Lo tsunami legislativo dei primi 100 «ordini» di Trump: via agli accordi sul clima, grazia ai rivoltosi del 6 gennaio

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di
Massimo Gaggi

I provvedimenti firmati dal presidente Usa subito dopo il giuramento: emergenza al confine con il Messico, lotta alle gang criminali, stop agli incentivi sulle auto elettriche

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WASHINGTON – Un centinaio di ordini esecutivi firmati appena diventato presidente, alcuni in Campidoglio, dopo il giuramento, altri nel pomeriggio davanti ai 20 mila fan della Capital One Arena. Altri, ancora, in serata alla Casa Bianca. Donald Trump aveva promesso di intervenire su molti fronti fin da day one: lo ha fatto anche cancellando 78 ordini esecutivi di Biden e varando misure controverse che verranno contestate nei tribunali o richiederanno interventi del Congresso. Secondo Steve Bannon, attivista della destra radicale e stratega della prima vittoria elettorale di Trump, «un’inondazione di norme che gli organi d’informazione non riusciranno ad esaminare e giudicare».

Ordini di tutti i tipi che vanno dai simbolismi formali (niente più bandiere a mezz’asta del lutto nazionale per la morte di Jimmy Carter e il Golfo del Messico rinominato Golfo d’America), a mere dichiarazioni di principio (ministeri sollecitati a fare politiche per abbassare il costo della vita o lo stop a una fantomatica censura), alla Giustizia (il perdono agli assalitori del Congresso del 6 gennaio 2021 che non hanno commesso atti violenti), ad ambiente (Usa di nuovo fuori dagli Accordi di Parigi sul clima), energia, immigrazione, sessualità, razza.




















































Momentaneo stop alle assunzioni nel pubblico impiego e obbligo per tutti i dipendenti federali a ritornare subito nei loro posti di lavoro.

Sull’immigrazione lo stato d’emergenza al confine col Messico ricorda il copione del Trump 1, ma ora c’è di più: una dichiarazione di guerra alle gang criminali che infestano alcune metropoli americane da combattere con gli strumenti straordinari previsti da una legge del 1798: l’Alien Enemies Act. Ma Trump chiude anche un rubinetto per l’immigrazione legale: già ieri mattina è stato disposto il blocco immediato della app CBP One con la quale ogni giorno sono fin qui entrati legalmente negli Usa 1450 immigrati al giorno. Il sistema è stato disattivato e tutti gli appuntamenti già dati sono stati cancellati. Per ora, invece, non si è materializzata l’intenzione di Trump di eliminare lo ius soli, cioè il diritto alla cittadinanza di tutti i nati in territorio americano: più che un ripensamento, probabilmente, una frenata dovuta ai vincoli legali e anche costituzionali che potrebbero vanificare un intervento in questo campo.

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Assente da questa prima ondata di provvedimenti l’altro cavallo di battaglia della campagna di Trump, insieme all’immigrazione: i dazi sull’import. Trump preferisce lasciare pendente questa minaccia per negoziare accordi vantaggiosi per gli Usa con i vicini (Messico e Canada), con l’Europa e, soprattutto, con la Cina. Qui un ordine esecutivo il presidente lo ha emanato, ma è quello per tenere aperto il servizio di TikTok per altri 90 giorni nonostante la messa al bando votata dal Congresso: nel frattempo di cercherà una soluzione per la questione della proprietà cinese della rete sociale alla quale è iscritta letteralmente mezza America (170 milioni di utenti). Ma anche questo atto, dopo il recente colloquio Trump-Xi Jinping, va inquadrato in una più ampia trattativa commerciale e geostrategica Usa-Cina.

Su ambiente ed energia Trump cancella le norme varate da Biden per favorire la diffusione dell’auto elettrica e dichiara un’emergenza energetica per aumentare ulteriormente l’estrazione di idrocarburi che negli Usa è già a livelli elevatissimi. Ma il presidente impone la sua ideologia drill baby drill ed estende le perforazioni offshore e nelle aree protette: spera di ridurre il prezzo di petrolio e gas con benefici per l’inflazione e la competitività delle imprese Usa.

Infine interventi su gender, razza, minoranze svantaggiate. Esistono solo due sessi: le norme in contrasto con questa nozione vengono eliminate, comprese le tutele per gli studenti transgender. E poi, proprio nel Martin Luther King Day, cancellate le politiche DEI (sta per diversity, equity, inclusion ) fin qui adottate soprattutto a favore degli afroamericani.

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21 gennaio 2025 ( modifica il 21 gennaio 2025 | 08:48)

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