, e delle imprese del settore agricolo a fronte dell’incremento dei costi di approvvigionamento di carburanti, energia elettrica e gas, a partire dalla riduzione degli oneri di sistema e dal riconoscimento di un contributo straordinario, sottoforma di credito d’imposta, in favore delle imprese, ivi comprese quelle agricole;

6) ad adottare misure urgenti al fine di calmierare ed invertire il trend in aumento dei prezzi dei carburanti e per evitare che gli effetti negativi di tali incrementi si riflettano sugli altri beni di consumo, a partire dai prodotti agroalimentari. In tale ambito, ad adottare misure condivise con la filiera della distribuzione dei carburanti e le associazioni di rappresentanza degli esercenti l’attività di vendita al pubblico di carburanti per automazione, finalizzate alla riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti; ad attivarsi per garantire almeno nei confronti delle imprese una riduzione delle accise sui carburanti, in misura tale da compensare l’incremento dei costi di rifornimento di carburanti alla pompa sostenuti nell’esercizio della propria attività;

7) a prevedere misure urgenti volte ad invertire il trend di incremento dei prezzi sui generi alimentari e di largo consumo, a partire dai prodotti agroalimentari maggiormente esposti agli incrementi quali cereali e derivati, riso, grano e mais, latte e formaggi, carni, olio ed ortaggi; in tale ambito a rafforzare le misure volte a garantire una maggiore remunerazione per le imprese del settore agricolo a fronte del gap esistente tra prezzi loro riconosciuti e quelli di vendita ai consumatori.

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