“Cerco giustizia, per me e per tutti gli abitanti della Val di Zena”, dice il cittadino della provincia di Bologna che ha deciso di fare querela (è la seconda volta) contro la Regione Emilia-Romagna dopo l’alluvione: “Non fecero i lavori i per mettere in sicurezza il torrente”
Pubblicato:22-01-2025 16:29
Ultimo aggiornamento:22-01-2025 16:39
BOLOGNA – In due alluvioni ha subito danni per quasi 450.000 euro in una casa pagata 600.000 euro e che oggi “se la vendo mi danno forse 20.000 euro”. Ha perso arredi, oggetti di valore e affetti, compresa una cagnolina morta annegata. “Ma non mi interessano i risarcimenti. Cerco giustizia, per me e per tutti gli abitanti della Val di Zena“. È così che Antonio Francesco Rizzuto racconta la sua decisione di presentare una denuncia-querela all’indirizzo della Regione Emilia-Romagna, della Città metropolitana di Bologna e della Bonifica Renana per le conseguenze dell’alluvione del 2024 in Val di Zena. Si tratta della seconda azione di questo tipo. Una prima querela, presentata a seguito della prima inondazione, quella del maggio 2023, è stata archiviata “sulla base di scarne indagini- afferma Rizzuto- si sono basati sulle dichiarazioni dei tecnici della Regione“, cioè che “loro avevano effettuato i lavori sul torrente Zena e che comunque si trattava di un evento eccezionale. Quindi la mia querela è stata liquidata così”.
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La casa, comprata in via Zena a Pianoro con la figlia (“Era la casa dei nostri sogni, in mezzo alla natura, con tanti animali“), nel 2019 aveva subito un primo allagamento a causa dell’esondazione dello Zena (40 centimetri d’acqua). Già allora Rizzuto scrisse agli enti locali chiedendo di mettere in sicurezza il torrente e ottenne, tra l’altro, l’autorizzazione a eseguire alcuni lavori sulla sponda prospicente la sua abitazione. “Ho sollevato l’argine di quattro o cinque metri, ma non è bastato- spiega- avrebbero dovuto fare questi lavori su tutto il corso d’acqua”. Con l’alluvione del maggio 2023, invece, a piano terra è entrato oltre un metro d’acqua e “siamo dovuti andare via da casa per quattro mesi e mezzo”. La casa è stata ristrutturata e riarredata, nel frattempo Rizzuto ha presentato una prima querela, appunto archiviata.
LE RICHIESTE DI METTERE IN SICUREZZA IL TORRENTE
Rizzuto ha inoltre inviato numerose mail agli enti locali insistendo nel chiedere la messa in sicurezza del torrente. “Ci sono decine di comunicazioni- assicura- non solo mie, ma anche di altre persone”. Dopo 16 mesi, la doppia alluvione dell’autunno 2024 ha “di nuovo devastato tutto”. Col primo evento “è morta la mia cagnolina”, racconta Rizzuto. Con l’inondazione di ottobre, invece, “ho avuto tre metri d’acqua in casa, è arrivata al primo piano. Vivo fuori casa da allora e mia figlia ha anche cambiato residenza”. Quindi, continua Rizzuto, “per una questione di giustizia ho dovuto sporgere querela. Se l’anno scorso la Procura ha deciso di archiviare, quest’anno devono venire a spiegare quali lavori sono stati effettuati dal maggio 2023 a oggi“.
“CI PRENDONO PER I FONDELLI”
Con la nuova querela, infatti, Rizzuto ha anche chiesto anche il sequestro di tutta la documentazione sui lavori eseguiti e sui piani di messa in sicurezza. “Ci prendono per i fondelli– è sicuro- mi devono dimostrare che hanno fatto quei lavori. Chiedo giustizia per me e per tutti gli abitanti della valle, che è bellissima e mi spiace veramente vederla così distrutta“. Per il legale di Rizzuto, l’avvocato Luigi Santomassimo, “ci sono omissioni colpose che vanno perseguite. Qualcuno di deve assumere la propria responsabilità. Le amministrazioni abbiano il coraggio di ammettere le loro colpe”. Per Alberto Zanni, presidente di Confabitare, associazione di proprietari di cui Rizzuto è socio, “vorremmo una maggiore collaborazione da parte della pubblica amministrazione, in realtà per adesso abbiamo solo parole e nessun fatto concreto. Sosteniamo questa iniziativa di giustizia per dare la sveglia alle pubbliche amministrazioni”.
DE PASCALE: “VAL DI ZENA? RISCHIA DI PAGARE RESIDENTE”
“Ognuno ha il diritto di fare tutte le denunce e tutte le cause che vuole” ma “quando uno intraprende una causa per risarcimento poi se la causa viene ritenuta infondata non c’è più niente da fare”, tocca al cittadino pagare le spese processuali. Così il governatore dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, commenta la decisione del residente della val di Zena Antonio Francesco Rizzuto di denunciare la Regione per le due alluvioni subite negli ultimi anni.
Parlando al termine dell’incontro con il commissario alla ricostruzione Fabrizio Curcio e il Patto per il lavoro regionale, de Pascale mette insomma in guardia dalle conseguenze di iniziative del genere perchè poi le amministrazioni sono vincolate dalle decisioni dell’autorità giudiziaria: e quando si tratta di cittadini già colpiti dalle calamità come in questo caso è particolarmente “doloroso” incassare. “Ci sono stati anche casi recenti in cui con grande dispiacere alcuni cittadini sono stati costretti poi a rifondere le spese legali per alcune iniziative giudiziarie a cui erano state un po’ stimolate”, ricorda de Pascale.
ECCO RIMBORSI PER OTTOBRE, DE PASCALE: “PASSI AVANTI”
La novità più importante e immediata sono i rimborsi per l’alluvione di ottobre 2024, che ha colpito soprattutto Bologna ma anche altre aree della regione, Romagna compresa: c’è l’ordinanza di Protezione civile, appena firmata, per poterli chiedere. Il presidente della Regione Michele de Pascale lo annuncia al termine dell’incontro, tenuto insieme al neo-commissario Fabrizio Curcio, con le istituzioni locali, le categorie economiche e le organizzazioni sindacali del Patto per il lavoro regionale. Si tratta di aiuti da 20.000 euro per le imprese, mentre per i privati ci sono 10.000 euro per chi è stato colpito due volte dalle alluvioni e 5.000 euro per chi è stato colpito una volta sola. Ma il passo a cui si punta ora è inserire il complesso capitolo Bologna, col problema del Ravone e dei canali tombati, all’interno dell’attività del commissario. “C’è la necessità di uniformare alcuni percorsi, faremo una proposta su questo”, ribadisce Curcio. Per questo servirà un nuovo decreto del Governo, per il quale si prospetta una tempistica di circa un mese e mezzo.
Durante la riunione di oggi col commissario sono state condivise anche delle prime scelte per il trasferimento di parte della struttura commissariale a Bologna, probabilmente in spazi della Regione (“Mi casa es su casa”, scherza in proposito de Pascale) accanto al commissario. Non solo un fatto logistico, ma “un elemento di forma e di sostanza”, sottolinea Curcio, mentre de Pascale, guardando al quadro complessivo, mostra ottimismo: “Di giorno in giorno mi sento di dire che stiamo facendo passi avanti”. Sul fronte infrastrutture, in particolare, “stiamo lavorando alacremente sul cambio di passo per realizzare le opere di sicurezza”. Si tratta di ‘stralciare’ dall’ambizioso piano dell’ex commissario Figliuolo e realizzare in tempi rapidi le opere più urgenti.
Oltre ai ponti ferroviari ‘critici’ di Boncellino e Sant’Agata, si punta ad avere un’area di allagamento programmato per asta fluviale. Per quanto riguarda poi gli indennizzi “dobbiamo ritrasmettere fiducia ai cittadini e alle imprese dell’Emilia-Romagna sulla possibilità di andare a risultato”, afferma ancora il governatore. Su alcuni temi, dice ancora Curcio, “siamo fiduciosi che si possano migliorare e accelerare in maniera abbastanza rapide, su altre cose c’è bisogno di una riflessione, che non significa fermare le macchine, ma continuare a fare determinate attività operative sapendo che alcune modifiche necessitano di un momento in più per capire bene quale e’ la programmazione”.
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