Vittime di violenza, in Veneto cure gratis anche dopo il Pronto Soccorso: «Togliere il ticket è una scelta di civiltà»

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di
Michela Nicolussi Moro

La Regione decide per la piena esenzione, come già Piemonte e Provincia di Bolzano. L’assessore alla Sanità Lanzarin: «Via concreta per prendersi cura delle vittime». I Centri antiviolenza: «Da risolvere i nodi privacy e attese»

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Dopo il codice rosa al Pronto Soccorso, che garantisce un accesso prioritario e in ambulatori separati dal resto del reparto alle vittime di violenza, arriva per loro l’esenzione dal pagamento del ticket relativo a visite, accertamenti e trattamenti successivi alle dimissioni dal polo di emergenza. Per esempio sedute di psicanalisi, esami strumentali, cure specialistiche, riabilitazione, insomma tutte le prestazioni fruite nel post accesso ospedaliero, incluse quelle di specialistica ambulatoriale, connesse alla violenza subita. Il provvedimento, già adottato dal Piemonte nel 2016 e dalla Provincia autonoma di Bolzano nel dicembre 2023, scatterà anche in Veneto dal primo febbraio, secondo la delibera approvata dalla giunta Zaia, che riconosce: «Ogni forma e grado di violenza basata sul genere e nei confronti di persone a motivo del loro orientamento sessuale e identità di genere costituisce una violazione dei diritti umani, della dignità personale, della libertà e sicurezza individuale, nonché una lesione dell’integrità e della salute fisica e psichica».

In un anno 3.400 vittime arrivate ai servizi

La misura era stata varata durante l’approvazione della legge di bilancio su proposta di Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità, che spiega: «Con questa decisione di civiltà siamo vicini alle persone che subiscono violenza. L’esenzione dal ticket è una via concreta per occuparci di loro, non solo attraverso la cura delle ferite, poiché il provvedimento riguarderà l’intero percorso terapeutico. È un modo per infondere fiducia e prestare aiuto ai veneti colpiti da questi traumi, che hanno bisogno di sentire la vicinanza delle istituzioni». Parlando solo di donne, nell’ultimo anno sono state 3.400 le vittime di abusi prese in carico (molte anche con i figli minori) dai 26 centri antiviolenza (e relativi 41 sportelli) e dalle 31 case rifugio della rete regionale, finanziata con 5.490.949 euro: 1.550.000 corrisposti dalla giunta Zaia e 3.940.949 dallo Stato. L’esenzione dal ticket è sostenuta dalla Regione con 600mila euro per il triennio 2025-2027, 200mila all’anno, distribuiti tra le nove Usl.




















































Un anno, rinnovabile

Sarà introdotto il codice di esenzione «VG1», riservato alla «Vittima di violenza che accede alle strutture sanitarie»: durerà un anno ma sarà rinnovabile su indicazione dello specialista competente. «L’obiettivo è riconoscere la violenza per trovare soluzioni che anticipino la necessità di cure mediche — completa Lanzarin —. Potremo arrivarci attraverso la consapevolezza dei singoli e l’impegno delle istituzioni e della società, non voltando le spalle ai minimi segnali di prevaricazione e quando il rispetto della persona viene meno. Sarà importante lavorare insieme agli enti del territorio e agli operatori impegnati nel contrasto alla violenza».

Gli operatori: «Opportunità in più»

Appunto, cosa ne pensa chi è in prima linea? «È un’opportunità in più per chi subisce violenza, spesso costretto a rinunciare alle cure di cui necessita per problemi economici — riconosce Mariangela Zanni, presidente del «Centro veneto Progetti Donna» di Padova, la più grande struttura antiviolenza del Veneto, nel 2024 rifugio di 1.349 vittime —. Noi abbiamo sottoscritto convenzioni con associazioni che si occupano di salute femminile proprio per consentire un accesso gratuito o a prezzi accessibili a tutte. Il provvedimento regionale per funzionare deve tenere conto di due aspetti fondamentali: la tutela della privacy delle vittime, che non sempre hanno piacere di far conoscere la loro storia. E spesso nemmeno possono, perché essendo ancora in pericolo vivono in strutture protette e il percorso di tutela a garanzia della loro incolumità non va minato. In secondo luogo — aggiunge Zanni — bisogna capire quali saranno i tempi di attesa delle prestazioni esenti da ticket, perché nel pubblico si attendono anche due anni per una visita. Abbiamo seguito donne che hanno avuto bisogno di tante cure e della riabilitazione per riprendersi, ma non potendo aspettare se le sono dovute pagare in privato. Come funzionerà adesso?». Per il momento l’unica certezza è che i Centri antiviolenza devono garantire sostegno psicologico, è uno dei requisiti per l’accreditamento. Ma le sedute di psicoterapia non sono comprese.

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