Nuovo Giornale Nazionale – TRUMP, I PROVVEDIMENTI ADOTTATI

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a cura di Agenzia Nova

Il primo giorno del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca è stato segnato dalla firma di una vasta mole di decreti e ordini presidenziali dai contenuti più disparati, a partire dalla sicurezza al confine meridionale degli Stati Uniti e dall’uscita della prima potenza mondiale dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Accordo sul clima di Parigi.

La lunga lista comprende poi un blocco temporaneo delle assunzioni federali, con l’obbligo di rientro al lavoro in presenza per i dipendenti pubblici, e indagini sulla “censura” e l’uso politico della giustizia da parte della precedente amministrazione del presidente Joe Biden. È stata concessa la grazia per la maggior parte delle persone arrestate a seguito dell’assalto al Congresso federale del 6 gennaio 2021, ed è stata concessa la proroga delle attività statunitensi di TikTok, la piattaforma sociale di proprietà della società cinese ByteDance per cui era stato imposto un divieto negli Usa a partire dal 19 gennaio. E ancora, direttive per il contrasto al caro vita e il rigetto delle politiche federali di identità di genere e di “diversità, equità e inclusione”. C’è anche un memorandum indirizzato al dipartimento del Tesoro per l’uscita dall’accordo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sull’aliquota minima globale dell’imposta sulle società. Trump ha voluto dimostrare così di aver tenuto fede alle numerosissime promesse fatte durante la campagna elettorale dello scorso anno, e ha caratterizzato i provvedimenti – firmati in parte di fronte ai suoi sostenitori, durante un grande evento alla Capital One Arena di Washington, e in parte di fronte ai giornalisti allo Studio Ovale – come l’inizio di una nuova “età dell’oro” per gli Stati Uniti.

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Trump ha revocato ben 78 provvedimenti della precedente amministrazione. Tra questi, ce ne sono dieci in materia di crisi climatica, cambiamento climatico, mobilità pulita, energia pulita ed esclusione di alcune aree da future concessioni di petrolio e gas naturale ai fini della tutela ambientale. Otto sono legati alla risposta alla pandemia di Covid-19. La lista comprende anche sette provvedimenti sulla promozione della “equità razziale” e delle opportunità per i nativi americani, gli afroamericani, gli ispanoamericani, gli asioamericani e altri gruppi. Sono stati cancellati, inoltre, cinque atti su immigrazione, asilo e rifugiati, ricongiungimenti familiari e inclusione dei “nuovi americani”. Altri quattro provvedimenti cassati riguardano la non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Sono stati annullati tre ordini esecutivi sulla riduzione dei costi per l’assistenza sanitaria e i farmaci. Via anche l’ordine esecutivo sullo sviluppo e l’uso sicuro e affidabile dell’intelligenza artificiale. Infine, sono state revocate numerose designazioni di funzionari per vari uffici e incarichi.

Tra i decreti più significativi firmati da Trump ieri sera figurano quelli che sanciscono l’uscita degli Stati Uniti dall’Oms e dall’Accordo di Parigi sul clima. Non si tratta di provvedimenti inattesi: Trump ha duramente criticato l’Oms sin dal 2020, contestandone l’approccio alla pandemia di coronavirus e minacciando di ritirare i finanziamenti degli Stati Uniti all’agenzia. Più recentemente, l’Oms è stata oggetto di forti critiche per il suo “trattato pandemico” volto a rafforzare la preparazione alle pandemie e a stabilire politiche legalmente vincolanti per i Paesi membri sulla sorveglianza dei patogeni, le profilassi vaccinali e il monitoraggio dei contagi: un trattato criticato dai conservatori statunitensi come un assalto alla sovranità degli Stati e alle libertà individuali. I colloqui sul trattato sono falliti l’anno scorso.

L’uscita dall’Oms significherebbe, tra le altre cose, che i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) non avrebbero più accesso ai dati globali forniti dall’agenzia. Quanto all’uscita dall’Accordo di Parigi sul Clima, Trump ha voluto firmare il relativo decreto di fronte ai suoi sostenitori alla Capital One Arena, tornando a definire l’accordo un “furto” e sostenendo che revocare l’adesione consentirà agli Stati Uniti di risparmiare mille miliardi di dollari. Trump aveva già ritirato gli Stati Uniti dall’accordo durante il suo primo mandato, completando il processo nel 2020: l’anno successivo, però, il presidente Biden aveva ribaltato il provvedimento del suo predecessore. Una volta completato il processo pluriennale, gli Stati Uniti diventeranno uno dei pochi Paesi a non aderire, insieme a Iran, Libia e Yemen. L’intesa non vincolante include un impegno tra i membri a ridurre le emissioni di gas serra nel tentativo di scongiurare un riscaldamento globale superiore a 1,5 gradi Celsius rispetto alla media preindustriale.

Sul fronte della politica estera, Trump ha firmato provvedimenti che revocano sanzioni imposte dal suo predecessore a coloni israeliani in Cisgiordania, e per la reintroduzione di sanzioni ad alti funzionari della Corte penale internazionale (Cpi) che Trump aveva imposto nel 2020, in risposta a indagini della corte su presunti crimini di guerra commessi dalle forze Usa in Afghanistan. La firma del decreto che reintroduce le sanzioni ai funzionari della Cpi giunge in contemporanea con la discussione da parte del Senato federale degli Stati Uniti di ulteriori pacchetti di sanzioni contro la Corte, in risposta ai mandati di arresto emessi nei confronti del primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra e sterminio per la sanguinosa campagna militare a Gaza. Trump ha inoltre decretato la sospensione temporanea di tutti i programmi di assistenza estera per un periodo di 90 giorni, in attesa di valutare se siano allineati o meno con gli obiettivi e gli orientamenti politici della sua amministrazione.

Non è chiaro con esattezza l’entità dei programmi di aiuto sospesi, poiché i finanziamenti per molti programmi sono già stati stanziati dal Congresso e devono essere spesi, se non lo sono già stati. L’ordine afferma che “l’industria e la burocrazia dell’aiuto estero non sono allineate con gli interessi americani e in molti casi sono antitetiche ai valori americani”, e “servono a destabilizzare la pace mondiale promuovendo idee in Paesi stranieri che sono direttamente inverse a relazioni armoniose e stabili interne e tra i Paesi stessi”.

I finanziamenti per le agenzie delle Nazioni Unite dedite al mantenimento della pace, la tutela dei diritti umani e l’assistenza ai rifugiati sono stati già in passato oggetto di tagli e decurtazioni da parte di amministrazioni presidenziali repubblicane. La prima amministrazione Trump ha cercato di ridurre la spesa per gli aiuti esteri, sospendendo i pagamenti a varie agenzie Onu. Durante il primo mandato del presidente Trump gli Stati Uniti si erano ritirati dal Consiglio per i diritti umani, con i relativi obblighi finanziari, e sono stati esonerati dal finanziamento dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, l’Unrwa, in seguito a una legge firmata dall’ex presidente Biden lo scorso marzo.

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