Aumentare le sinergie nella partecipazione ai programmi europei e PNRR, espandere il credito d’imposta per R&I ICT, promuovere un modello a rete per la ricerca applicata in ICT e potenziare il capitale umano attraverso una formazione avanzata e dottorati industriali: sono queste le proposte di Anitec-Assinform per rafforzare il ruolo dell’Italia nella ricerca e innovazione nel settore ICT.
Le proposte sono contenute nella seconda edizione del rapporto “Ricerca e Innovazione ICT in Italia”, che esplora come l’ICT possa rispondere a sfide critiche – dai conflitti geopolitici alla transizione sostenibile – e abilitare nuove opportunità economiche e tecnologiche per l’Italia e l’Europa.
Attraverso l’analisi di dati su investimenti, politiche e progetti strategici, lo studio evidenzia il progresso raggiunto e le azioni necessarie per colmare il divario con i Paesi leader, con un focus su tecnologie avanzate come AI e quantum computing, fondamentali per garantire competitività e sostenibilità a lungo termine.
Il rapporto offre inoltre un’analisi dettagliata del settore emergente delle Quantum Technologies, evidenziando il loro potenziale rivoluzionario e la loro centralità per l’evoluzione del digitale.
ICT, il settore privato traina gli investimenti in ricerca e innovazione
Anche nel 2022 il settore ICT si conferma pilastro vitale per la competitività dell’economia italiana, conquistando il primo posto per volume di investimenti nella Ricerca e Sviluppo intra-muros e proiettando il paese ai livelli di pre-pandemia.
Secondo i dati che emergono dalla 2a edizione del Rapporto, la spesa per R&S intra-muros nel settore ICT ha raggiunto nel 2022 quota 2,5 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5% rispetto al 2021.
Quasi la metà di questi due miliardi e mezzo si è concentrata nel settore del software e dei servizi IT, mentre le aziende di produzione di hardware hanno registrato un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente.
A ciò va aggiunto che l’84% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore ICT è arrivato da fondi privati, a dimostrazione del forte impegno delle aziende italiane nell’innovazione tecnologica.
Con 52.000 addetti coinvolti in attività di R&I e quasi 19.600 ricercatori a tempo pieno, il settore privato si conferma dunque un motore fondamentale per lo sviluppo delle tecnologie digitali avanzate nel nostro Paese.
Aumenta il divario della spesa rispetto agli altri Paesi europei e gli Stati Uniti
La lieve crescita evidenziata dal rapporto non rappresenta un passo in avanti se si confronta la spesa in R&S nel settore ICT in Italia con quella degli altri Paesi europei. Al contrario, il rapporto evidenzia che nulla è cambiato rispetto alla precedente rilevazione.
L’Italia, infatti, si trova in una posizione di svantaggio rispetto alle principali economie europee e agli Stati Uniti nel settore della ricerca e sviluppo (R&S) in ICT.
Nonostante sia il terzo Paese nell’EU27 per volume di spesa in R&S ICT, la quota italiana è diminuita dal 9,5% nel 2010 al 6,7% nel 2022, segnalando un calo costante.
Nel 2022, la spesa R&S ICT in Italia ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro, che è meno di un terzo dei 8,8 miliardi spesi dalla Germania nel 2021 e meno della metà rispetto ai 6,2 miliardi della Francia.
Inoltre, l’investimento italiano in R&S ICT rappresenta solo lo 0,13% del PIL, inferiore ai livelli di Germania e Francia, e al di sotto della media EU27.
Nonostante la proporzione della R&S ICT rispetto alla spesa totale in R&S sia in linea con la media europea e la Francia, l’Italia soffre di un volume complessivo del settore ICT inferiore.
Il divario è ancora più evidente rispetto agli Stati Uniti, che nel 2020 hanno investito 134,8 miliardi di euro in R&S ICT, rappresentando il 28,6% delle loro spese totali in R&S.
Ricerca e Innovazione ICT, le 4 proposte per aumentare il peso dell’Italia nello scenario internazionale
Cosa fare dunque per rafforzare il ruolo dell’Italia nella Ricerca e Innovazione ICT e migliorare la competitività del paese di fronte alle sfide tecnologiche che si prospettano a livello globale?
Il Rapporto Anitec-Assinform suggerisce 4 misure da adottare:
- Più sinergie nella partecipazione ai programmi europei e PNRR. Rafforzare la collaborazione pubblico-privata per migliorare la partecipazione ai programmi Horizon Europe e Digital Europe. Promuovere nei progetti di ricerca di frontiera l’utilizzo delle tecnologie abilitanti, come intelligenza artificiale, cybersicurezza e supercalcolo. Promuovere nei progetti di ricerca di frontiera l’utilizzo delle tecnologie abilitanti, come intelligenza artificiale, cybersicurezza e supercalcolo
- Più credito d’imposta per R&I. Incrementare il credito d’imposta per la R&I ICT, aumentando aliquote e massimali riconoscendo il credito anche alle filiali delle grandi aziende high-tech e semplificando l’accesso alle agevolazioni fiscali, in modo da favorire sia le grandi imprese che le PMI
- Un modello a rete per la ricerca applicata ICT. Rilanciare il modello a rete per il trasferimento tecnologico che includa anche la ricerca ICT applicata, per coordinare gli investimenti e favorire la brevettazione. Attualmente, l’Italia è ancora lontana da economie leader come Germania e Francia in termini di produttività brevettuale ICT
- Rafforzare il capitale umano. Potenziare la formazione e l’assunzione di ricercatori ICT, promuovendo dottorati industriali e programmi di formazione avanzata con priorità per la ricerca applicata, per colmare il gap rispetto ad altri Paesi europei.
“Il rapporto evidenzia il dinamismo del settore ICT, ma sottolinea anche la necessità di un intervento strategico per superare le criticità ancora presenti”, afferma il Vicepresidente con delega alle Tecnologie Abilitanti e di Frontiera di Anitec-Assinform, Claudio Bassoli.
“Per valorizzare le potenzialità del nostro Paese, è fondamentale rafforzare gli investimenti, incentivare la collaborazione pubblico-privata e promuovere lo sviluppo di competenze avanzate soprattutto nell’ambito della ricerca applicata ICT, assicurando così un ruolo centrale all’Italia nel panorama tecnologico europeo e globale”, aggiunge.
Lo stato delle tecnologie Quantum in Italia
Quantum Computing, Quantum Communication e Quantum Sensors non solo complementano l’ICT tradizionale, ma hanno il potenziale per ampliare e migliorare esponenzialmente prestazioni e funzionalità di soluzioni tecnologiche cruciali per il digitale, quali la sicurezza informatica, l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati.
Pur avendo un crescente impegno nel in questo settore grazie al PNRR, l’Italia è ancora indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in termini di investimenti e produttività brevettuale.
Quantum Sensors e Quantum Communication stanno già mostrando applicazioni concrete, mentre il Quantum Computing, sebbene in fase prototipale, promette sviluppi significativi in settori come farmaceutica, chimica, aerospaziale, automotive e finance.
Per competere a livello globale nella corsa allo sviluppo di nuovi mercati di tecnologie e componenti quantistiche, l’Italia deve aumentare da milioni a miliardi gli investimenti per il Quantum attraverso ricerca applicata, protezione brevettuale e sviluppo di ecosistemi di innovazione che integrino ricerca avanzata ed esigenze industriali.
Le politiche chiave per accelerare lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie Quantum
Anche in questo caso il rapporto Anitec-Assinform suggerisce una serie di politiche chiave per accelerare lo sviluppo e l’adozione di queste tecnologie:
- Aumentare l’interesse generale verso il Quantum, un’iniziativa per sensibilizzare sensibilizzando l’opinione pubblica e le aziende sui vantaggi delle tecnologie quantistiche
- Prendere coscienza e prepararsi a nuovi scenari di rischio cyber nell’era post-Quantum, rafforzando la cybersicurezza in previsione dei cambiamenti che le tecnologie quantistiche porteranno
- Focalizzare lo sviluppo tecnologico in base a chiare prospettive applicative, indirizzando la ricerca e lo sviluppo verso applicazioni concrete e misurabili
- Sviluppare la domanda di QT con maggiori investimenti pubblici e privati, incoraggiando un aumento degli investimenti in queste tecnologie per accelerarne l’adozione
- Rafforzare l’intero ecosistema industriale del Quantum con collaborazioni pubblico-private “di eccellenza”, promuovendo collaborazioni tra settore pubblico e privato per sviluppare un robusto ecosistema quantistico
- Rafforzare conoscenza e capacità tecnologiche dell’Italia e dell’Europa nelle tecnologie quantistiche, assicurando che mantengano una posizione di leadership nella ricerca e nell’innovazione quantistica
- Creare una solida base di competenze quantistiche presso gli attori dell’offerta e della domanda QT, formando professionisti qualificati che possano contribuire attivamente allo sviluppo del settore
- Creare partnership e collaborazioni tra grandi player tecnologici internazionali, le autorità nazionali e le più importanti realtà industriali per lavorare insieme allo sviluppo e all’utilizzo delle tecnologie quantistiche.
“L’Italia ha l’opportunità di emergere come protagonista nelle Quantum Technologies, ma questo richiederà un allineamento strategico tra ricerca avanzata e applicazione industriale”, commenta Bassoli.
“Proprio come per l’ICT tradizionale, è necessario rafforzare gli investimenti pubblici, promuovere la brevettazione e stimolare la collaborazione internazionale per sviluppare queste tecnologie. Investire nelle Quantum Technologies permetterà all’Italia non solo di ridurre il divario tecnologico con le principali economie mondiali, ma anche di acquisire un ruolo da leader nei mercati emergenti della tecnologia quantistica”, conclude.
Il rapporto
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