Nella casa di riposo degli orrori anche minacce di morte agli anziani: “Il prossimo urlo ti uccido”, “Vuoi morire? Allora zitta, la prossima volta ti ammazzo”, “Al camposanto ti mando, miserabile”. Queste alcune delle parole pronunciate dagli operatori di Villa Daniela a Latera, finita al centro di un’inchiesta della procura di Viterbo.
Dalle intercettazioni audio e video raccolte dai carabinieri, sono emersi abusi fisici, psicologici e sessuali ai danni di anziani fragili e indifesi. Ventuno gli ospiti della struttura ritenuti vittime di maltrattamenti, presunte somministrazioni improprie di farmaci e minacce di morte. Sei gli indagati, tutti operatori sociosanitari, che oggi compariranno per l’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Savina Poli che ha disposto le misure cautelari: tre in carcere (Carmine Battiloro, Mirko Tosi e Marinela Ciasar) e altrettanti sospesi dal lavoro (Eugenia Monelli, Tommaso Curio e Domenico Renzetti).
Intercettazioni dai toni violenti, con gli operatori che urlano: “Non me fa incazza’, sennò te butto dalla finestra che adesso piove, almeno te lavi”. “Vedi di crepare fino a domani, sennò t’ammazzo con le mie mani”. “Non vedo l’ora che si alza e va in terra e crepa, perché questa deve crepare”. Un operatore, dopo averla afferrata per il braccio e strattonata con rabbia, ha minacciato un’anziana con queste parole: “L’ammazzo prima de notte”.
Il linguaggio utilizzato dagli indagati era offensivo e mortificante, condito con paralocce e bestemmie. In una delle intercettazioni si sente dire da un’operatrice a una ospite: “Ti stronco la testa, a te ce sarebbe da rompete la testa”. Sono emersi insulti e minacce, offese spesso accompagnate da umiliazioni: “Sei un cadavere che cammina, non servi a niente, sei inutile alla società”. “Ti hanno lasciato qui perché tuo figlio non ti sopporta più”. Poi i commenti cinici: “Tua mamma ti aspetta al cimitero, ma sbrigati che alle tre chiude”. A un’altra anziana è stata fatta cantare la canzone “Mamma son tanto felice”: “Tanto tua madre non c’è più”, le dice un indagato facendola piangere.
Le telecamere nascoste, invece, hanno ripreso episodi di violenza, come quando un operatore ha preso di mira un’anziana: “Muovendola bruscamente – si legge nell’ordinanza -, tappandole più volte la bocca, sputando sui pantaloni del pigiama per poi ripiegarli, afferrandole la testa, scaraventandola sulla sedia a rotelle, occludendole la bocca per impedirle di chiamare aiuto, sferrandole una testata alla nuca”.
Un’altra ospite è stata legata al letto per più di 24 ore, immobilizzata per quasi 24 ore: dalle 6 del mattino fino alle 5,40 del giorno successivo. Un’altra ancora è stata afferrata per le gambe, lanciata sul letto e minacciata: “T’ammazzo, a te e tutta la tua famiglia”. In un altro caso un’operatrice ha sbattuto la testa di un’anziana contro la testiera del letto, dopo averle urlato insulti volgari: “Gnuda. Almeno passa quel nero che vende i fazzoletti e ti stupra, magari ti piace pure”.
Non mancavano scene di umiliazione anche dopo episodi di cadute, come quando due operatori hanno deriso un’anziana finita sul pavimento. “Vieni a vedere che meraviglia, è in terra”, ha detto uno. L’altra ha aggiunto: “Io ti lascerei lì, devi cadere in modo che ti rompi proprio per bene”. Secondo gli inquirenti, gli anziani sarebbero stati lasciati soli e abbandonati anche nelle loro necessità quotidiane. Come quando uno è caduto in bagno, procurandosi una ferita lacerocontusa allo zigomo, “proprio perché lasciato senza assistenza”, sottolineano gli investigatori.
Uno degli aspetti più raccapriccianti dell’indagine riguarda le violenze sessuali. Una donna di 85 anni, anche quando era legata al letto, sarebbe stata abusata da un operatore, che in alcuni casi avrebbe usato pure un bastone.
Il sospetto degli inquirenti è che gli operatori usavano farmaci sedativi somministrati senza prescrizione medica per stordire gli ospiti e ridurli al silenzio. Le vittime sarebbero state rese inoffensive con dosi di ansiolitici, presumibilmente utilizzati come strumento di controllo anziché per scopi terapeutici. “C’è da dargli le gocce a rotta di collo, altro che terapia”, si sente dire in una delle intercettazioni.
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