I vescovi italiani con Papa Francesco: “lo scandalo della guerra deve impegnarci tutti a cercare per una pace giusta e duratura”. E i cattolici debbono ritrovare un protagonismo in politica (S.C.)

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“Lo scandalo della guerra, e della guerra in Europa, deve impegnarci tutti a cercare le vie, possibili, del dialogo, per una pace giusta e duratura”. Lo scrivono i vescovi italiani nel comunicato finae del Consiglio permanente che si è concluso oggi a Roma, nella sede della CEI. Guidati dal card. Matteo Maria Zuppi, i presuli hanno fatto proprie le parole di Papa Francesco all’Angelus del 19 gennaio scorso, ed al Pontefice hanno assicurato sostegno, vicinanza e preghiera: “Sia gli israeliani che i palestinesi hanno bisogno di chiari segni di speranza: auspico che le autorità politiche di entrambi, con l’aiuto della Comunità internazionale, possano raggiungere la giusta soluzione per i due Stati”.

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In tale contesto, i presuli hanno ribadito la loro condanna per ogni forma di antisemitismo, un cancro che purtroppo continua a manifestarsi dentro forme subdole e ambigue. Il contrasto inizia con la conoscenza reciproca. “In questi tempi drammatici – hanno rilevato i vescovi della CEI – siamo chiamati a continuare a compiere passi di incontro e di dialogo”.

Insieme all’appello perché tacciano le armi su tutti i fronti internazionali e perché le Istituzioni assumano decisioni lungimiranti a tutela della dignità di tutti i popoli, i presuli hanno confermato l’importanza di gesti concreti, personali e comunitari, che sostengano la riconciliazione e l’amicizia. In quest’ottica, è stato condiviso l’invito del card. Zuppi a ripetere, anche quest’anno, l’esperienza di accoglienza dei bambini ucraini nelle diocesi italiane per il periodo estivo.

“La Settimana sociale di Trieste ha fatto venir fuori il desiderio di protagonismo dei cattolici in quanto tali: non perché la politica debba essere cattolica, ma perché i cattolici, a partire dalla dottrina sociale della Chiesa, pensano di poter dire qualcosa proprio a partire da questa identità”, ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, durante la conferenza stampa a conclusione del Consiglio permanente dei vescovi italiani, svoltosi in questi giorni a Roma.

“Guardiamo con fiducia a questa voglia di partecipazione”, ha spiegato Baturi ai giornalisti rilanciando l’apprezzamento del card. Zuppi, contenuto nella sua introduzione, riguardo ai tentativi di gruppi e singoli a vario titolo impegnati in politica. “Riconosciamo la legittimità del protagonismo dei cattolici in politica, fatta salva la responsabilità personale e, alla luce della dottrina sociale della Chiesa”, ha puntualizzato il vescovo: “Guardiamo con fiducia al fatto che ci siano luoghi di confronto dove, pur nella legittima pluralità, i cattolici possano riconoscersi e dialogare. Ci sembra un fronte in movimento che ci dà tanta speranza. Proviamo ad accompagnare questa voglia di partecipazione prevedendo luoghi di confronto capaci di elaborare piattaforme comuni, come è avvenuto a Trieste”.

“La dottrina sociale della Chiesa – ha sottolineato Baturi – non è un optional, è il risvolto sociale della fede e addirittura dei sacramenti”. “La Cei non sposa un progetto politico o un altro, ma la presa sul serio di una fede capace di incidere nella realtà”, ha precisato il segretario generale: “Una fede che incide sui significati del vivere e che non ha paura di coltivare il futuro”. “Il tema politico – ha osservato Baturi – è il tema di una visione, che non mi sembra possa coincidere con una formazione politica, ma si declina facendo dialogare i cattolici appartenenti ai diversi schieramenti”.

“Politiche, o anche parole, che possono sembrare o che si rivelano un danno alla dignità dell’uomo troveranno sempre il nostro dissenso, da qualsiasi parte queste parole o queste misure possano provenire”, ha risposto Baturi ad una domanda dei giornalisti sul presidente americano Trump. “A noi interessa la dignità umana, la protezione della vita, la sua dignità, che si misura in termini di accoglienza e di accompagnamento”, ha precisato.

“Un’autonomia che non sia particolarismo e una solidarietà che non sia assistenzialismo”: questo dovrebbe essere, per la Cei, l’obiettivo della riforma sull’autonomia differenziata, su cui la Consulta ha recentemente dichiarato inammissibile il referendum. “Il nostro interesse è quello di continuare il dialogo”, ha affermato il segretario generale, ricordando che presuli si erano già pronunciati sul tema dell’autonomia differenziata nel maggio e nel settembre scorso, richiamando ai principi di sussidiarietà e solidarietà. “La Consulta – ha sottolineato Baturi – aveva già indicato al Parlamento sette punti di emendamento a quel progetto. A noi interessa poter intervenire perché ad ogni uomo, in qualunque parte del Paese esso viva, vengano assicurate le condizioni di vita giuste e i diritti costituzionalmente garantiti, nella legittima autonomia e necessaria solidarietà”.

Sante Cavalleri

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Fonte: Sir



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