Infermiere di famiglia e di comunità, la Campania accelera. La proposta di legge risalente all’aprile del 2022 – che vede firmatari i consiglieri regionali del gruppo Italia VivaTommaso Pellegrino, Francesco Iovino, Vincenzo Santangelo e Vincenzo Alaia – è stata incardinata ieri in Commissione sanità. L’obiettivo è procedere in tempi brevi alla sua analisi per portarla all’approvazione dell’Aula entro la prossima estate.
Parliamo di una figura assistenziale che, al netto delle note carenze di personale medico con cui la Campania è costretta a fare i conti dopo il Piano di rientro dal deficit, si inserisce nello scenario nazionale che, dopo aver messo alle spalle l’emergenza pandemica, guarda alle cure domiciliari e di prossimità sui vari territori come la chiave per garantire cure adeguate ai pazienti cronici e anziani e ridurre i costi dell’assistenza ad alta specialità erogata dagli ospedali. Un’esigenza cresciuta con il Covid e introdotta dal 2020 nel quadro normativo nazionale per rafforzare i servizi infermieristici e potenziare la presa in carico dei pazienti fragili che durante il Covid coadiuvava le Unità speciali di continuità assistenziale che restano un punto di riferimento per l’assistenza domiciliare dei pazienti fragili da inserire nell’alveo dellenuove articolazioni assistenziali programmate dal Pnrr con le Case e gli Ospedali di comunità. Fu poi la Conferenza delle Regioni, che nel 2020 si riunì in piena pandemia, ad attribuire all’infermiere dio famiglia competenze di natura clinico-assistenziale e anche di ambito comunicativo-relazionale col paziente all’interno dei servizi e delle strutture dei distretti delle Asl in base ad uno standard definito per legge di 8 unità di personale ogni 50.000 (stimando in 960 unità il fabbisogno della Campania). Favorire l’integrazione sanitaria e sociale dei servizi, operare sul territorio a seconda dei modelli organizzativi regionali, diffondere e sostenere la cultura della Prevenzione e la promozione di corretti stili di vita i principali compiti attributi all’infermiere di Famiglia e di Comunità.
Dal punto di vista organizzativo saranno inseriti all’interno dei servizi distrettuali delle Asl prestando servizio nelle Case della Salute, ovvero a domicilio del malato, negli ambulatori distrettuali, nei luoghi di vita e socialità locale e ovunque sia possibile mettere in campo interventi educativi, di prevenzione, cura ed assistenza, in stretta sinergia con la Medicina generale, con i Servizi sociali dei Comuni e con i professionisti delle aree specialistiche lavorando in piena autonomia all’interno dei gruppi multiprofessionali.
“La centralità e l’importanza della figura dell’infermiere di famiglia nel processo di riforma e potenziamento delle cure più prossime al luogo di vita dei malati più fragili, cronici, anziani, oncologici – avverte Tommaso Pellegrino – è fuori discussione, miriamo a garantire un adeguato filtro agli accessi impropri in ospedale e nei pronto soccorso, ad affiancare il ruolo che in questo ambito svolgono meritoriamente la medicina generale e la continuità assistenziale e così fronteggiare anche le carenze di personale che restano un nodo irrisolto per la Sanità campananell’ambito del generale processo di riordino dell’assetto organizzativo del Servizio sanitario campano ormai dal 2013 in pareggio di bilancio e adempiente sui Livelli essenziali di assistenza anche alla luce della nuova griglia di valutazione ministeriale”.
Il primo passo sarà la messa a punto di un progetto pilota, probabilmente all’interno di Asl delle aree interne, che potrà contare su una dote finanziaria di 500 mila euro ma non è escluso che nel percorso in Aula si preveda di raddoppiare con un modello calato sulla realtà di un’area metropolitana.
La figura dell’infermiere di famiglia è entrata nel dibattito nazionale con la pandemia, quando l’emergenza sanitaria ha messo in luce le criticità dell’assistenza territoriale e la necessità di nuove strutture e professionalità dedicate. Tra esse, l’infermiere di famiglia: la riforma della sanità territoriale ne prevede almeno 1 ogni 3.000 abitanti. La riforma della sanità territoriale ne prevede almeno 1 ogni 3.000 abitanti. Secondo le linee di indirizzo nazionali lavorerà a livello ambulatoriale, a livello domiciliare o, più in generale, nella comunità. Non sarà “solo un erogatore di assistenza sanitaria, ma anche potenziale attivatore di servizi assistenziali”, prosegue Agenas. In questo ruolo si integrerà con “i professionisti presenti nella comunità (medici di medicina generale/pediatri di libera scelta, assistente sociale, professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, infermieri di assistenza domiciliare integrata)”, illustra il documento.
Nel novero dei 7 articoli della legge campana sono elencate nel dettaglio le attività che dovrà svolgere l’infermiere di famiglia su prescrizione del medico di medicina generale o specialista sia nell’ambito di ambulatori dedicati sia nelle varie articolazioni delle cure territoriali e dunque in collaborazione con la medicina di famiglia per le attività di cura, per le dimissioni protette dall’ospedale e per la gestione del sistema informativo che integra i servizi ospedalieri e territoriali e quelli di cure domiciliari. L’obiettivo è sempre favorire l’autonomia dei pazienti e dei loro familiari durante il percorso della malattia, riducendo la richiesta di prestazioni sanitarie nelle manovre autogestibili e l’incidenza di complicanze legate a manovre non corrette. Le cure infermieristiche domiciliari, in quanto favorenti un minor ricorso al ricovero ospedaliero, saranno gratuite e non soggette a ticket, indipendentemente dal reddito del soggetto che ne fruisca. “Si tratta di una proposta di legge di fondamentale importanza per il potenziamento dell’assistenza territoriale nella nostra regione – avverte il presidente della Commissione sanità, Enzo Alaia – L’introduzione dell’infermiere di famiglia rappresenta una svolta significativa nell’organizzazione delle cure primarie, permettendo di garantire una presenza continuativa e proattiva sul territorio, in particolare per quanto riguarda l’assistenza ai malati cronici e agli anziani”. “La proposta di legge – prosegue Alaia – prevede l’istituzione di servizi infermieristici di comunità in ogni distretto sanitario e nelle case di comunità, con l’obiettivo di ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso e le degenze ospedaliere non necessarie. Un aspetto particolarmente qualificante è la gratuità delle cure infermieristiche domiciliari, che saranno erogate indipendentemente dal reddito del paziente.”
Tra i punti qualificanti la creazione di ambulatori infermieristici di comunità, che offriranno prestazioni integrate in sinergia con medici di base e altri operatori sanitari, la formazione specifica per gli infermieri. «Come presidente della Commissione sanità, mi impegno personalmente affinché l’iter di approvazione della legge possa concludersi nel più breve tempo possibile – coinclude Alaia – è nostra intenzione lavorare intensamente nelle prossime settimane per portare il testo in aula, consapevoli dell’importanza di questa figura professionale per il rafforzamento della sanità territoriale campana».
«Finalmente si intravede la strada per riorganizzare il territorio partendo proprio dalla valorizzazione della Professione infermieristica» commenta infine Teresa Rea, presidente dell’Ordine degli Infermieri di Napoli.
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