Giornata della Memoria, il 14% degli italiani nega l’Olocausto

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


Quando si parla di memoria storica e dei crimini contro l’umanità, la Shoah è il termine che rievoca la memoria di milioni di persone sterminate nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, in un’Italia che si trova di fronte alla Giornata della Memoria, il 27 gennaio, e a un’inquietante recrudescenza di episodi di antisemitismo, emerge un dato preoccupante: il 14% degli italiani, secondo l’ultimo Rapporto Italia dell’Eurispes, non crede che la Shoah sia mai avvenuta.

L’indagine dell’Eurispes ha messo in luce, tra le altre cose, una crescente diffusione di pregiudizi antisemiti e una pericolosa tendenza al revisionismo storico. Non solo negazione dell’Olocausto, ma anche distorsioni sul numero delle vittime e credenze pericolose riguardo al controllo ebraico sugli aspetti economici, mediatici e politici della società globale. Queste affermazioni si intrecciano con la contemporaneità dei conflitti, come quello israelo-palestinese, alimentando una visione distorta e carica di odio che sembra trovare sempre più terreno fertile.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

La Shoah negata

Quello che molti considerano un “vecchio tema”, relativo alla memoria della Shoah, sembra essere riemerso prepotentemente nella coscienza collettiva italiana, e non solo. Secondo il Rapporto Italia, il 15,9% degli italiani minimizza la portata della Shoah, affermando che non avrebbe prodotto così tante vittime, mentre il 14,1% nega totalmente che lo sterminio sia mai avvenuto. Dati inquietanti, che si collegano a una crescente diffusione di teorie complottiste e di discorsi revisionisti, veicolati non solo dai soliti ambienti estremisti, ma anche da frange della politica e dei social media.

Non si tratta di una crisi improvvisa, ma di un processo strisciante che si è acuito negli ultimi decenni. Nel 2004, sempre secondo Eurispes, solo il 2,7% degli italiani metteva in dubbio l’Olocausto. Oggi quella percentuale è quintuplicata, dimostrando come il tempo, anziché consolidare la consapevolezza storica, abbia aperto la strada a narrazioni distorte.

Questo deterioramento del senso storico non è privo di conseguenze. Il negazionismo non è solo una negazione del passato, ma una ferita aperta per le comunità ebraiche e un pericoloso sintomo di una società che fatica a riconoscere i propri errori e le proprie responsabilità. Il rischio è evidente: la Shoah, da tragedia universale, rischia di essere relegata al ruolo di semplice oggetto di dibattito, perdendo il suo valore di monito e insegnamento per le generazioni future.

Purtroppo, quanto emerso dall’indagine dell’Eurispes non è un caso isolato. Le credenze distorte sugli ebrei, come il presunto controllo del potere economico o la capacità di determinare le politiche occidentali, continuano a radicarsi tra la popolazione. Se nel 2004 il 2,8% degli italiani negava il diritto all’esistenza di Israele, oggi quella percentuale è salita al 18,8%. La banalizzazione della Shoah, il crescere di opinioni che minimizzano o addirittura negano l’orrore subito dal popolo ebraico, è un fenomeno che può avere effetti devastanti sulla coesione sociale e sul rispetto dei diritti umani.

I numeri dell’Eurispes non sono solo statistiche: sono un campanello d’allarme per una società che rischia di dimenticare o, peggio, di revisionare la storia in un momento in cui il razzismo e l’antisemitismo stanno vivendo una riscoperta inquietante. Questa negazione, in parte legata a una diffusione del complottismo che non riguarda solo il passato, ma si estende anche a questioni contemporanee, si inserisce in un contesto più ampio di crescente antisemitismo. In Italia, infatti, è emerso che un terzo degli italiani (33,4%) crede ancora che gli ebrei controllino il potere economico e finanziario, mentre il 30% è convinto che abbiano un’influenza predominante sui media. La tesi secondo cui gli ebrei determinano le scelte politiche occidentali è sostenuta dal 27,5% degli intervistati. Queste convinzioni sono intrinsecamente legate all’odio verso lo Stato di Israele e alla percezione che gli ebrei, in quanto tali, siano colpevoli degli sviluppi geopolitici in corso.

Il conflitto israelo-palestinese: un catalizzatore per l’odio?

Il Rapporto Italia ha anche esplorato la connessione tra il pregiudizio antisemita e il conflitto israelo-palestinese evidenziando come la guerra tra Israele e Hamas, purtroppo, stia influenzando negativamente la percezione degli italiani riguardo al popolo ebraico. Se da un lato il 60,7% degli italiani non mette in discussione il diritto di Israele di esistere, vi è una parte consistente della popolazione (18,8%) che nega fermamente questo diritto. A sorprendere è anche l’elevata percentuale di coloro che non si esprimono su questo tema, un 20,5% che resta ambiguo riguardo a una questione tanto centrale nella geopolitica mondiale.

Sebbene il 60,7% degli italiani non metta in discussione il diritto di Israele a esistere, vi è una percentuale significativa che associa l’identità ebraica ai problemi geopolitici del Medio Oriente. Non è un caso che la tensione tra Israele e Palestina coincida con un aumento del risentimento verso gli ebrei nel mondo occidentale. Il conflitto, purtroppo, diventa il terreno fertile per la diffusione di teorie cospirative, in cui gli ebrei sono visti come una minaccia globale da combattere. L’odio non riguarda più solo Israele o la politica di Netanyahu, ma si estende al popolo ebraico in generale, creando una polarizzazione che non lascia spazio al dialogo e alla comprensione reciproca.

Questo scenario ha alimentato una visione distorta della comunità ebraica, spesso confusa con le scelte politiche dello Stato d’Israele. Gli italiani, divisi e polarizzati su come trattare il conflitto, finiscono con l’associare la Shoah a una serie di questioni contemporanee che non ne preservano la memoria storica. Il bombardamento mediatico su Gaza, le polemiche sull’appoggio o meno a Israele, hanno messo sotto pressione la comunità ebraica in Italia, spesso vista come un tutt’uno con le politiche israeliane, anche quando si tratta di distinguere tra il popolo ebraico e le scelte del suo governo.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Un recente episodio significativo è stato l’atto di vandalismo contro la Sinagoga di Bologna, durante gli scontri dello scorso 12 gennaio. A seguito di un corteo che chiedeva giustizia per Ramy Elgaml, un giovane arabo palestinese ucciso da un agente di polizia, la comunità ebraica è stata presa di mira da atti di violenza e minacce. La Sinagoga, in particolare, è stata vandalizzata con scritte in solidarietà con Gaza. Per il presidente della Comunità Ebraica di Bologna, Daniele De Paz, non si è trattato di un semplice atto vandalico, ma di un vero e proprio “attacco mirato e programmato”. La Comunità Ebraica Progressiva di Bologna, proprio alla luce di questo episodio e di un contesto cittadino percepito come ostile, ha deciso di non partecipare agli eventi legati alla Giornata della Memoria. In una nota ufficiale, la comunità denuncia “il peggior clima di antisemitismo dal dopoguerra”. “”È ora di comprendere che il 27 gennaio non è una concessione verso di noi – si sottolinea in una nota – Noi portiamo già nel cuore e nella memoria familiare e nazionale i segni indelebili del genocidio. Oggi portiamo anche lo sdegno per l’utilizzo strumentale, la banalizzazione e la trivializzazione del nostro dolore storico”.

La memoria in crisi

La Giornata della Memoria, celebrata il 27 gennaio, è stata istituita con la legge 20 luglio 2000, n. 211, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Nell’articolo 1 si legge che “la Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. “In occasione del ‘Giorno della Memoria’ di cui all’articolo 1 – è scritto nell’articolo 2 – sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione”.

Il 21 novembre 2005 l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione che indica “il 27 gennaio come una Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto”. La risoluzione, come si legge sul sito del Senato, istituisce il “Programma di sensibilizzazione sull’Olocausto” con l’obiettivo di “mobilitare la società civile per la memoria e l’educazione all’Olocausto, al fine di contribuire a prevenire futuri atti di genocidio”.

In un’epoca in cui la disinformazione viaggia veloce e il passato sembra sempre più lontano, ricordare non basta più. È necessario agire, educare, denunciare. Perché la storia non si ripeta, e perché nessuno possa mai più permettersi di chiedere: “La Shoah è davvero esistita?”.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link