Ha destato grave preoccupazione il tentativo di ribellione di un detenuto tarantino, ristretto nel carcere di Foggia e giunto al pronto soccorso cittadino nella serata di ieri per essere sottoposto a visita medica (qui la vicenda). A lanciare l’allarme è il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria che commenta: “Retroscena sempre più allarmanti relativi al tentativo di evasione di un detenuto presso il pronto soccorso dell’ospedale di Foggia, che avrebbe aggredito uno dei poliziotti di scorta, per togliergli la pistola d’ordinanza e cercare di fuggire”. Per il sindacato, “si starebbero accertando alcune voci che parlano di una pianificazione dell’atto criminoso in carcere da parte del detenuto ancora prima del ‘malore’, e che subito dopo il fatto sarebbe ‘guarito’ senza alcun intervento medico, chiedendo di rientrare in in carcere”, denuncia. “Ancora una volta, il coraggio e l’eroismo dei due poliziotti di scorta ha evitato un altro evento drammatico, che si sarebbe potuto ripercuotere negativamente anche sulle persone che affollavano la sala d’attesa del nosocomio foggiano. Il Sappe da tempo sta denunciando il fallimento dell’assistenza sanitaria ai detenuti ristretti nel carcere foggiano, con alcuni medici – accusa – che sarebbero diventati i notai che certificherebbero ricoveri urgenti in ospedale, mettendo in grave rischio la sicurezza del carcere, delle scorte risicate (come quella di ieri sera) nonché del territorio e degli inermi cittadini”.
“La grave carenza di poliziotti presso il carcere di Foggia viene denunciata da tempo dal nostro sindacato, a cui si contrappone un sovraffollamento di detenuti che è tra i più alti della nazione. Questa situazione costringe, soprattutto nelle ore serali e notturne, a gestire l’intero penitenziario con poche unità, e questi invii di urgenza (quasi sempre immotivati) in ospedale riducono ancora di più il personale di sorveglianza, che viene distolto dalla sorveglianza delle sezioni detentive (che vengono accorpate e gestite da un solo agente), poichè bisogna approntare le scorte, che seppur risicate, devono accompagnare qualsiasi tipologia di detenuto, anche pericolosissimo come quello di ieri sera”. Il sindaco si scaglia anche contro “la scellerata procedura di far aspettare per ore detenuti e scorta presso il pronto soccorso a causa dell’affollamento prima della visita, che non fa altro che aumentare i rischi per tutti compresi inermi cittadini. Da tempo chiediamo procedure semplificate per i detenuti che invece di passare dal pronto soccorso verrebbero indirizzati direttamente nei reparti individuati a seconda della patologia lamentata dai detenuti, attraverso un colloquio telefonico tra medico del carcere ed ospedale”.
“Peraltro – si legge ancora nella nota firmata da Federico Pilagatti – mentre la normativa prevede che gli accompagnamenti urgenti di detenuti presso strutture esterne devono avvenire in presenza di situazioni gravissime, a Foggia si assiste giornalmente ad un viavai di detenuti che escono ma che poi rientrano in carcere dopo ore a bivaccare in attesa di visita. Solo nella giornata di ieri erano stati state ben 3 le richieste (più la tentata evasione) di accompagnamento urgente in ospedale di detenuti da parte dei medici che erano di servizio, tutti invii rientrati poiché i sanitari del pronto soccorso verificata la non gravità delle patologie, li rispedivano in carcere. A questo punto il Sappe “chiede con forza che la tragedia evitata grazie all’eroismo dei due poliziotti (ci aspettiamo un premio per loro) , serva a porre con immediatezza l’attenzione sulla sicurezza e sulla correttezza di questi servizi che, mettono a rischio la sicurezza del carcere e del territorio, per cui si invita il signor Prefetto di Foggia a convocare un tavolo urgente con il dirigente generale dell’Asl nonché i vertici dell’amministrazione penitenziaria locale e regionale, al fine di responsabilizzarli sulla delicatezza del loro compito, che è molto diverso dal trattare un normale paziente. Come pure il Sappe chiede di attivare una indagine conoscitiva per verificare l’operato di alcuni medici che, ci dicono, sarebbero molto attivi nell’inviare in ospedale i detenuti, al fine di verificare se tali comportamenti sarebbero solo frutto inesperienza, paura, irresponsabilità o peggio”.
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