pagamenti segreti a Ong per lobby green

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Frans Timmermans è un politico olandese, primo vicepresidente della Commissione europea dal 1º novembre 2014. E’ stato un uomo chiave nella Commissione Juncker e anche nella Commissione Von der Leyen I, diventando commissario europeo per il clima e del Green Deal europeo il 1º dicembre 2019. Inoltre, Timmermans è stato Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali fino al 1º dicembre 2019.

Il quotidiano olandese De Telegraaf ha fatto partire una inchiesta, dalla quale sarebbe emerso che Bruxelles avrebbe “utilizzato denaro da un fondo per sussidi climatici e ambientali da miliardi di europer finanziare una “lobby ombra allo scopo di indirizzare le politiche green in cima all’agenda europea. L’U.E. avrebbe “pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex commissario Frans Timmermans”. Una accusa pesantissima che ruoterebbe intorno alla campagna in favore della contestata Nature Restoration Law, voluta da Timmermans, e che sarebbe stata “promossa da un’organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste“.

Scoppia il caos in UE

L’analisi condotta del quotidiano olandese De Telegraaf cita addirittura i contratti riservati, tra cui uno da 700.00 Euro “per orientare il dibattito sull’agricoltura“. La Commissione avrebbe sfruttato denaro proveniente da “un fondo multimiliardario“. In sostanza “per anni la Commissione Ue ha sovvenzionato” lobby ecologiste per “fare pressioni a favore” del Green deal. Quest’ultimo contiene una serie di iniziative politiche avanzate dalla Commissione con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

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A tale scopo è stato presentato un piano di valutazione d’impatto per innalzare ad almeno il 50% la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei Paesi dell’Unione europea entro il 2030 e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990. Un modo per riformulare tutte le leggi sull’economia circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull’agricoltura e sull’innovazione. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen arrivò a dichiarare che il Green deal sarebbe stato per il Vecchio Continente come “come lo sbarco dell’uomo sulla Luna“, dato che avrebbe reso l’Europa il primo Continente a centrare il target della neutralità climatica.

Frans Timmermans venne nominato da Von der Leyen vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il patto verde europeo. Il 15 gennaio 2020 il Parlamento europeo ha votato a favore dell’accordo, volendo raggiungere i target preposti. “Alle organizzazioni – si legge sulle colonne del Telegraaf – sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri“. Sembra essersi, improvvisamente, scoperchiato il Vaso di Pandora e le certezze che sembravano granitiche sulle politiche verdi ora verranno viste sotto una diversa chiave di lettura.

Il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs, su X ha annunciato: “Quanto è stato vero il sostegno del movimento ambientalista alle proposte ultra-verdi di Timmermans? Ora i resoconti suggeriscono che potrebbe essere stato tutt’altro che spontaneo, con accuse secondo cui Bruxelles avrebbe pagato gruppi ambientalisti per fare pressioni per il suo programma“.

E’ la fine del Green Deal?

Questo scandalo rischia di avere un effetto molto negativo sulle politiche di Bruxelles. Dopo le decisioni prese dal neo eletto Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il Patto verde europeo potrebbe subire una decisa battuta d’arresto. “C’erano persino liste redatte dalle lobby con nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati“, ha affermato al Telegraaf l’eurodeputato olandese del Ppe, Dirk Gotink, membro della commissione Bilancio dell’Eurocamera, spiegando di aver avuto la possibilità di visionare i documenti riservati.

In base a quanto annunciato dal quotidiano olandese, le associazioni green hanno dovuto anche rendicontare i risultati. L’European Environmental Bureau, una rete di circa 180 organizzazioni di cittadini ambientalisti con sede in più di 40 Paesi che rappresentano gruppi locali, nazionali, europei e internazionali negli Stati membri dell’Unione europea, è stata incaricato di fornire almeno 16 esempi di casi in cui il Parlamento europeo ha reso la legislazione green più ambiziosa grazie alla attività lobbistica. “Questa non è una campagna diffamatoria contro il movimento ambientalista. Ovviamente è loro diritto fare lobbying, il problema è l’atteggiamento della Commissione europea. Ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come la migrazione“, ha dichiarato Gotink.

Il De Telegraaf, autore di un’inchiesta che ha già scatenato una bufera tra i vertici istituzionali, ha sganciato la bomba. “Oltre al danno anche la beffa e l’illegalità! L’inquietante scenario descritto dal quotidiano olandese De Telegraph, pone sconcertanti interrogativi sulla condotta delle politiche green da parte della Ue e del suo paladino Franz Timmermans“, ha dichiarato il co-Presidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo, Nicola Procaccini.

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L’eurodeputato di Fratelli d’Italia ha espresso tutto il suo sconcerto: “Una situazione davvero preoccupante, su cui è necessario fare luce e andare a fondo per capire se Bruxelles ha agito in maniera irregolare per imporre politiche ambientali attraverso l’illegalità. Generando i risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti, attraverso finanziamenti a lobby ecologiste, esponenti politici e addirittura Paesi interi per orientare decisioni e politiche in materia ambientale, un vero e proprio Timmermans-gate. Il tutto senza valutare le conseguenze né rispettare la volontà dei cittadini“.

Bufera a Bruxelles

Come riportato su Ansa, sul tema è intervenuto anche il commissario al bilancio Piotr Serafin. In aula a Strasburgo, in merito al delicato tema dei finanziamenti, ha tuonato: “I finanziamenti del programma Life sostengono entità no profit che sostengono l’attuazione delle politiche dell’Unione, sono Ong principalmente attive nell’ambito delle azioni climatiche ambientali e dell’energia pulita. Tali entità contribuiscono ad una società civile vivace attiva in linea con il regolamento alla base del programma Life. Tuttavia devo ammettere che è stato inopportuno per alcuni servizi della commissione sottoscrivere degli accordi che obbligano le Ong a fare lobby con i membri del Parlamento europeo“.

La commissione sta cooperando con la Corte dei Conti nel suo audit in corso sulla trasparenza del finanziamento fornito alle Ong e aspettiamo con impazienza le conclusioni della Corte e le sue raccomandazioni, che ci aspettiamo di ricevere nella prima metà del 2025“, ha analizzato Serafin. Non ci resta che attendere gli sviluppi di una vicenda piuttosto torbida. A difesa dell’ex commissario è intervenuto il socialista olandese Mohammed Chahim: “In una società multiforme bisogna sentire tutte le voci, quindi anche quella delle Ong, anche se quello che dicono non piace alla destra. È la democrazia, basta ipocrisie“.





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