Sarà stata questa la volta che la Regione della Basilicata realizzerà tutte le opere necessarie a mettere a frutto la tanta acqua che “possiede”? Chissà se la lezione è stata sufficientemente severa! Il Presidente della Regione Bardi ha fatto oggi una disamina importante di tutti i pregi (tanti) e i difetti (tanti) del sistema idrico regionale, che dà acqua anche ai territori limitrofi e poi fa trovare in difficoltà la propria popolazione. E così il Presidente, in qualità di Commissario per l’emergenza idrica in Basilicata, è intervenuto alla riunione congiunta delle commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei deputati nell’ambito dell’esame sulle misure organizzative urgenti per fronteggiare situazioni di particolare emergenza, nonché per l’attuazione del Pnrr.
La situazione – Al centro dell’incontro la crisi idrica che ha coinvolto i 140mila residenti dei 29 comuni serviti dallo schema Basento-Camastra. “A seguito delle recenti nevicate – ha detto Bardi – la diga del Camastra ha raggiunto il massimo della sua capacità e si può pensare a cosa fare per intervenire sulla fragilità della struttura e nei controlli”. Tra intervento in videoconferenza e una dettagliata relazione scritta consegnata a margine dell’incontro, il Commissario ha sviscerato la questione. Nell’evidenziare che l’acqua sarà erogata senza restrizioni fino a giugno 2025 “se le previsioni di aumento della disponibilità del bacino del Camastra saranno confermate”, Bardi ritiene “importante mettere in atto una serie di iniziative per far sì che tali crisi non si ripetano in futuro “nella consapevolezza che tra le cause di queste emergenze – ha precisato Bardi durante l’audizione – vi è la frammentazione delle competenze nella gestione dei bacini idrici, delle dighe e delle infrastrutture regionali. Tale frammentazione non ha favorito, se non precluso, nei decenni precedenti l’attivazione di interventi sistemici indispensabili alla manutenzione del sistema idrico generale. Serve un quadro normativo più certo e stabile in ordine alla gestione del sistema”.
Isolamento – Bardi ha ripercorso le tappe della crisi evidenziando le diverse cause all’origine dell’emergenza, a cominciare dall’isolamento della diga del Camastra, priva di collegamenti con le altre infrastrutture idriche, progettato per contenere 32 milioni di metri cubi d’acqua ma “costretto” a custodirne solo 9,3 milioni “Il nostro obiettivo – ha detto il Commissario – è creare interconnessioni con gli altri bacini idrici per alimentare un invaso che ha patito ritardi manutentivi pluridecennali degli enti statali preposti. Il contesto idro-meteorologico eccezionalmente negativo del 2024, caratterizzato da un calo drammatico delle precipitazioni, ha evidenziato vulnerabilità strutturali e gestionali che richiedono un intervento deciso”.
Perdite idriche – Un altro elemento critico è rappresentato dalle perdite idriche lungo la rete di distribuzione. “I dati del 2023 – si legge nella relazione di Bardi – mostrano un quadro allarmante: il 53% dell’acqua immessa in rete viene dispersa e le perdite lineari ammontano a 12,25 m³/km/giorno. Questi numeri riflettono storici problemi infrastrutturali. Le reti, molte delle quali vetuste, sono state gestite con una logica reattiva basata sulla riparazione dei guasti, piuttosto che su un piano di sostituzione programmato”. Nel ricordare che in Basilicata ci sono 13mila chilometri di reti idriche per poter coprire un territorio complicato dal punto di vista orografico, il Commissario ha sottolineato che Acquedotto lucano sta lavorando per cercare di risolvere questi problemi attraverso la sponda dei fondi del Pnrr.
Costi dell’emergenza – Nella relazione Bardi si sofferma anche sugli investimenti di Acquedotto Lucano e della Protezione civile regionale per gestire la crisi idrica. Le spese sostenute includono interventi di emergenza, come il potenziamento della rete di distribuzione e la creazione di sistemi alternativi di approvvigionamento (captazione delle acque del Basento). “Un riepilogo dettagliato dei costi – ha spiegato il Commissario – è stato elaborato, sebbene alcune voci restino in fase di definizione, in particolare quelle relative all’incremento dei costi energetici derivanti dalla gestione straordinaria della crisi”. Acquedotto Lucano, in particolare, ha sostenuto costi per oltre 3 milioni e 660mila euro e la Protezione civile di oltre 200mila euro, per un totale di circa 3milioni e 860 mila euro.
Capacità invaso – Il cuore dell’intervento di Bardi è rappresentato dagli impegni e dagli interventi a breve e medio-lungo tempo per evitare che la crisi si ripeta. “Quanto verificatosi nel 2024 – si legge nella relazione del Commissario – ha messo in evidenza la criticità di questa situazione e la necessità di effettuare lavori per superare le limitazioni imposte dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul volume invasabile nella diga”. A tal proposito, Acque del Sud, a fronte di interventi già completati, o in fase di completamento, che riguardano la manutenzione straordinaria delle paratoie e il ripristino del bypass dello scarico di fondo, ha chiesto l’incremento “provvisionale” di 2 metri portando il livello massimo invasabile a 526,60 metri per una capacità di 11,5 milioni di metri cubi di acqua.
Cronoprogramma lavori – Gli interventi da realizzare a breve termine si concentrano su prevenzione di incidenti che possano compromettere i volumi d’acqua erogabili, incremento delle risorse idriche disponibili mediante attivazione di nuove fonti e riduzione delle perdite idriche avviando un piano di mitigazione mirato. Le principali azioni comprendono: installazione di pompe di scorta in tutte le stazioni di sollevamento strategiche, riducendo i tempi di inattività in caso di guasti; garanzia di personale costantemente presente nei punti critici della rete; installazione di sonde multiparametriche per monitorare parametri come la torbidità dell’acqua prelevata da fonti alternative, come il fiume Basento; miglioramento della sicurezza del sistema elettrico nelle stazioni di sollevamento e negli impianti di potabilizzazione; creazione di un sistema di allerta per monitorare eventi pericolosi lungo il fiume Basento, come scarichi abusivi; adeguamento della condotta in acciaio, fondamentale per il trasporto delle acque grezze dal Camastra o dal Basento.
Azioni urgenti – Tra gli interventi a breve termine, da realizzarsi entro il 2025, c’è la stabilizzazione della presa dal fiume Basento che ha dimostrato la sua utilità durante la crisi idrica di questi mesi. L’opera prevede un investimento stimato di 4 milioni di euro per realizzare una presa stabile nel punto attualmente occupato dalla struttura provvisoria. Saranno costruite una traversa in calcestruzzo, un sistema di sollevamento e un canale di derivazione verso una vasca di carico, eliminando così l’utilizzo del “Camastrino”, che ostacola le operazioni di svuotamento della diga. Contestualmente, sarà sviluppato un piano per ridurre le perdite idriche nelle reti di distribuzione, sfruttando fondi REACT-EU e PNRR per la digitalizzazione delle reti e la sostituzione di tratti ammalorati. Si prevede la sostituzione di circa 100 km di rete, con un investimento stimato di 20 milioni di euro. Inoltre, saranno attivate nuove fonti di alimentazione, quali pozzi e sorgenti, per aumentare la disponibilità idrica e garantire un approvvigionamento stabile.
Programmazione – Per il medio e lungo termine, con interventi previsti fino al 2026 e oltre, si pianificano opere strutturali di ampio respiro. “Tra queste – scrive Bardi nella relazione – il collegamento della diga di Acerenza al potabilizzatore di Masseria Romaniello rappresenta un’opportunità strategica, con due soluzioni al vaglio: la prima prevede una condotta di 16 km e un sistema di sollevamento per un costo stimato di 20 milioni di euro; la seconda propone la costruzione di un potabilizzatore a valle della diga per servire Comuni limitrofi, con un costo stimato di 6 milioni di euro. Un ulteriore intervento consiste nel potenziamento del potabilizzatore di Masseria Romaniello, necessario per migliorare il trattamento delle acque e ridurre il ricorso alla clorazione. Il costo complessivo di questo progetto è stimato in 6 milioni di euro. La realizzazione di nuovi pozzi nell’area del Lago del Pantano di Pignola rappresenta un’altra soluzione strategica. Gli studi preliminari indicano la possibilità di captare acqua potabile di alta qualità, che potrebbe essere destinata ai comuni limitrofi e alla città di Potenza, riducendo così l’utilizzo dell’acqua del Camastra.
Questo intervento richiede un investimento stimato di 2,8 milioni di euro. Contestualmente, il potenziamento del sistema di vettoriamento dalla Val d’Agri verso Potenza sarà necessario per trasportare ulteriori risorse idriche, con un costo stimato di 4 milioni di euro. Infine, la connessione della sorgente di Ruoti con l’abitato di Avigliano ridurrà la dipendenza di quest’ultimo dalla diga del Camastra, beneficiando così l’intero sistema regionale. Il progetto prevede un investimento stimato di 3,5 milioni di euro.
Visione – “La gestione della crisi idrica – ha concluso Bardi – ha evidenziato la capacità del sistema di reagire con efficacia, adottando misure tempestive e coordinate. Tuttavia, l’esperienza ha anche messo in luce la necessità di pianificare interventi strutturali di lungo periodo. È indispensabile investire in infrastrutture resilienti, migliorare la manutenzione degli impianti esistenti e sviluppare fonti alternative capaci di far fronte alle sfide imposte dai cambiamenti climatici. Solo così sarà possibile garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche e prevenire future emergenze”.
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