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Roma, 23 gennaio 2025 – Non si spengono le polemiche intorno alla liberazione del capo della polizia giudiziaria libica e accusato di crimini contro l’umanità. “Quella di Almasri è una vicenda tra l’incredibile e il preoccupante. Abbiamo riportato questo signore in Libia con un aereo di Stato: se un jet di Stato decolla da Ciampino, va a Torino e prende un ricercato per riportarlo a Tripoli, qualcuno ha dato l’autorizzazione. E questo qualcuno sta a palazzo Chigi. Altrimenti, sarei preoccupato di un paese in cui, senza che il vertice dello stato lo autorizzi, un aereo riconduce in Libia un arrestato”. Così il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, ospite oggi ad Agorà su Rai Tre, punta il dito, in coda a una lunga serie di richieste di chiarimento arrivate dalle opposizioni al governo. “Tra l’altro – afferma Borghi –, mentre il fascicolo di Almasri non era ancora arrivato sul tavolo del ministro Nordio, a Tripoli stavano già organizzando i festeggiamenti. Ma il punto chiave – aggiunge- è la conferenza stampa della presidente del consiglio a Cutro. In quella circostanza Meloni, con la consueta veemenza, disse: ‘daremo la caccia ai trafficanti di uomini per tutto il globo terracqueo’. E oggi un trafficante lo abbiamo riportato a Tripoli”.
I punti principali della vicenda
Una vicenda complicata, tra cavilli legali e rapporti internazionali. Ieri era arrivato l’affondo della Corte penale internazionale: l’Italia spieghi i motivi della scarcerazione del generale libico Njeem Osama Almasri Habish, avvenuta “senza preavviso o consultazione”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, riferirà la settimana prossima in Parlamento sul caso.
Sul piede di guerra in generale tutte le opposizioni che accusano il governo di aver liberato “un torturatore”. “Meloni – dice la segretaria dem Elly Schlein – dichiarava guerra a trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne avevano arrestato uno e lo hanno riaccompagnato a casa. Una vicenda molto opaca”. Njeem, osserva Nicola Fratoianni (Avs) è “un criminale di guerra”, ma è stato liberato con la “complicità del nostro governo, del ministro” competente e “della presidenza del Consiglio”. Ad oggi, per Riccardo Ricciardi (M5S) “l’unico rimpatrio fatto dal governo Meloni è stato per riportare a casa un criminale e calpestare il diritto internazionale. Non è accettabile”. Matteo Renzi (Iv), si rivolge a Nordio: “è un pericoloso criminale e voi non gli date la caccia, anzi lo portate a casa con un aereo dei Servizi. Sono solo io a dire che siete ammattiti?”. Riccardo Magi (+E) vede nella scarcerazione “l’enorme, sconfinata, debolezza di uno Stato e della sua ricattabilità”.
Un altro arresto controverso, dunque, per l’Italia, a poco più di un mese da quello dell’iraniano Mohammed Abedini Najafabadi. Analogo l’esito: scarcerazione e rimpatrio. In quest’ultimo caso, tuttavia, non c’è stato l’intervento formale del governo, ma è stata la Corte d’appello di Roma a ravvisare irregolarità nell’arresto ed a disporre la liberazione.
Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish atterra a Tripoli il 21 gennaio 2025 (Ansa)
Amasri non è una pedina di secondo piano delle istituzioni libiche. E’ il vertice della Polizia giudiziaria ed opera alle dirette dipendenze funzionali della magistratura e dello stesso Procuratore generale nazionale, Sadiq Al-Sur, cui viene delegata l’attività di indagine di moltissimi reati, solitamente gravi, perpetrati nel Paese. Opera con l’Apparato di deterrenza per il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata (Rada) che, tra le altre cose, gestisce la prigione di Mittiga, dove sono tuttora rinchiusi centinaia di criminali e terroristi. Un esponente di rilievo, dunque, di un governo con cui l’Italia ha rapporti consolidati su vari dossier, dai flussi migratori al petrolio, al gas.
Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish in una foto senza data pubblicata dalla piattaforma fawaselmedia.com (Ansa)
La Corte dell’Aja sabato scorso, a maggioranza, ha spiccato – dando seguito alla richiesta avanzata lo scorso 2 ottobre dal procuratore dell’organismo – un mandato d’arresto per il generale libico per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino Tripoli, dal febbraio 2011. L’uomo è stato localizzato a Torino il 19 gennaio ed è stato arrestato. “L’indagato – fa sapere la Corte – è stato tenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure necessarie per la sua consegna. Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto. Il 21 gennaio, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia“. Sono stati i giudici della Corte d’appello di Roma a non convalidare l’arresto perché non è stato preceduto da un’interlocuzione con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Cpi. L’uomo è stato dunque rilasciato martedì sera e rimpatriato a Tripoli su un volo di Stato, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto e i rischi di un eventuale trasporto su un volo di linea, si apprende. Dopo essere atterrato è stato portato in trionfo da decine di suoi sostenitori che lo hanno accolto festanti, come si vede da filmati postati sui social libici.
Il generale libico Njeem Osama Almasri Habish viene festeggiato all’aeroporto di Tripoli il 21 gennaio 2025 in un video pubblicato dalla piattaforma Fawasel Media (Ansa)
L’arrivo di Almasri in Italia? Per una partita di calcio. Sabato scorso, a quanto si apprende, proveniente dalla Germania, dove ha affittato un’auto ed ha chiesto al noleggiatore di restituirla a Fiumicino. Lo stesso giorno in cui la Corte spicca il mandato e l’uomo diventa dunque un ricercato senza saperlo. La sera va allo stadio a vedere Juventus-Milan. Il giorno dopo viene arrestato dalla Digos e portato al carcere delle Vallette, dove passa due notti prima del ritorno in Libia.
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