Banca Etica ha un problema di etica

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Microcredito

per le aziende

 


Lamentano il calo della partecipazione dei soci, meno finanziamenti concessi al terzo settore e alle piccole aziende, rma soprattutto rapporti con banche coinvolte nell’export di armamenti. Nessuna criticità insormontabile. Ma dentro Banca Etica c’è chi chiede di fermarsi un attimo e iniziare a ripensare quanto, ritengono, non sta funzionando come dovrebbe. 

I rapporti di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del gruppo, con partner coinvolti nel finanziamento delle esportazioni di armi sono l’elefante nella stanza. Alcuni dei 48mila soci di Banca Etica hanno preso di petto il tema e chiesto di affrontarlo  “con chiarezza e franchezza”. L’esortazione è arrivata con una lettera aperta alla rivista Nigrizia, mensile dei missionari comboniani e realtà editoriale molto vicina al mondo di riferimento della banca. 

“È una questione che a numerose persone socie di Banca Etica sta particolarmente a cuore, sebbene alcuni preferiscono non intervenire per timore di pregiudicare la reputazione della Banca”, spiegano i firmatari, “Altri ritengono che non ci sia niente da fare, altri ancora aspettano tempi più maturi, ed altri come noi, forse non maggioranza, insistono a chiedere una strategia su questo tema anche di lungo periodo ma ben definita nei tempi e modi, tema che solo di recente è stato affrontato con più attenzione grazie anche alla pressione che veniva dalla base sociale”.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

La richiesta è rivolta ai candidati per il nuovo consiglio d’amministrazione. Ed è di questo che si discuterà nei prossimi quattro mesi, nel lungo percorso di avvicinamento all’assemblea del 17 maggio, chiamata a rinnovare il vertice dell’istituto popolare nato nel 1999 su iniziativa di alcune organizzazioni del terzo settore. “Qualcosa si è fermato negli ultimi tempi”, si legge nel manifesto di Restart Banca Etica 2025, una delle due liste in campo, “Ne risente l’impatto sociale, la dimensione politica del progetto di finanza alternativa, capace di determinare ricadute concrete e importanti.

Il cammino verso l’assemblea è nella fase in cui i comitati promotori delle possibili candidature stanno cercando sostegno. In campo ci sono due liste. Una più vicina al cda uscente, che candida alla presidenza l’attuale numero due del board Aldo Soldi, l’altra  che ha scelto appunto come nome Restart  che si  presenta come una alternativa “dal basso” al management, anche aprendo un bando per la selezione dei candidati, propone l’ex direttore generale dell’istituto, Alessandro Messina.

La soluzione dal “basso” non deve lasciare intendere improvvisazione. Come ogni istituto di credito, Banca Etica è sottoposta a severi regolamenti di Banca d’Italia per la composizione degli organi di amministrazione e controllo. I consiglieri devono avere precise competenze stabilite da Via Nazionale e lo stesso statuto della banca ne prevede altre aggiuntive legate al no profit. 

Poi ci sono i programmi. Le bozze sono già disponibili sul sito della banca. Una prima versione, che sarà ampliata e approfondita e arricchita nelle prossime settimane.

La lista che raccoglie anche componenti del cda, Per la Banca Etica, inclusiva e dialogante,  spiega che “c’è e ci sarà sempre più bisogno di comportamenti etici”. Per la popolare ciò significa “mettere al centro la dignità della persona e la salvaguardia dell’ambiente, ripudiare la guerra, combattere le disuguaglianze e le discriminazioni di ogni genere, favorire l’inclusione finanziaria. L’opposizione ai conflitti è parte integrante dei progetti della lista. D’altronde a febbraio la Banca era in prima fila nel denunciare l’attacco portato dalla maggioranza di centro destra alla trasparenza sull’export di armamenti, cancellando i meccanismi di controllo parlamentare sul commercio e sulle banche che finanziano le operazioni legate agli armamenti.

A citare per nome e cognome il convitato di pietra  è però il programma di Restart. “La sgr deve tornare a essere un laboratorio di sperimentazione”. La lista chiede l’internalizzazione della gestione e che le masse gestite siano “chiaramente orientate verso società e titoli a maggiore impatto sociale e ambientale”. Quanto alle “ambiguità nella relazione con banche che finanziano attività controverse”, vanno risolte “in un arco di tempo ragionevole, ma non più prorogabile”. Un arco di tempo che Restart indica in cinque anni. 

Il nodo, messo in risalto anche dall’appello su Nigrizia,  alcuni dei partner della sgr che ne sono anche azionisti di minoranza:  Banco Bpm, Bper, Banca popolare di Sondrio, tutte nel capitale assieme a Banca Etica (51%) e Cassa centrale banca. Ma chi chiede discontinuità fa leva anche sulla necessità di dare più credito alle piccole e medie imprese e al terzo settore. Ricorda la prima lista nel programma, oltre a sollecitare alleanze in campo sociale e finanziario, che ci sono “normative sempre più stringenti”.  La volontà è però quella di far crescere la banca, “tenendo in equilibrio i fattori fondamentali” e “nel rispetto dei propri valori”.

Per Restart “il terzo settore va aiutato ben al di là dei criteri standard” e  piccole e imprese e start-up “valutate per quello che è il loro ruolo occupazionale e di contributo allo sviluppo locale”. I prossimi quattro mesi serviranno a capire la linea.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



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