Calamità, Psa e nitrati: Regione in prima linea

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CREMONA – Il doppio summit di martedì a Milano ha visto Confagricoltura e Regione confrontarsi apertamente sullo stato dell’arte del settore primario lombardo, tra crisi, richieste di soluzioni immediate e prospettive future. Protagonista di entrambi gli incontri – quello mattutino più tecnico affiancato dal Dg Agricoltura, Andrea Massari, e quello pomeridiano più concreto e diretto su Psa e nitrati col governatore Attilio Fontana e gli allevatori – l’assessore alla partita Alessandro Beduschi, che adesso traccia il bilancio del vertice tra intenzioni, realismo e punti fermi. «Gli allevatori e agricoltori lombardi generano, grazie alle loro qualità, all’eccellenza dei prodotti e all’etica del lavoro e sacrificio, il 2% del Pil nazionale. La situazione è difficile e non ho intenzione di lasciarli soli. Facciamo, faremo e farò tutto il possibile non perché sia garantita la sopravvivenza del settore ma perché possa tornare a crescere ancora di più. Perché lo merita».

Assessore, tra le richieste di chiarimenti avanzate da Confagri e dagli imprenditori c’è anche quella Misura 23 che riguarda ulteriori sostegni per i danni da calamità naturali. Arriveranno?

«Dobbiamo essere realistici e chiari. Sarà difficile per via delle esigue risorse recuperabili dallo sviluppo rurale».

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C’è poi la questione delle imprese agricole che hanno seminato in ritardo le cover per le misure agroambientali e faticano a documentare, con le foto georeferenziate, i danni. C’è un modo per trovare un sistema alternativo ed evitare così sanzioni e impasse?

«Comprendiamo le difficoltà ma resta la necessità di documentare. Si può lavorare per rendere possibile l’invio di una segnalazione complessiva delle aziende da parte di Federlombarda evitando invii singoli da parte delle aziende con Pec».

E sui Quaderni di Campagna, tra nuovi metodi e tempistiche, si è trovato un punto comune?

«Mercoledì prossimo ci sarà l’incontro con Agea per parlare anche di questo. Condividiamo la posizione di Confagricoltura. Non è, dal punto di vista operativo, poter soddisfare una richiesta di aggiornamento entro trenta giorni dalla manifestazione dell’evento. L’unica strada percorribile è documentare il quaderno come fatto finora».

Ovviamente a tener banco nell’ultimo faccia a faccia con gli agricoltori sono stati soprattutto i due grandi temi: spandimenti ed emergenza Peste suina. Partendo dal primo, a che punto siamo?

«Martedì sarò in missione a Bruxelles, nel contesto di un quadro di incontri internazionali più ampio che vedrà il presidente Fontana confrontarsi con Fitto sul Pnrr e avrà modo di incontrare il nuovo Commissario all’Agricoltura e gli alti funzionari. Non arriveremo con un dossier, trattandosi del primo incontro conoscitivo, ma posso dire sin da subito che chiederemo l’immediata chiusura della procedura d’infrazione e metteremo in chiaro che le priorità devono essere il via libera alla sperimentazione su larga scala del digestato come ammendante agricolo e, soprattutto, la revisione di una direttiva nitrati che appare oggi come una fotografia sbiadita, in bianco e nero, non rappresentando nei metodi e nella descrizione del contesto quella che è la situazione attuale del nostro settore primario».

Siamo vicini a un punto di svolta, insomma. Vale anche per l’emergenza Psa? Ne usciremo presto?

«Voglio essere chiaro su questo punto, quanto lo è stato il Commissario Filippini. Abbiamo accolto con enorme piacere la delegazione di Confagricoltura Lombardia che ha espresso con una decisione che condividiamo e comprendiamo il profondo disagio che l’attuale situazione sta comportando per gli allevatori. Proprio per rispettare i loro grandi sforzi devo essere il più realista possibile: non possiamo nascondere il fatto che, oggi, con la Psa dobbiamo convivere e agire per contenerla, non abbiamo la possibilità, non ancora, di eradicarla».

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Ci sarà pure un modo per risolvere il problema o tamponarlo. Qualche idea?

«Certo, l’impegno di Regione Lombardia in questo senso è massimo. Stiamo agendo su più fronti, sia per ottenere più ristori che sull’aspetto operativo che riguarda gli abbattimenti».

Quindi ci sono aiuti in arrivo?

«Dobbiamo dare risposte immediate e lo stiamo già facendo. A fine febbraio ci sarà il bando relativo agli aiuti indiretti. Erano inizialmente previsti 12 milioni, cifra che mi rendo conto essere inconsistente di fronte alla gravità della situazione e, infatti, proprio grazie alle pressioni esercitate da Regione arriveremo almeno a 20. In più, si sta paventando la possibilità che l’Europa conceda la deroga agli aiuti di Stato vista l’eccezionalità della situazione emergenziale. Noi continuiamo a lavorare con le associazioni di categoria, come abbiamo sempre fatto, per raggiungere un risultato anche nella battaglia alla speculazione sui prezzi delle carni».

Mettendo un tetto minimo?

«Non si può fare un prezzo politico ma allo stesso tempo trovo inaccettabile che quelle che già prima erano le migliori carni al mondo, e che oggi sono anche le più controllate e certificate proprio per via dei controlli straordinari, finiscano vittime di un gioco speculativo al ribasso che porta sostanzialmente a pagarle la metà del prezzo di costo. Stiamo lavorando molto seriamente per trovare una soluzione incisiva in questo senso insieme alle associazioni di categoria».

Ma alla fine tutto si gioca sull’abbattimento dei cinghiali infetti o che sono potenziali vettori. I numeri cosa dicono?

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«Abbiamo raggiunto i 18mila abbattimenti, raddoppiando di fatto la quota. Oggi i nostri allevamenti sono delle fortezze di biosicurezza, grazie all’impegno degli allevatori, e i varchi autostradali circoscrivono e rendono più agevole l’individuazione dei capi selvatici. Prima di arrivare a contrattare la riduzione delle restrizioni, che è l’obiettivo, dobbiamo crescere ancora di più e lo faremo».





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