Toccherà ai tedeschi riuscire laddove tutti gli altri — imprenditori privati, volenterosi pubblici, miliardari emiratini — hanno fallito e malamente: portare Ita (ieri Alitalia) a chiudere i conti in utile e diverntare leader
Secondo i calcoli del Centro ricerca di economia industriale dell’Università Bicocca elaborati per «Dataroom», dal Dopoguerra in avanti, Alitalia è costata all’Italia 27,6 miliardi di euro tra contributi, cassa integrazione, prestiti mai restituiti: 25,1 miliardi dal 2000 in avanti (oltre un miliardo all’anno, di media) e del totale 16,3 miliardi a carico dei contribuenti, 11,3 miliardi hanno pesato sul portafogli di azionisti e creditori privati. Come spiegano diversi analisti questi numeri (definiti «esternalità negative» per la contabilità) andrebbero poi confrontati anche con le «esternalità positive». Come ha raccontato il Corriere nel periodo maggio 2017-dicembre 2019 (primi due anni e mezzo di gestione commissariale) Alitalia a fronte di erogazioni pubbliche di 1,3 miliardi di euro (e 300 milioni di interessi) ha «restituito» al sistema Italia almeno 700 milioni di euro tra acquisti di servizi dai fornitori italiani, pagamento delle retribuzioni nette, imposte e contributi che altrimenti sarebbero venuti.
Chiusa Alitalia, creata Ita Airways in piena pandemia (2020) e fatta decollare il 15 ottobre 2021, il 15 gennaio 2025 — a due anni dall’ennesima manifestazione d’interesse di Lufthansa e dall’avvio delle trattative — si sono finalmente celebrate le nozze con il colosso tedesco dei cieli. Un risultato voluto dal ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, e dall’amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr: toccherà ai tedeschi riuscire laddove tutti gli altri — imprenditori privati, volenterosi pubblici, miliardari emiratini — hanno fallito e malamente: portare Ita (ieri Alitalia) a chiudere i conti in utile, espandersi, diventare protagonista dell’aviazione europea e, perché no, mondiale.
Spohr — che secondo molti addetti ai lavori si gioca su Ita un pezzo della sua carriera — si aspetta che a pieno regime la compagnia italiana diventi la seconda azienda più profittevole del gruppo Lufthansa dopo Swiss. «L’Italia è già ora il nostro secondo mercato estero più importante dopo gli Stati Uniti», ricorda l’ad. «Trasportiamo già oggi il doppio di americani verso l’Italia, attraverso i nostri hub, rispetto alla Germania». «Dopo anni di negoziati, finalmente ce l’abbiamo fatta», ha detto Spohr durante il tradizionale concerto di inizio anno che la società organizza alla «Konzerthaus» di Berlino. «Voglio ringraziare tutti, in particolare in Italia: dalla politica ai media, dai clienti di Ita ai sindacati, e, infine, il governo che ha fornito un sostegno incredibile per realizzare questa collaborazione».
Spohr ha anche omaggiato il governo tedesco «che ci ha accompagnato positivamente dall’inizio». «Il trasporto aereo — ha ammesso — è sempre un argomento politico». «Ita rappresenta la più grande acquisizione nella nostra storia e, con circa 100 aerei, la più grande compagnia aerea di rete della Lufthansa Group dopo Lufthansa Airlines». E l’operazione «ci garantisce l’accesso a uno dei migliori aeroporti d’Europa, lo scalo a cinque stelle di Roma Fiumicino che diventerà il nostro hub più meridionale. Sarà naturale indirizzare maggiormente i flussi di traffico verso Sud America o Africa attraverso Roma». L’espansione «migliorerà anche la rete di collegamenti tra Germania e Italia, creando vantaggi per viaggiatori, aziende e il turismo».
Ma cosa prevede il cronoprogramma? Nel primo anno il colosso punta ad arrivare al 20-30% delle sinergie di gruppo con l’introduzione dei codeshare; l’ottimizzazione dell’hub e della rete di collegamenti; l’armonizzazione dell’offerta commerciale e delle vendite; l’accesso alle lounge; l’integrazione di «Volare», il programma fedeltà di Ita, in quello del colosso «Miles & More»; le efficienze nelle operazioni e nella gestione del cargo. Tra la fine del 2025 e il 2027 Lufthansa avrà la possibilità di salire dal 41 al 90% di Ita sborsando, stavolta versandoli nelle casse del Mef, altri 325 milioni di euro. Se Ita dovesse raggiungere alcuni risultati buoni allora scatterebbe per il dicastero anche il riconoscimento di un «earn out» di 100 milioni di euro. Nel biennio 2026-2027 Lufthansa punta a portare le sinergie del gruppo in Ita al 70-80%. Come? Con l’ingresso di Ita in Star Alliance e nelle joint venture di Lufthansa (in particolare A++ che i tedeschi gestiscono con United Airlines e Air Canada sui voli transatlantici); l’ottimizzazione dei contratti di leasing degli aerei e della loro manutenzione; l’armonizzazione dell’infrastruttura tecnologica dell’azienda e del procurement (cioè l’acquisto delle merci, dei servizi e delle materie prime necessarie).
Tra il 2029 e il 2033 Lufthansa potrà rilevare dal Mef anche il restante 10% di Ita, spendendo 79 milioni di euro. A questo punto il vettore tricolore — che manterrà la sua identità e la arricchirà con una maggiore valorizzazione del brand «Alitalia» acquistato nel 2021 per 90 milioni di euro — potrà beneficiare di tutte le sinergie possibili. Alle precedenti si aggiungeranno infatti: dal finanziamento per i piani di sviluppo ed espansione alla gestione della flotta nella sua completezza e la manutenzione.
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