Clima, affitti bassi e «effetto Silicon Valley»: così Palermo è diventata la capitale italiana dei «nomadi digitali». E il Sud prova a risorgere con gli innovatori

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di
Claudio Del Frate

Nel capoluogo siciliano le startup sono cresciute molto di più che nel resto d’Italia. Ed è la prima città italiana privilegiata dai «nomadi digitali»:«Ce ne sono un migliaio, almeno, da America, Germania, Polonia…». I motivi? «Clima, costi. E si sta formando un network di giovani imprenditori»

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Dicono i numeri che tra il 2023 e il 2024 a Palermo le startup innovative sono cresciute del 3,7% mentre nel resto d’Italia sono crollate di 7 punti; e che gli occupati sono cresciuti del 6,9%, oltre quattro volte la media nazionale

Dicono sempre le statistiche che il capoluogo siciliano è diventata la meta preferita in Italia dei cosiddetti «nomadi digitali». Volendo dar retta ad Agatha Christie, siamo ai tre indizi che fanno una prova. La prova cioè che in questa città qualcosa si è mess0 in moto; qualcosa che va di pari passo con chi sostiene che il Sud, finalmente, procede a una velocità più lesta rispetto all’Italia. Sarebbe un cambio epocale.   




















































La Sicilia, i dati sulla povertà e il «nomad index»

Per carità. Per tre numeri che riempiono il bicchiere ce ne sono altrettanti che ne dimezzano il contenuto. Uno su tutti: a dicembre 2024 Eurostat ha certificato che la Sicilia resta una delle regioni europee con la più alta percentuale di popolazione a rischio povertà, ben il 38%, superata solo dalla Calabria. Ma proviamo a sondare se qualche piccolo seme di cambiamento sta facendo nascere un fiore. Se insomma siamo di fronte a un fenomeno di nicchia ma pur sempre incoraggiante. 

Il punto da cui partire è la classifica compilata dal sito Executive nomad index per il 2024. Una graduatoria che esplora le destinazioni preferite in tutto il pianeta dai lavoratori da remoto, specialisti che mettendo le tende in una località X possono lavorare collegandosi con committenti di qualunque altra area della Terra. 

Ebbene, Palermo è risultata la città italiana più attrattiva, ventiduesima al mondo in una competizione in cui le prime piazze sono contese da Abu Dhabi, Miami e Barcellona. Dal 2016 la crescita è stata del 500%. «Palermo ha beneficiato di significativi investimenti pubblici e privati e la città sta ora vivendo una rigenerazione culturale ed economica – afferma Danilo Orlando sul sito Savills, che mette a disposizione informazioni ai nomadi digitali – questo offre anche opportunità per le startup negli spazi commerciali della città, che di solito hanno affitti più bassi rispetto ad altre località italiane».

La Startup World Cup

Una bizzarria delle statistiche? Non tanto, se si pensa a quello che sempre a Palermo è accaduto l’11 ottobre scorso: ai cantieri culturali della Zisa si è data appuntamento una platea di 80 startupper e investitori internazionali da 22 Paesi diversi con in tasca un portafoglio di 3,5 milioni di dollari. Hanno dato vita alla Mediterranean Startup World cup, una sorta di «girone di qualificazione» di un campionato del mondo per nuove imprese la cui finale si svolge a San Francisco. Una occasione di confronto, insomma, che ha messo in comunicazione chi ha idee innovative e chi ha soldi per tradurle in realtà.  

Tra le esperienze più interessanti presentatesi a Palermo: dei ragazzi di Ascoli Piceno che hanno messo a punto materiali in grado di resistere a condizioni estreme e che hanno attirato l’interesse di alcuni team di Formula Uno

Tanto fervore innovativo ha almeno un volto e un none: Francesco Cracolici, classe 1994, palermitano globetrotter, fondatore di Nomadic Angel, società che avvicina investitori e nuove imprese in più angoli del mondo con particolare attenzione ai mercati emergenti. Trasferitosi a Londra, si è poi dedicato a creare proprio un «ecosistema» che supporta le nuove imprese tech. Ha fatto ritorno a Palermo e ha «messo la faccia» nell’organizzazione dell’evento dedicato al start up.  

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Le imprese innovative e il boom turistico della città

Al dunque, i numeri e lo scenario fin qui esposti sono la spia che qualcosa di nuovo sta mettendo le radici? «Chiariamoci: spesso in Italia per startup si intende qualunque tipo di nuova impresa – risponde Cracolici – ma non è così. Dipende da quante fanno davvero innovazione e quante resistono nel tempo. Numeri alla mano, il 67% non sopravvive agli esordi. Ma qualcosa di nuovo, accompagnato dal boom turistico della città sta davvero accadendo. 

Non parliamo di numeri grandi, a Palermo è approdato un migliaio di nomadi digitali da America, Germania, Polonia. Sono attirati dal clima accogliente, dalla vicinanza culturale, da infrastrutture che a Palermo hanno fatto passi avanti». 

Davvero queste nuove presenze stanno impattando sulla vita della città? «Possiamo parlare di Airbnb, di locali pubblici in cui si nota la presenza di stranieri. Ma più importante di tutti è quello che io chiamo effetto Silicon Valley: qui si sta creando un network di cervelli, di sviluppatori e innovatori  che entrano in comunicazione tra loro e possono far nascere il terreno fertile alla nascita di nuove attività».    

La «primavera» di Palermo: come cambia il Mezzogiorno

A questo punto occorre allargare l’orizzonte: la piccola primavera di Palermo ci dice che davvero qualcosa sta avvenendo nel Mezzogiorno d’Italia? 

Gaetano Fausto Esposito è il direttore del Centro studi Tagliacarne. ««Se parliamo di crescita del valore aggiunto notiamo che tra le migliori province italiane ben 7 sono del Sud. Non solo Palermo ma ad esempio anche Catania e Bari mostrano dati positivi. È una vitalità partita dopo il Covid quando al risveglio della manifattura che nel Meridione aveva sofferto di meno, si è sommata la ripresa del turismo». Ma in tutto questo quanto pesano le aziende più innovative? «Le startup propriamente dette in Italia sono solo 12.000 quindi parliamo di numeri ancora molto piccoli. Ma anche le piccole e medie imprese stanno dando risultati migliori al Sud. Insomma, registriamo segnali di vitalità ma non possiamo ancora parlare di Sud locomotiva d’Italia». 

Ma a quali condizioni questi sintomi di crescita possono consolidarsi?  «Essenzialmente tre. Il primo è il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture. Pensiamo soprattutto ai porti e alla logistica. Il secondo è il consolidamento delle cosiddette manifatture vocazionali. L’agroalimentare di sicuro, ma anche l’aerospazio e l’automotive che al Sud hanno realtà importanti. Il terzo è l’efficientamento della pubblica amministrazione. Questo è un elemento fondamentale per far crescere il cosiddetto capitale sociale, il complesso di fattori che unisce economia e società».     

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