Fontana: “Avanti con la legge in Parlamento. Tajani spieghi quali sono i problemi”

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«È una bella serata, non c’è dubbio. Anche se io ho sempre detto che non avevo paura del referendum, ma delle conseguenze a lungo termine che il referendum avrebbe potuto determinare spaccando il Paese a causa dei toni duri usati dalla sinistra».

Il governatore della Lombardia Attilio Fontana è soddisfatto per la decisione della Corte Costituzionale che boccia la consultazione popolare sull’autonomia differenziata. E la sua è una soddisfazione doppia: per la “battaglia delle battaglie leghiste” che ora riprenderà il suo iter con l’obiettivo di correggere i punti contestati dalla stessa Consulta nella sentenza di novembre, ma soprattutto perché la questione non sarà al centro dell’ennesimo scontro elettorale.

Presidente, che succede adesso?
«Si torna in Parlamento. E in Parlamento si cercherà di dar seguito al contenuto della sentenza che non annulla la legge, come qualcuno in malafede voleva lasciar intendere, ma dice piuttosto di porre alcune modifiche limitate».

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Sui sette profili bocciati dalla Consulta – dalla definizione parlamentare e non più per decreto dei Livelli essenziale di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi – qual è il più urgente?
«Non ce n’è uno più urgente degli altri, credo si debba fare un aggiornamento complessivo sulla base del dispositivo della sentenza. Tutto qui».

Ce la farete ad andare avanti nonostante la riluttanza di Forza Italia? Il leader azzurro Antonio Tajani anche nei giorni scorsi si è mostrato piuttosto tiepido sul tema…
«Tajani dovrebbe spiegarci quali sono i problemi. Mi pare stia facendo dei discorsi un po’ di carattere generico: “Bisogna rivedere, bisogna riparlare”. Cerchiamo di capire di cosa dobbiamo parlare, perché ormai mi sembra che siano stati smarcati tutti gli argomenti. Per le materie non Lep, ad esempio, anche la Corte non ha posto alcun tipo di limitazione. L’autonomia era messa stata messa negli accordi programmatici. Non si possono avere ripensamenti».

La Lombardia riprenderà subito le trattative per farsi attribuire le materie non Lep?
«Io aspetto che mi convochi il ministro, le valutazioni spettano a lui. Ricordiamoci il grande lavoro fatto da Roberto Calderoli, a cui non smetto di rinnovare il nostro apprezzamento, per essere arrivati fin qui. Dopodiché noi, come Regione, siamo assolutamente pronti e determinati ad andare avanti».

Giorgia Meloni ha risposto che sul referendum avrebbe fatto «un passo di lato». Dalla presidente del Consiglio si aspetta un impegno maggiore sull’autonomia?
«Penso di poter dire che la premier ha sempre sostenuto senza se e senza ma la riforma, e che si è sempre dichiarata favorevole alla riforma stessa».

Qualcuno spera che la premier possa sciogliere anche il nodo relativo al terzo mandato che blocca la ricandidatura di Luca Zaia. Si parla molto della legge elettorale piemontese che lo consentirebbe ad Alberto Cirio. Ci sono dei margini?
«Quella piemontese mi sembra una norma assolutamente legittima e dovrebbe essere legittima anche nelle altre regioni. Il mio parere è sempre stato quello di dare la possibilità di andare oltre i due mandati, perché il limite esiste solo in questo Paese pur non avendo una giustificazione né giuridica né politica. Il fatto che il Piemonte l’abbia approvata è la prova che quello che sto sostenendo era ritenuto valido da tutti i partiti della maggioranza».

La Liga veneta e Luca Zaia sono pronti a «correre da soli» alle regionali venete se il candidato non sarà leghista. Il rinvio del voto al 2026 sembra un’ipotesi sempre più remota. Si spaccherà il centrodestra?
«Tutte queste cose si potranno risolvere, però è necessario parlarci e affrontare le questioni una alla volta. Poi non ci sarà nessun tipo di problema per il centrodestra».

Da leghista lombardo non teme che Meloni possa lasciare il Veneto alla Lega per poi prendersi la Lombardia?
«Ribadisco: io sono abituato ad affrontare i problemi uno per volta. Adesso iniziamo a risolvere i problemi legati alla possibilità o meno del terzo mandato e a quello che sta succedendo in Veneto. La Lombardia andrà alle elezioni tra tre anni. Ci sarà tempo per discuterne».

Sul terzo mandato si è pronunciato anche il sindaco di Milano, dicendo che anche a lui non dispiacerebbe. L’ha sorpresa?
«Di cose di buon senso che abbiamo detto e che Beppe Sala ha sposato ne ho viste tante. Sull’autonomia, ad esempio, Sala diceva addirittura che bisognava estenderla anche ai Comuni. Evidentemente condivide la nostra impostazione».

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