Come aumentare la pensione sia per chi lo � gi� che per chi deve andare grazie nuova sentenza

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Come aumentare le pensioni grazie alla nuova sentenza della Cassazione sia se si è già in pensione e sia se si deve ancora andare? Quando un soggetto si appresta a lasciare il lavoro, deve procedere a una serie di adempimenti burocratici sia per la procedura di presentazione della domanda di pensione e sia per capire di quanto sarà l’importo del trattamento finale che riceverà.

Spesso, tale calcolo risulta deludente. C’è sempre, infatti, chi vorrebbe percepire una pensione maggiore ma ci sono regole precise da seguire e poco si può fare. Tuttavia, una nuova sentenza della Cassazione apre le porte a nuove possibilità di aumento dell’assegno finale. Vediamo di seguito nel dettaglio cosa prevede e per chi.

    Prestito personale

    Delibera veloce

     

  • Come aumentare le pensioni di 200-300 euro dopo la nuova sentenza della Cassazione
  • Quando conviene la neutralizzazione dei contributi per aumentare l’assegno finale

Come aumentare le pensioni dopo la nuova sentenza della Cassazione

La sentenza della Corte di Cassazione numero 30803/2024 del 2 dicembre ha aperto nuovi scenari di calcolo e ricalcolo delle pensioni.

Chi deve andare in pensione ha, per legge, la facoltà di chiedere l’esclusione dal calcolo di alcuni contributi ai fini del rateo considerati poco vantaggiosi, e per un massimo di cinque anni. Si tratta di periodi in cui la contribuzione è stata così bassa da non permettere alcuna convenienza nel calcolo dell’importo finale.

La recente sentenza della Cassazione estende tale possibilità anche a chi è già in pensione.

La norma valeva, infatti, solo per chi in pensione doveva ancora andarci, ma, dopo il pronunciamento della Cassazione, varrà anche per chi in pensione è già andato, basandosi sul principio secondo cui il sistema pensionistico deve rispettare e in modo equo l’intera carriera lavorativa del contribuente, evitando che periodi di contribuzione in anni con retribuzioni più basse penalizzino il calcolo del trattamento finale.

La possibilità di aumentare la propria pensione dipende dalla cosiddetta neutralizzazione dei contributi: si tratta di una operazione che permette di bloccare l’impatto di eventuali versamenti svantaggiosi negli ultimi anni prima della pensione e che potrebbero ridurre l’assegno mensile.

Tale blocco potrebbe portare ad aumenti variabili delle pensioni, tra 200-300 euro ma anche di più. Tutto cambia, ovviamente, e dipende dal tipo di attività svolta, da quanti anni si è lavorato, dall’importo del montante contributivo accumulato, dal sistema di calcolo dell’uscita.

E’ bene, però, sapere che la neutralizzazione non può essere applicata sui requisiti minimi per ottenere la pensione di vecchiaia o quella anticipata ordinaria, ma solo per i contributi successivi.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Quando conviene la neutralizzazione dei contributi per aumentare l’assegno 

Se negli ultimi anni di lavoro si è guadagnato meno rispetto al resto della carriera, allora la neutralizzazione potrebbe essere vantaggiosa ai fini del calcolo della pensione finale. 

La pensione si calcola, infatti, in base ai contributi (che vanno a creare il montante contributivo) versati da un soggetto durante la propria attività lavorativa. Tuttavia, alcuni contributi potrebbero penalizzare l’importo dell’assegno di pensione.

Rientrano tra le tipologie di contributi non proprio vantaggiosi ai fini del calcolo pensionistico, per esempio, quelli figurativi, che vengono riconosciuti in momenti particolari di inattività, come la disoccupazione, la cassa integrazione, la maternità, ecc., ma riducono i contributi e, di conseguenza, l’importo della pensione.

Se, dunque, negli ultimi anni di attività lavorativa, c’è stata una riduzione dell’attività lavorativa temporanea o si è verificata proprio la cessazione del rapporto lavorativo, con conseguente percezione dell’indennità Naspi, e si rischia di andare incontro alla riduzione della pensione finale considerando i contributi percepiti in tali anni, allora si può ricorrere alla neutralizzazione e non calcolare i periodi svantaggiosi considerati. 

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link