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Bergamo. Aumento delle tariffe di nidi, mense, assistenza domiciliare, servizi cimiteriali e anagrafe e catasto. A darne conto è la Giunta del Comune di Bergamo che, dopo aver dato conto dell’aumento del costo della sosta, porta all’attenzione della cittadinanza anche una serie di altri interventi, che la stessa sindaca Elena Carnevali prima e il vice sindaco e assessore al Bilancio Sergio Gandi poi hanno definito “non certo piacevoli”, volti, in sostanza, a compensare la sofferenza economica e finanziaria derivante dalla già annunciata mancanza di risorse causa manovra di fine anno voluta dal Governo, con un lato trasferimenti che preoccupa e non poco, tanto da indurre l’amministrazione non solo ad illustrare i ritocchi da apportare ad ogni singola voce, ma anche da giustificarli snocciolando numeri che, messi insieme, fanno cifre importanti. Si parla di un importo, mancante e complessivo, che si aggira tra gli 8 e i 9 milioni di euro che, conti alla mano, alleggeriscono il potere di spesa di Palazzo Frizzoni. L’analisi è chiara e l’orizzonte non è certo sereno non solo per lo stato dell’arte, ma anche perché i problemi ci sono e restano anche sul fronte delle scelte che arrivano da Roma e che, come ha sottolineato Carnevali, incombono sugli Enti locali, lasciati da un lato a fare i conti con le risorse a disposizione ma senza poterle gestire direttamente, almeno alcune, e dall’altra a barcamenarsi in un bilancio che sicuramente non trova il terreno fertile degli ultimi anni, con una quota del fondo di Resilienza che certamente ha fatto la sua parte.
L’analisi politica, Carnevali: “Necessario trovare un equilibrio di sostenibilità economica in un quadro finanziario preoccupante”
Pur non entrando nel merito di ogni singola voce, tocca alla sindaca Carnevali fotografare il quadro politico nel quale si inserisce la necessità del Comune di mettere mano al portafoglio dei cittadini: “Nel nostro programma di governo, fin dalla campagna elettorale, uno dei nostri obiettivi, rispetto ad esempio al tema dei nidi, è sempre stato quello dell’azzeramento delle lista d’attesa, 200 fino al 2024. La mission è rimasta certamente quella di continuare a lavorare secondo politiche sociali e non solo volte a incentivare e a sostenere la natalità attraverso l’aumento dell’offerta, irrobustendo la qualità dei servizi e favorendo la conciliazione tra i tempi di cura e di lavoro. L’impresa e lo sforzo sono grandi. Tanto che l’analisi che vado a fare non è rispondente solo di questa amministrazione, ma di molte altre: le difficoltà oggi appartengono a tutti i Comuni e a raccontarlo non è una Giunta di centrosinistra, ma tutta l’Anci, di cui sono delegata. Un grido d’aiuto senza appartenenza politica, per un momento difficile degli enti Locali che devono aumentare i servizi ma che devono fare i conti con i rincari anche delle cooperative e dei contratti nazionali.
Incide anche il cumulo dell’inflazione, quel 19% che pesa moltissimo sui conti del Comune. Senza dimenticare che, Comuni come il nostro, non beneficiano di fondi, un miliardo di euro per la precisione, messi a disposizione da Roma perché rispettanti del target imposto dagli standard europei sulla copertura dei posti per gli asili nido (il 33%), e vivono di sempre meno trasferimenti. La legge di Bilancio, infatti, precisamente il capo 6, racconta inoltre di uno stanziamento in continua diminuzione, passato da 277 milioni di euro a 112 milioni di euro. L’effetto cumulato della spending review, unito alla condizione di non accedere ai fondi ha creato un effetto paradosso per cui, pur volendo aumentare l’offerta delle politiche destinate alle famiglie, mancano le risorse. Inoltre nella manovra di fine anno il Bonus Asili nido statale ha cubato 97 milioni e di fatto ha allargato la platea di chi può beneficiare del gettito, consentendo alle famiglie con Isee fino a 40mila euro di accedervi, con un plus di massimo 3600 euro l’anno. Il lavoro sporco viene così lasciato in carico ai Comuni. E la richiesta, tra le tante, è quella di consentire alle amministrazioni di avere più manovra d’azione e non più una finanza derivata. Da un lato i bonus vanno direttamente alle famiglie, dall’altro i Comuni ricevono sempre meno risorse e la volontà e lo sforzo è quello di trovare un equilibrio di sostenibilità che ci permette di avere un azzeramento progressivo e nel contempo di lavorare per il bene della comunità”.
L’analisi dei costi
Così l’assessore Sergio Gandi, vice sindaco con delega al Bilancio: “È importante spiegare le ragioni di difficoltà che ci siamo trovati a gestire e che ci inducono a fare degli aumenti. Le criticità di cui parliamo sono sia endogene che interne alla gestione del Comune, derivanti dalla gestione dei servizi e dagli investimenti e conseguenti agli investimenti finanziati con le risorse del Pnrr, tra cui la demolizione e la ricostruzione degli asili nidi che è valsa più di un milione di euro in sul 2025, e, anche, la restituzione della quota capitale dei mutui, del debito quindi, che cuba lo stesso importo. L’anno scorso abbiamo beneficiato della restituzione dei mutui di competenza 2023, quest’anno non più. A pesare sulla situazione anche la diminuzione dei dividendi A2A e relativa vendita, effetto che si riverbera sulla parte corrente e che genera una quota diversa, come pure il recupero delle quote base dell’Imu, molto ridimensionata sugli immobili commerciali, i finanziamenti per la manutenzione ordinaria del reticolo idrico, moltiplicata per dieci, che passa da 45mila euro a 450mila euro. Dal 2027 avremo un effetto negativo determinato anche dagli oneri connessi alla riqualificazione del Centro Italcementi.
Per quanto riguarda i fattori esterni, invece, a incidere sono le dinamiche di mercato, con l’inflazione in primis, strettamente connessa al tema dei servizi: a parità di perimetro di intervento, infatti, costano di più perché esiste un adeguamento al costo della vita, tema di cui il Governo non si preoccupa. Oltre a questo, dobbiamo considerare anche le voci di costo, con il delta a sfavore rispetto all’onere sul capitolo degli alunni svantaggiati e delle gravi emarginazioni e la scadenza del contratto con Uniacque. E l’effetto dell’incremento dei rinnovi contrattuali e aumento dei costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, che andrà approvato prossimamente.
Tagli che insieme all’accantonamento in conto capitale, che mira al contenimento della spesa corrente, e che sommati alla spending review, che da sola vale oltre 1 milione e 200mila euro, hanno un effetto importante sulla possibilità di manovra del Comune. Complessivamente mancano tra gli 8 e i 9 milioni di euro solo sul 2025. L’amministrazione ha così agito su entrambi i lati, salvaguardando alcuni ambiti che non possono essere abbandonati. E chi parla di razionalizzazione, pur facendo dell’opposizione il suo mestiere, lo fa senza avere contezza dei numeri. Questo, sul fronte delle mie competenze, ad esempio, ha portato alla variazione dell’imposta di soggiorno, con il relativo aumento, dal 6 al 7 per cento, su un tetto che resta comunque con un massimale di 5 euro. E il gettito previsto è di 200mila euro, con adempimenti già rilevanti da aprile 2025″.
Aumento delle tariffe di nidi
A Marzia Marchesi, assessore alle Politiche dell’Infanzia, il compito di illustrare la rimodulazione delle tariffe su nidi e mense: “Partiranno da settembre 2025 e, per dovere di cronaca, specifico che era dal 2015 che non venivano ritoccate, pur mantenendo un livello molto alto come standard qualitativo e di gestione del servizio. Ad incidere negativamente non solo l’aumento dei materiali e l’inflazione, in riferimento alla demolizione e alla ricostruzione delle strutture, ma anche il Covid e la guerra in Ucraina, come il rinnovo del contratto dei dipendenti e nella fattispecie degli educatori. Se la quota pro capite per ciascun bambino prima era di 8mila euro, oggi è di 11.205 euro. Le nostre tariffe sono complete, non comprendono infatti solo la retta, ma anche i beni di cura, cosa che ad esempio non avviene nei nidi privati. Senza dimenticare che l’introito copre solo il 20% della spesa dei nidi, la restante parte resta infatti a carico del Comune. Oggi i nidi sono frequentati da 532 bambini e per settembre è previsto un aumento di 60 posti, frutto appunto degli interventi edilizi per ampliamento. Se prima il tetto minimo era di 100 euro, oggi è 153 euro”. La quota fissa mensile resta di 60 euro e un aumento esponenziale a seconda del reddito che varia dall’1% fino a 530 euro per chi ha un Isee oltre i 34mila euro, con un totale di retta di 590 euro. A chi ha più figli verrà ridotto l’importo del 30%, anche a seconda dell’opzione sul full time o part time. A questi importi andranno aggiunti anche quelle derivanti dai provvedimenti di Inps e Regione Lombardia come il Bonus Bebè e l’Assegno Unico.
Capitolo mense scolastiche: aumento per meno di 1 euro a pasto
Sul capitolo mense, l’assessore Marchesi spiega: “Si tratta di un servizio individuale che rientra nel piano del diritto allo studio. Oggi sono 13 sono gli istituti comprensivi che garantiscono la mensa con il tempo pieno e lo stesso vale per il tempo prolungato e scuole di secondo grado. Il riconoscimento economico che lo Stato dà agli insegnanti, che si fermano a mensa, non è sufficiente a coprire i costi, è pari infatti solo al 50%. Nel 2024 il 25% dell’intero costo è stato sostenuto dal Comune e l’obiettivo è arrivare al 12%. Il nuovo piano si articola sulle 4 fasce e vale meno di 1 euro. Con riduzioni per i nuclei che hanno più figli e chi ha ragazzi con disabilità. Entrerà sempre in vigore a settembre 2025”.
Servizio assistenza domiciliare
A favore della popolazione in generale e, in particolare, per la popolazione ultra 65enne, l’amministrazione comunale ha sviluppato un ampio sistema di servizi sociali, con l’obiettivo di garantire il benessere, l’autonomia e l’inclusione sociale. Tra i servizi comunali attivi, assume un ruolo preminente il Servizio di Assistenza Domiciliare, che garantisce a persone anziane con ridotta autonomia o a rischio di emarginazione un supporto nello svolgimento delle attività fondamentali della vita quotidiana (interventi di cura della persona, sostegno psico-socioeducativo, integrazione di interventi di natura socio-sanitaria, etc.) e la permanenza, più a lungo possibile, all’interno del proprio ambiente familiare e sociale. Come indicato nel Regolamento del Comune di Bergamo, il SAD prevede che gli utenti concorrano al costo delle prestazioni effettivamente erogate in una misura determinata in relazione alle fasce di reddito familiare di appartenenza. È prevista una fascia di esenzione dalla partecipazione economica per i nuclei familiari meno abbienti. In considerazione del fatto che il sistema tariffario, entrato in vigore nel 2012, non ha più subito alcuna modifica fino ad oggi, mentre il contesto economico-sociale di riferimento si è modificato per l’effetto congiunto di più fattori già richiamati precedentemente, e che l’Amministrazione ha dovuto riconoscere alle Cooperative appaltatrici del servizio un aumento del 15,26% complessivo dei prezzi per il periodo 1.2.2024-30.9.2025, la Giunta ha ritenuto di ridefinire il sistema di compartecipazione dell’utenza al costo del servizio, cogliendo anche l’occasione per adeguare anche l’articolazione delle fasce ISEE al mutato contesto socio-economico.
Con la finalità di rendere il sistema più efficace sia nel riconoscimento del criterio della fragilità economica, sia di quello della povertà relazionale, in progressiva crescita nel territorio cittadino, la fascia Isee di esonero dalla contribuzione per il Sad è stata ampliata e portata dall’attuale valore di 4.900 euro a 7mila euro.
“Una scelta, questa di ampliare la platea dei beneficiari dell’esonero, coinvolgendole nel riesame, revisione e aggiornamento dell’intera materia e delle tariffe delle prestazioni con l’intento di migliorarne le modalità a beneficio in particolare delle fasce più vulnerabili della popolazione cittadina, collaborazione sfociata nella sottoscrizione di un apposito Protocollo d’Intesa in data 11 dicembre 2024 – così l’assessore alle Politiche Sociali e Longevità Marcella Messina -. Il Servizio di Assistenza domiciliare ha in carico attualmente circa 300 persone nella nostra città, di cui la metà con un Isee intorno ai 6mila euro. Questo dato evidenzia come, grazie all’ampliamento della fascia d’esenzione, il servizio è garantito, nella maggioranza dei casi gratuitamente. Il Sad si inserisce in una rete di servizi che comprende anche la custodia sociale, l’infermiere di famiglia e comunità che si integrano andando a costituire un’offerta ampia e di diversificata a supporto delle diverse esigenze delle persone anziane, fragili e, in generale, bisognose di aiuto residenti in città”.
Per quanto riguarda il calcolo dell’ammontare della compartecipazione oraria, viene utilizzato il metodo della progressione lineare che stabilisce come quota minima oraria 1,00 euro e come quota massima oraria 22 euro a fronte dei precedenti 16 euro. Nel caso di utenti in condizione di povertà relazionale, in grado di dimostrare l’assenza di reti familiari di supporto, viene riconosciuto alla retta, determinata come sopra, un ulteriore abbattimento dell’ordine del 20%.
Servizi cimiteriali e alla persona
La Giunta Comunale ha approvato alcuni aggiornamenti delle tariffe di alcune entrate; in particolare: le entrate cimiteriali, in relazione alle quali si stimano incrementi di entrata annui di 100 mila euro a titolo di proventi dei servizi cimiteriali e di 95 mila euro a titolo di proventi delle concessioni cimiteriali; diritti istruttori in ambito di edilizia, urbanistica, Sueap e commercio, in relazione ai quali si stimano incrementi di entrata di 75 mila euro su base annua; diritti istruttori e rimborsi spese in ambito di Polizia Locale, in relazione ai quali si stimano incrementi di entrata di 100 mila su base annua. Sono stati inoltre effettuati degli adeguamenti degli importi dei diritti di ricerca e visura per istanze di accesso ai documenti amministrativi depositati presso gli archivi comunali e delle tariffe per l’utilizzo delle sale civiche. Per questi si stimano incrementi di entrata per complessivi 25 mila euro su base annua.
Il commento del Pd
“L’aumento delle tariffe proposto dalla giunta Comunale è un diretto effetto causato dai tagli che il governo ha imposto agli enti locali con la nuova finanziaria”, dichiara Alessandro De Bernardis, segretario cittadino PD. “Sono mesi che insieme ad Anci denunciamo la gravità di questa nuova legge di bilancio e gli effetti negativi che questi avrebbero avuto sui servizi erogati dagli enti locali. Per la mancanza di visione del Governo, pagano purtroppo i cittadini”.
“Anche in Consiglio, durante la discussione di un ordine del giorno, il Partito Democratico aveva lanciato un appello ai parlamentari bergamaschi, soprattutto a quelli che siedono nella maggioranza di centro destra, affinché si facessero portavoce dell’esigenza di rivedere i pesanti tagli agli enti locali. Ma quell’appello non è stato accolto ed oggi il Comune si vede costretto a rivedere i costi – commenta la capogruppo PD in Consiglio Comunale Francesca Riccardi, aggiungendo che “siamo fiduciosi che l’Amministrazione Comunale saprà calmierare in futuro questi aumenti, come per altro sta già facendo. Nonostante i tagli del Governo Meloni, l’impegno per compensare gli aumenti è forte: sulle mense l’aumento reale delle spese è del 35%, di cui però gran parte viene assorbita dal Comune stesso ulteriori esborsi (massimo aumento 12.5% per chi è in ultima fascia.)”
Sulla questione anche il Consigliere Marco Previtali, Presidente della I Commissione Comunale: ”L’aumento delle tariffe corrisponde ad un’esigenza seria e concreta di fare fronte ai drammatici tagli del governo. Ogni appello di ANCI e del Comune di Bergamo è rimasto inascoltato e dobbiamo fare i conti con le conseguenze. La volontà di questa Amministrazione è stata sempre quella di mantenere gli importanti servizi offerti ai cittadini e non tagliarli, l’aumento della tariffe – comunque salvaguardando le fasce più fragili – era l’unica soluzione per evitare una riduzione dell’offerta dei servizi. Non è certo con cuore leggero che affronteremo la manovra di bilancio, ma con senso di responsabilità verso i cittadini di Bergamo ed i loro bisogni”.
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