Bari, movida, pub e ristoranti: il nuovo documento, una mappa e regole certe

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BARI – Nuove aperture sì ma solo a determinate condizioni. E soprattutto se i diversi contesti urbani di ogni quartiere lo consentono. A Bari scatta la rivoluzione per gli insediamenti delle attività di somministrazione di alimenti e bevande e di quelle artigianali alimentari. Il regolamento che disciplina il variegato mondo della ristorazione: locali, pub, bar, ristoranti e pizzerie. Insomma, tutte quelle attività dove è possibile consumare sul posto.

Il testo, annunciato da mesi e condiviso con le associazioni di categoria, ha iniziato il suo iter amministrativo con la palla passata ai Municipi, per poi approdare in giunta comunale e infine in Consiglio. L’obiettivo è bilanciare l’interesse delle imprese con quello della collettività, salvaguardando l’ordine pubblico, la sicurezza, la salute, l’ambiente e il patrimonio storico-artistico della città. In sostanza una risposta definitiva alla movida selvaggia senza dover rincorrere le emergenze a colpi di ordinanza.

La città divisa in zone tutelate Il regolamento individua due tipi di aree, quelle da sottoporre a tutela, le «Ast», e quelle da sottoporre ad elevate tutela, le «Aset». In quest’ultime ad esempio salta la norma iniziale che prevedeva regole più stringenti e uno stop di 5 anni all’insediamento di sale da ballo, discoteche, night club, sale giochi e scommesse, internet point, money transfer, money change e phone center. La ragione è la presenza di normative nazionali e regionali già molto rigide per questo tipo di attività. Restano escluse dall’applicazione del regolamento le attività di somministrazione di alimenti e bevande presenti all’interno di alberghi e pensioni, cinema, teatri, aree di servizio, impianti di distribuzione carburanti, mense aziendali, circoli privati, ospedali, caserme e scuole.

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Le ragioni delle zone tutelate non nascono solo da esigenze paesaggistiche e ambientali ma anche da altri fattori, i cosiddetti «indicatori di criticità» dei contesti territoriali. Si pensi ad esempio dalla presenza di un’elevata concentrazione di locali in una determinata zona o alla sua popolazione residente (magari over 50). Ma non solo. Ci possono essere troppi luoghi sensibili come scuole, ospedali, case di riposo, rsa, aree verdi, giardini, parchi o elementi di pregio storico-architettonico. Il contesto urbano viene poi valutato anche in base alla quantità dei rifiuti già prodotti e ai numeri dei verbali elevati dalla polizia locale.

Dieci quartieri e dodici zone censite La zona super tutelata resta il Murattiano, che ingloba l’Umbertino, nel quadrilatero tra corso Vittorio Emanuele, lungomare di Crollalanza, via Cairoli e la linea corso Italia-piazza Moro-via Prospero Petroni-via Carulli. L’area viene denominata «C», quindi a forte tutela, mentre per il borgo antico e la fascia che si estende tra via De Rossi e via Quintino Sella resta zona «B», cioè a semplice tutela. L’altra area «B» va verso Madonnella nel piccolo rettangolo compreso tra corso Cavour, via Carulli, via Rodi, via Dieta di Bari, via Cattaro e il lungomare Nazario Sauro. Spostandoci a Carrassi-San Pasquale la zona ad elevata tutela è tra Stradella Petrera, via Guido Dorso, via Salvemini-via Turati, via Pietro Sette e via Amendola nel tratto viale Enaudi-via Pietro Leonida Laforgia.

Zone «B» invece nelle strade attigue come via Omodeo, via Giustino Fortunato e piazzale Lorusso. A Picone invece c’è solo una grande zona B compresa tra via Capruzzi, via Pietrocola, viale Salandra, via Scipione l’Africano. Discorso diverso per Poggiofranco: dal lato di nuova urbanizzazione (via Mazzitelli e dintorni) persiste l’elevata tutela, mentre nella vecchia parte del quartiere (viale Papa Pio XII e dintorni) resta una tutela semplice, quindi zone B. Zone B anche sul mare, a Santo Spirito nel perimetro lungomare-via Napoli-via Udine-corso Umberto I e a Torre a mare tra via Nizza, largo Cavour, via Bari e via Positano.

Requisiti più stringenti Per ogni richiesta di apertura ci saranno dei punti (fino a un massimo di 150) in base al rispetto dei requisiti. Meno punti saranno concessi ad esempio per le aperture prolungate oltre le ore 24, mentre saranno premiate le attività che promuovono anche l’accessibilità dei disabili e si dotano di impianti di insonorizzazione e di pratiche di sostenibilità ambientale con l’uso, ad esempio di elettrodomestici a ridotto consumo energetico.

Per il rilascio delle autorizzazioni dovrà essere raggiunto un punteggio superiore o uguale a 70 per le zone tutelate Ast e superiore o uguale a 100 punti per le zone super tutelate Aset. Il mancato rispetto delle prescrizioni e condizioni e i riportati nell’autorizzazione determina la decadenza del titolo. «Vogliamo dotarci di un regolamento che se da un lato punta a qualificare l’offerta ricettiva e la vivibilità di alcune zone della città, oppresse forse da un’eccessiva presenza di persone, dall’altro promuove uno sviluppo omogeneo della città, supportando, seppur indirettamente, l’apertura di attività in nuove zone di Bari su cui peraltro stiamo intervenendo con progetti di riqualificazione», commenta l’assessore allo Sviluppo Economico Pietro Petruzzelli.



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