Come riportato dall’ANSA, secondo i dati pubblicati dal centro studi di Assoesercenti, le imprese siciliane nel 2024 hanno registrato una “brusca battuta d’arresto rispetto al 2023”.
Un crollo economico inesorabile che ha portato 7,6mila imprese a una chiusura definitiva soprattutto nel settore del commercio e dell’agricoltura.
Ma purtroppo anche altri settori, come l’Industria e l’edilizia, pur continuando a mantenere la propria attività, hanno dovuto subire un drastico ridimensionamento pur di scongiurare, almeno per il momento, una chiusura permanente.
Una situazione allarmante che interessa tutto il territorio siciliano e non alcune zone in particolare, a dimostrazione che si tratta di una generalizzata realtà economica sempre più precaria.
Quello che preoccupa maggiormente è il settore del commercio con ben 5,3mila attività commerciali che sono state costrette a chiudere i battenti, evidenziando una continua e incontrastata tendenza alla chiusura, nonostante i timidi segnali che registrano nuove aperture.
L’ovvio risultato di questo andamento al ribasso, è il numero sempre più alto di lavoratori che restano a casa forzatamente.
Il livello occupazionale di moltissimi lavoratori siciliani è stato compromesso in modo significativo e il più delle volte affidato a speranze sempre più labili.
Così come successo a settembre del 2024 con la chiusura dei negozi affiliati Benetton in tutto il territorio siciliano.
Il calo dei consumi e soprattutto l’e-commerce sempre più invasivo nelle scelte di acquisto dei consumatori italiani e siciliani, ha portato alla drastica decisione dei vertici del gruppo Benetton di abbassare le saracinesche in tutta Italia.
Un ‘operazione iniziata nel 2024 e che proseguirà implacabile anche per tutto il 2025.
Ma insieme a Calabria e Puglia, la Sicilia è la terza Regione più colpita.
Si stima che in tutte e tre le Regioni avverrà il 63% circa delle chiusure totali italiane.
Una strategia nazionale per contenere le perdite, riducendo i negozi in franchising e rafforzando solo i negozi diretti, ma che ha penalizzato fortemente, molti centri siciliani, come Marsala, Mazzara del Vallo, Capo D’Orlando, Palermo e Catania.
Una crisi che interessa non solo il gruppo Benetton ma che investe interi settori imprenditoriali che hanno segnato un modo negativo soprattutto la città di Catania che, sempre secondo i dati riportati da Assoesercenti, pur avendo registrato un aumento del 23% di nuove imprese rispetto a tutto il territorio siciliano, è però anche la provincia che ha visto il maggior numero di cessazioni di imprese.
Ma Catania non è la sola, è seguita, immediatamente dopo, dalla città di Palermo.
Però Catania continua a mantenere il triste primato di chiusura di ben 400 imprese del settore turistico. Nonostante in questo settore si siano costituite quasi 2000 nuove imprese nel 2024 rispetto alle 772 del 2023.
Una situazione preoccupante che è stata giustamente sottolineata dal presidente di Assoesercenti Salvo Politino il quale ha dichiarato che” l’incubo chiusura per le imprese siciliane si è verificato”.
Nonostante ci siano stati segnali di ripresa imprenditoriale oltre “31.000 imprese hanno chiuso battenti con una crescita del 20% rispetto al 2023”
Gli effetti della guerra russo-ucraina, la crisi energetica e il rialzo dei tassi d’interesse della BCE, così come ribadito da Politino, hanno creato tantissimi disagi economici alle imprese che hanno sempre più difficoltà a sostenere i costi e gli oneri finanziari dei finanziamenti richiesti.
Queste gravi emergenze unite al calo dei consumi, derivati da una sempre più drastica riduzione del potere d’acquisto delle famiglie siciliane, dovuti ai recenti rincari di luce e gas e di conseguenza dei prodotti finiti, ha generato un circolo vizioso da cui sembra sempre più difficile riuscire a riemergere.
Per questo il presidente di Assoesercenti ha lanciato un appello al nostro governo regionale, affinché possa intervenire a sostegno di tutte le imprese che annaspano in queste sabbie mobili di difficoltà economiche e burocratiche.
Una grave crisi economica che ha investito in pieno tutte le imprese siciliane e che continuerà per tutto il 2025 se non ci saranno dei seri interventi che garantiranno una reale inversione di tendenza che assicuri una piena occupazione lavorativa in tutta la Sicilia e soprattutto a Catania che emerge come una provincia ad alto rischio di precarietà economica.
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