In Ticino le misure contro lo spreco alimentare rimangono impopolari

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Lotta allo spreco alimentare. L’iniziativa di foodwaaste.ch si inserisce nel più ampio obiettivo
della Confederazione di dimezzare entro il 2030 le perdite alimentari
evitabili, ossia di tutti quegli alimenti commestibili e non rischiosi per la
salute che però vengono buttati a causa di deperimento, difetti di qualità e,
soprattutto, il superamento delle date di scadenza. In un anno, l’iniziativa è
già stata accolta da 550 attività sparse per tutta la Svizzera: in Ticino, però, il progetto non sta ancora riscuotendo successo.

Un margine legislativo finora poco sfruttato

«Nel 2021, sono state pubblicate le linee guida sulla vendita di prodotti
con una data di scadenza prolungata. Le attività sul territorio non sono però
ancora al corrente di questo margine legislativo», esordisce Erika Bauert, co-direttrice del progetto. Già dal novembre 2021, infatti, in seguito a un
rapporto dell’Università di Zurigo delle Scienze Applicate (ZHAW), in Svizzera
è consentita la vendita di prodotti oltre il termine minimo di conservazione
(TMC). Questa dicitura compare sulla maggior parte dei prodotti in vendita nei
supermercati, come farina, zucchero e uova, e suggerisce una data entro cui gli
alimenti dovrebbero preferibilmente essere consumati. «L’obbiettivo del
progetto è divulgare il più possibile queste informazioni: i settori coinvolti
sono però molti, dalle panetterie, alle macellerie fino alle aziende agricole.
La sfida è riuscire a distribuire un’informazione capillare».

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Una procedura semplice

Concretamente, foodwaste.ch offre sul sito Internet un Toolbox che contiene etichette da applicare sui prodotti, schede informative, flyer e
tutorial indirizzati a clienti e commercianti. «Il processo è molto
semplice: quando un prodotto ha raggiunto il termine minimo di conservazione,
bisogna capire a quale delle sette categorie di TMC appartiene e applicare
l’etichetta corrispondente. Così il prodotto può continuare ad essere venduto», chiarisce Bauert.
Per categorie alimentari diverse, infatti, l’estensione della vendita può
variare da un minimo di 6 giorni – ad esempio per le uova crude e il latte
pastorizzato –, ad un massimo di 360 giorni per prodotti come pasta, zucchero e
farina. Anche la carne, se congelata entro la data di scadenza, può rimanere in
vendita per ulteriori 90 giorni.

Il Ticino, in materia di spreco alimentare, è ancora indietro

Noi, sull’argomento, non siamo per niente bravi. «Il Ticino, per il momento, ha dato solo un contributo simbolico e
nessun finanziamento e la cosa ci rammarica», precisa ancora Erika Bauert. «Il cantone ha giustificato la
scelta affermando che la clientela ticinese non è ancora pronta ad accogliere
un’iniziativa contro lo spreco alimentare. Io non penso sia realmente così: le
esperienze nelle altre regioni mostrano, infatti, un’attitudine generalmente
positiva».

Nel nostro cantone, solo una realtà ha per il
momento preso parte al progetto: si tratta della boutique RolfBurkhard di
Mendrisio, un negozio di vino, birre artigianali e distillati. Il proprietario, lo stesso Rolf Burkhard, ha
preso parte al progetto lo scorso dicembre e afferma di essere molto
soddisfatto: «Il progetto in Ticino non viene pubblicizzato, ma sicuramente
sarebbe un bene, perché lo spreco alimentare c’è dappertutto, anche qui».

«Tutti vincitori»

«Abbiamo ricevuto un riscontro molto positivo, sia dai clienti sia dalle
attività che hanno implementato il progetto», conclude la co-direttrice
dell’iniziativa. «Al di là della lotta allo spreco, la vendita di prodotti a
scadenza prolungata è economicamente vantaggiosa anche per il venditore: le
eccedenze non vendute dovevano infatti prima essere buttate e rappresentavano
così una grande perdita».

Al momento, l’iniziativa è indirizzata solamente alla
piccola distribuzione, ma l’intenzione è di espanderla anche ai giganti della
distribuzione alimentare, che però si sono dimostrati finora scettici: già
nel 2023, quando il progetto venne annunciato, mostrarono non poche perplessità
sulla disponibilità della clientela ad accogliere il progetto. I dati raccolti
durante il primo anno, però, confutano queste preoccupazioni: «Nella
fase pilota, lanciata nel 2023, abbiamo osservato un atteggiamento positivo della
clientela. I motivi spaziano
dall’attrattiva dei prezzi ridotti a questioni ideologiche, legate alla
salvaguardia dell’ambiente». In questo senso il pioniere è stato SPAR, catena
alimentare della grande distribuzione che ha già abbracciato l’iniziativa e applica l’efficienza di questo modello anche a scale di distribuzione più
grandi.

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